Con l’avvicinarsi delle vacanze estive il tempo da passare in famiglia non è solo maggiore ma si struttura principalmente nei termini di una qualità che i ritmi frenetici, i doveri e i compiti dell’inverno non ci permettono di garantire.

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L’aria delle vacanze estive è per molti una sorta di reset delle mancanze invernali nel quale la frenesia, la velocità e la routine quotidiana può aver cancellato l’impegno ad agire con la consapevolezza propria del far bene.

Così come la lista dei buoni propositi di fine anno, i genitori nel periodo estivo programmano le diverse attività per adempiere al meglio al loro ruolo di “educatori” avendo la possibilità di passare maggior tempo con i loro figli: “durante le vacanze estive vorrei insegnare a mio figlio a leggere e scrivere prima che inizi la prima elementare” o “leggerò finalmente le fiabe a Mattia la sera” o ancora “potrò evitare di comprare sempre sushi e pizza e cucinerò qualcosa di sano per Rebecca” e via dicendo.

E se nostro figlio ci chiedesse di fare un gioco non potremmo di certo dire: “Aspetta non ho tempo devo preparare la lezione, la cena, il bucato, i tuoi vestiti per domani”.


tempo per giocare, per distrarci e per assecondare
il lato costruttivo e formativo dell’esperienza ludica


In vacanza abbiamo il tempo per giocare, per distrarci e per assecondare il lato costruttivo e formativo dell’esperienza ludica che porta con sé lo scambio, la finzione, l’imitazione, il mettersi nei panni dell’altro; elementi tutti che sono alla base della traiettoria di sviluppo verso la sanità mentale del bambino.

E allora mamma e papà proviamo a fare un gioco? Lasciamo a casa i nostri dispositivi digitali, cellulari o tablet che siano, oppure posiamoli quando siamo in casa e proviamo, almeno nel corso di questo tempo di qualità, a guardarci negli occhi, a non interrompere il flusso della conversazione in famiglia, a non scattare foto compulsivamente, a non guidare parlando al telefono con il rischio di incorrere in un incidente che ci farebbe saltare la vacanza se non altro?

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Strano gioco: perché noi genitori e non i nostri ragazzi?

Perché educare alla genitorialità digitale significa in primo luogo fornire il buon esempio e solo successivamente e progressivamente possiamo fornire le basi, e i filtri di protezione per limitare l’amplificazione e l’illusione web mediata, che può far correre il rischio ai nostri bambini / ragazzi di aver trovato il genio della lampada che cerca di esaudire in modo estremamente sintonico i desideri di chi lo utilizza.

Il web infatti può essere concepito come il paese dei balocchi, dove gli utenti possono trovare la panacea per sfuggire alla realtà trovando in un colpo di touch il divertimento nei giochi online, le amicizie nei social, il sesso nei siti pornografici e una miriade di informazioni allettanti.


si può essere insieme ma soli,
si può giocare e ritrovarsi in un buco nero
che impedisce ed ostacola una traiettoria di sviluppo sana


Il tutto e subito è la prima potente attrattività che ci fa correre il rischio di rimanere intrappolati nella rete se non ne comprendiamo i paradossi che sono globalmente inficiati in un mondo virtuale ricco di illusorietà, il paese delle meraviglie per l’appunto, nel quale tutto può essere il contrario di tutto; si può essere insieme ma soli, si può giocare e ritrovarsi in un buco nero che impedisce ed ostacola una traiettoria di sviluppo sana.

Molto spesso i genitori mi chiedono quando è l’età giusta per dare il cellulare ai loro figli. In realtà bisognerebbe iniziare a ragionare sul COME farlo. La traiettoria evolutiva alla digitalità inizia dall’infanzia, dobbiamo educare i nostri figli ad un uso consapevole della rete partendo dall’esempio che diamo a loro, giocando con loro, relazionandoci con loro e solo gradualmente, dopo che le interazioni reali si sono cementate nelle quotidianità, possiamo inserire i dispositivi digitali all’interno delle loro vite.

Non c’è App migliore che la voce, lo sguardo, l’abbraccio di mamma e papà e allora:

“mamma e papà giochiamo insieme senza lo smarthphone, senza foto e finalmente solo NOI?”

Buone vacanze a tutti
Barbara Volpi


Barbara Volpi è autrice del libro "Genitori digitali" recentemente edito dal Mulino

Barbara Volpi
Psicologa, specialista in Psicologia clinica, Phd in Psicologia Dinamica e Clinica - collabora con il Dipartimento di Psicologia dinamica e clinica della Sapienza - Università di Roma. È membro dell’Italian Scientific Community on Addiction della Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento Politiche Antidroga e Socio Fondatore della SIRCIP (Società Italiana di Ricerca, Clinica e Intervento sulla Perinatalità). È docente al Master biennale di II livello sul Family Home Visiting presso la Sapienza e dell’ Accademia di Psicoterapia Psicoanalitica di Roma. È autrice di numerose pubblicazioni e articoli scientifici. Tra le sue pubblicazioni recenti: «Gli adolescenti e la rete» (Carocci, 2014) e per il Mulino «Family Home Visiting» (Tambelli, Volpi, 2015), «Genitori Digitali» (Volpi, 2017), «Che cos'è la cooking therapy» (Volpi, 2020), «Docenti Digitali» (Volpi, 2021), «I disturbi psicosomatici in età evolutiva» (Volpi, Tambelli, 2022) Per informazioni scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.