Forse una delle verità più politicamente impopolari riguardo alla violenza è che sono i giovani il gruppo sociale che di fatto risulta più vulnerabile e vittima di violenze - non le persone anziane o i bambini. Stime globali della Organizzazione Mondiale della Sanità dicono che, ogni anno, 200.000 giovani di età compresa tra i 10 e i 29 vengono uccisi, e la maggioranza di loro sono maschi.

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Questo gruppo di età incide per il 40% sul totale degli omicidi, e l'omicidio è la quarta causa di morte all’interno del  questo gruppo sociale dei giovani così definito.

È un problema a livello mondiale e diventa particolarmente acuto nei paesi a basso e medio reddito.

La morte, naturalmente, non è l'unica conseguenza della violenza, né l’uccidere qualcuno l'unica forma di violenza. La molestia e la violenza sessuale, ad esempio, sono molto diffuse tra i giovani. Infortuni, problemi di salute mentale, come il disturbo da stress post-traumatico, e comportamenti (quali il fumare  e alcol), che mettono le persone a rischio per altri gravi problemi di salute, sono altrettanto comuni - forse anche più comuni - conseguenze della violenza.


la criminalità e il picco dei crimini violenti
si posiziona proprio nel periodo della gioventù


I giovani non hanno solo più probabilità di essere vittime di violenza, ma anche più probabilità di essere autori di violenze. La “curva” di età di coloro che commettono crimini – curva che incrocia la determinazione al crimine e l'età - mostra in modo fondato, in ogni epoca e paese per i quali i dati sono disponibili, che la criminalità e il picco dei crimini violenti si posiziona proprio nel periodo della gioventù.

Considerati insieme, il fatto che i giovani abbiano più probabilità di essere sia vittime che autori di violenze, e le gravi conseguenze prodotte dall’esercizio della violenza, dovrebbero far sì che la prevenzione della violenza giovanile diventi una priorità molto alta per i responsabili politici in tutto il mondo.

 dati appena esposti possono sembrare eccessivi, tuttavia occorre rimarcare che la violenza - compresa la violenza giovanile - può essere prevenuta. Esistono oggi evidenze sufficienti che possono guidare i governi e le persone che decidono gli orientamenti politici ad attuare iniziative di prevenzione efficaci, secondo l'ultimo manuale di prevenzione della violenza dell'OMS: Prevenire la violenza giovanile: una panoramica degli elementi di prova.

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A prima vista, l'elenco degli interventi efficaci e basati sui riscontri dell’esperienza, può risultare poco comprensibile, se si punta a prevenire la violenza giovanile. Alcuni di questi interventi,  per esempio, sono indirizzati a bambini  o a donne incinte. Tuttavia, è evidente a partire da quanto sostiene la scienza dello sviluppo umano che la propensione alla violenza giovanile è modellata da fattori in gioco nella vita di un individuo a partire dal suo concepimento o attivi durante tutto il suo sviluppo.

Ad esempio, i bambini che sono neurologicamente compromessi (come quelli che hanno difficoltà di concentrazione - forse perché le loro madri erano malnutrite, o fumavano o bevevano durante la gravidanza) e che sono nati da genitori che impongono una dura e allo stesso tempo incoerente disciplina, è molto probabile che sviluppino aggressività.

Questa coincidenza di fattori di rischio diventa ancora più probabile in contesti di povertà, dove i bambini è più facile vengano privati ​​di quella stimolazione cognitiva precoce che li predispone in modo positivo per l’attività scolastica; dove frequentano più facilmente scuole all’interno delle quali il bullismo è diffuso; dove probabilmente esiste una scarsa possibilità di accedere alle terapie per i problemi comportamentali; e dove è facile che vivano in quartieri dove sono facilmente reperibili droga e armi, e dove la violenza delle gang è prevalente.


la prevenzione della violenza deve iniziare
con una particolare attenzione ai bambini e agli adolescenti


Questo è ovviamente uno scenario complesso ma non dovrebbe risultare sconfortante: tutto ciò significa che ogni settore della società civile e di ogni amministrazione pubblica ha un ruolo da svolgere nella riduzione dei tassi di violenza presenti nella società. Le indicazioni e i suggerimenti più forti fatti dall’Oms in riferimento alle strategie da adottare, in base ai riscontri di ricerca e alle prove che le sostengono sono:

  • Programmi sulla genitorialità (di solito di pertinenza dei dipartimenti governativi che si occupano della tutela dei minori)

  • Programmi relativi allo sviluppo infantile

  • Sviluppo delle competenze di vita e sociali (facilmente sostenibile attraverso le scuole)

  • Programmi di prevenzione bullismo (altro fattore che ricade nel campo di responsabilità delle scuole)

  • Interventi terapeutici (offerti da scuole, dipartimenti di assistenza sociale, dipartimenti della salute, o dipartimenti dei servizi correzionali)

  • Monitoraggio e sorveglia focalizzata al problema dei luoghi di incontro e della comunità in generale

  • Riduzione delle possibilità di accesso ad alcol e ridurre il consumo nocivo di alcol (questo include una vasta gamma di strategie, come ad esempio l'aumento delle tasse sugli alcolici, e la formazione dei baristi affinché non servano coloro che sono ubriachi)

  • Riduzione delle possibilità di accesso alle droghe (campo di responsabilità delle dogane, delle autorità preposte alla protezione delle frontiere e della polizia)

  • Riduzione delle possibilità di accesso e di uso improprio di armi da fuoco

  • Riqualificazione urbana, trasformazione degli spazi e de-concentrazione della povertà (di responsabilità della pianificazione urbana).

strategie che non solo riducono la violenza
ma promuovono uno sviluppo sano dei giovani


La buona notizia è che la violenza può essere prevenuta; la seconda buona notizia è che quasi ogni settore delle istituzioni e della società può fornire un contributo alla prevenzione della violenza. E poiché la maggior parte della violenza è violenza giovanile, la prevenzione della violenza deve iniziare con una particolare attenzione ai bambini e agli adolescenti.

La terza buona notizia riguardo la prevenzione della violenza è che queste stesse strategie non solo riducono la violenza, ma promuovono uno sviluppo sano dei giovani - lo sviluppo di giovani che hanno abilità sociali e relazioni sicure, e che si comportano bene a scuola - e che hanno quindi più probabilità di diventare adulti occupati, ben inseriti e che contribuiscono al benessere della società in cui sono inseriti. Prevenzione della violenza è quindi non solo la cosa giusta da fare: ha senso anche da un punto di vista economico per i governi.

Ciò che viene investito nella prevenzione della violenza può essere risparmiato grazie a una riduzione dei costi sociali della violenza e con un incremento dei guadagni derivanti da giovani più occupabili. Questi fattori fanno della prevenzione della violenza giovanile un obiettivo davvero vantaggioso per tutti.

Testo di Catherin L. Ward, professore associato del dipartimento di psicologia dell’Università di Cape Town
ed esperta di strategie di prevenzione della violenza in riferimento allo sviluppo dei bambini.