Se i giovani adolescenti usano i social media per informarsi sulla salute sessuale, è meglio che si affidino a siti come YouTube piuttosto che a piattaforme interattive. Queste sarebbero non solo meno informative e veritiere ma produrrebbero, soprattutto nei giovani più suggestionabili, comportamenti meno responsabili e a rischio, secondo un nuovo studio di recente pubblicazione.

I ricercatori hanno infatti scoperto che i ragazzi delle scuole medie hanno minori probabilità di essere spinti verso comportamenti sessuali rischiosi se cercano informazioni su siti principalmente informativi, rispetto a quelli dove prevale l’interazione con i coetanei.
Molti studi precedenti hanno collegato l’uso dei social a esiti negativi per la salute degli adolescenti, ma questa ricerca suggerisce che “non tutti i social media sono uguali” come ha spiegato Eric Anderman, co-autore dello studio e professore di psicologia dell’educazione alla Ohio State University.
«Gli adolescenti acquisiscono informazioni più sicure e arrivano a adottare protezione e comportamenti più adulti quando si affidano a piattaforme dove possono ottenere informazioni accurate, invece che a spazi dove ascoltano soprattutto altri ragazzi».
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Health Psychology ed è frutto di una collaborazione tra la Ohio State e il Nationwide Children’s Hospital di Columbus. Hanno partecipato 2.691 studenti di seconda e terza media di un grande distretto scolastico urbano del Midwest.
Tutti gli studenti hanno seguito un corso di educazione sessuale basato sul curriculum Get Real, usato a livello nazionale. Il programma prevede nove lezioni da 45-50 minuti all’anno, distribuite su due settimane e tenute da un educatore professionista. Oltre alle nozioni mediche, mette l’accento su competenze sociali ed emotive, fondamentali per costruire relazioni sane e prendere decisioni responsabili.
Gli studenti sono stati intervistati cinque volte tra la seconda e la terza media, sia prima sia dopo le lezioni di Get Real. Le domande riguardavano tre aspetti chiave: la capacità di rifiutare rapporti indesiderati, la capacità di negoziare l’uso del preservativo e le intenzioni di avere rapporti sessuali.
Inoltre, è stato chiesto loro quanto probabilmente avrebbero usato otto piattaforme per informarsi su salute sessuale o sessualità: TikTok, Snapchat, Instagram, YouTube, Facebook, Twitter, Reddit e Google.

I risultati hanno mostrato che il curriculum in generale ha contribuito a ridurre i comportamenti a rischio. Tuttavia, il modo in cui gli studenti utilizzavano i social media ha avuto un impatto decisivo.
Chi si affidava a social più interattivi (Snapchat, Facebook, Reddit, Twitter e Instagram) mostrava minore capacità di rifiutare attività sessuali; minore capacità di negoziare l’uso del preservativo; maggiori intenzioni di avere rapporti sessuali.
Al contrario, chi usava siti più informativi (YouTube, TikTok, Google) non presentava questi rischi, e in alcuni casi mostrava persino migliori competenze nella negoziazione dell’uso del preservativo.
Secondo Anderman, la differenza potrebbe dipendere dal fatto che i social interattivi favoriscono la diffusione di disinformazione tra ragazzi che non hanno ancora conoscenze solide. «Molti giovani usano questi siti per informarsi, ma quasi mai verificano se ciò che trovano sia vero» ha spiegato lo studioso.
Per questo, è importante che i genitori parlino con i figli dell’uso dei social, sottolineando che non tutti i siti sono uguali e che bisogna stare attenti a dove si cercano informazioni sulla salute sessuale. «Solo perché qualcuno dice una cosa su Snapchat non significa che sia vera» ha ricordato Anderman.
Un esempio emblematico: durante il corso, un ragazzo di seconda ha chiesto in forma anonima se fosse vero che le ragazze non possono rimanere incinte al primo rapporto sessuale.
«Ecco il tipo di falsità che i ragazzi raccolgono sui social», ha commentato Anderman. «Dobbiamo fare in modo che vadano su fonti affidabili per avere le informazioni corrette».





