Gli insegnanti veramente pessimi sono abbastanza rari, ma esistono. Oggi il percorso per diventare un insegnante abilitato è abbastanza impegnativo, per requisiti e esperienza, tanto da impedire alla maggior parte delle persone che non hanno davvero questa vocazione di ottenere in modo stabile una cattedra.

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A volte, tuttavia, qualcuno che potrebbe non essere adatto come insegnante a volte ottiene un incarico o rimane nella posizione per molto tempo dopo che il suo entusiasmo per il lavoro è svanito.

Quando un figlio si lamenta di un cattivo insegnante, è naturale preoccuparsi di come stanno andando le cose a scuola. Un genitore in questo caso si chiede cosa stia imparando, se il ragazzo si senta ansiosi o triste e se sarà pronto per passare al livello scolastico successivo.

Sebbene queste preoccupazioni siano certamente fondate, ci sono modi per far fronte a questa situazione e aiutare un giovane a sentirsi bene con il suo insegnante e con la sua giornata scolastica.

Gli insegnanti “non validi”

Cos'è davvero un "cattivo" insegnante? Questa definizione è giustificata? Sebbene alcuni insegnanti sono vittime del pettegolezzo e sviluppano una reputazione infondata come “cattivi” o inefficaci, altri insegnanti possono esserlo davvero.

L'insegnante “noioso”: questo insegnante fa di solito lezioni frontali e distribuisce di continuo fogli di lavoro. Mentre gli insegnanti più coinvolgenti tengono lezioni frontali e usano fogli di lavoro solo di tanto in tanto, incorporando nell’attività in classe anche compiti pratici, progetti e discussioni di gruppo per coinvolgere i loro studenti.

L'insegnante “senza controllo”: l'aula di questo insegnante sembra più una festa che un ambiente di apprendimento organizzato. Gli studenti chiacchierano durante le lezioni, rispondono male all'insegnante, magari lanciano oggetti durante la lezione. Ad alcuni studenti potrebbe piacere questo insegnante, ma non saprebbero dire cosa dovrebbero imparare a scuola. Altri studenti invece si lamentano perché la classe è rumorosa, caotica e persino stressante o opprimente.

L'insegnante “leggero”: questo insegnante non insegna la sua materia in modo approfondito. Un ragazzo potrebbe lamentarsi di essere annoiato o dire che la scuola per lui è troppo facile. Si potrebbe notare che i compiti assegnati sono molto più semplici di quanto non lo fossero in passato e richiedono poco sforzo per essere completati.

L’insegnante “mediocre”: questo insegnante vede gli studenti sempre pronti a trarre vantaggio dagli altri in ogni modo possibile, tutto il tempo. Un insegnante mediocre non è disposto a fare eccezioni per gli studenti che sono veramente in difficoltà. Farà il minimo richiesto per supportarli o non coopererà affatto. Può urlare, alzare gli occhi al cielo quando vengono poste domande e prendere in giro i suoi studenti, come se non gli piacessero.

Come saperne di più

Ogni insegnante ha brutte giornate, ma una brutta giornata non fa un insegnante pessimo. L'insegnante veramente non capace rientra regolarmente in una o più delle categorie indicate. Un genitore, prima di agire, deve saperne di più sulla situazione.

Di solito, i genitori che temono che il loro ragazzo abbia a che fare con un cattivo insegnante sono preoccupati o perché è tornato a casa da scuola raccontando cose negative sulla sua giornata, o le hanno sentite da altri genitori.

Il primo istinto potrebbe essere quello di intervenire subito. Meglio invece fermarsi e raccogliere le informazioni di cui si ha bisogno per comprendere appieno cosa sta succedendo prima di fare qualsiasi altra cosa. Le cose che si sono sentite potrebbero essere solo parziali.

Un ragazzo potrebbe aver frainteso ciò che l'insegnante stava dicendo, o potrebbe ripetere una diceria infondata che gira a scuola. Gli altri genitori a cui non piace l'insegnante potrebbero non essere stati disposti a considerare che il loro ragazzo potrebbe aver contribuito a causare problemi a scuola.

Parlare con un figlio

È una buona idea far riflettere un ragazzo sul materiale che dovrebbe studiare a scuola può stimolare la curiosità e diventare una pratica di apprendimento. Un insegnante inefficace può assegnare i compiti ma non assicurarsi poi che il materiale di studio stia funzionando.

Si possono fare domande per farlo riflettere a un livello più profondo sul suo lavoro in classe, chiedendogli, ad esempio, di insegnare quello che ha imparato quel giorno, o se si stia domandando qualcos'altro su quello che ha imparato, come pensa di poter utilizzare quelle conoscenze in futuro, e così via.

Questo tipo di discussione non solo fa riflettere maggiormente i giovani sui loro studi, ma fornisce anche ai genitori preziosi indizi sui loro insegnanti e su quello che sta accadendo in classe.

Cosa fare quando c'è davvero un problema

Una volta che si hanno informazioni in più, ci sono diverse cose che si possono fare, tenendo sempre presente che per quell’anno il ragazzo starà comunque in quella classe e che tutti beneficiano quando i genitori hanno un rapporto positivo con l'insegnante e con la scuola.

Scegliere la migliore strategia da adottare quando qualcosa non soddisfa le nostre aspettative può preparare genitori e figli ad affrontare problemi difficili che potrebbero incontrare in futuro.

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Sostenere i ragazzi

Dopo aver chiesto di individuare con esattezza qual è il problema e cosa pensa possa migliorarlo, si possono suggerire a un figlio alcune tecniche di coping da usare in classe per affrontare il problema.

Ad esempio, se l'insegnante non risponde alle domande, un ragazzo figlio può trovare la risposta in un libro, dai compagni di classe, da un sito web o dagli appunti. Se l'aula è caotica, potrebbe forse spostarsi in un posto tranquillo nell’aula o nel corridoio per svolgere il suo lavoro?

Se i compiti scolastici sono noiosi, potrebbe forse suggerire gentilmente all'insegnante di assegnare ulteriori esercizi? Si può simulare con il ragazzo come approcciarsi all’insegnante. Soprattutto, è importante sostenerlo e assicurargli che si prendono sul serio le sue preoccupazioni.

Parlare con l'insegnante

Si può far sapere con calma all'insegnante quello che un figlio ha condiviso, dando all'insegnante la possibilità di rispondere, facendo attenzione a presentare le cose in un modo non accusatorio.

L'insegnante può avere una spiegazione diversa degli eventi. Potrebbe essere totalmente inconsapevole di come viene percepito. Dopo aver sentito come si sente il suo studente, potrebbe essere spinto a riflettere sul suo comportamento e ad adottare un nuovo approccio.

Si potrebbe anche scoprire che il ragazzo è parte del problema e che l’insegnante non interagisce molto con lui perché si rifiuta di prestare attenzione, di partecipare, di seguire le indicazioni o di prendere appunti in classe.

L’importante è non essere accusatori, atteggiamento che potrebbe portare l’insegnante a chiudersi.

Quanto riferito sul suo lavoro consente all'insegnante volenteroso di migliorare ma indispone l'insegnante veramente pessimo. Se non altro, contattare l'insegnante fa sapere che un ragazzo parla di ciò che sta accadendo a scuola. Un insegnante inetto potrebbe ripensare ai suoi metodi, sapendo che un genitore partecipe lo sta “osservando”.

Osservare la classe

Molto spesso, guardare una lezione è sufficiente per aiutare i genitori a comprendere tutte le dinamiche in gioco. Ogni scuola ha regole diverse per permettere una cosa del genere, si può comunque chiedere di poterlo fare. In caso positivo, non ci si deve preoccupare che l'insegnante si comporti al meglio solo per impressionare. Un vero pessimo insegnante avrà comunque difficoltà a fingere.

Parlare con il preside

Coinvolgere il preside significa essenzialmente lamentarsi con il “capo” dell'insegnante. L'insegnante potrebbe risentirsi e, se davvero meschino, potrebbe accusare il ragazzo di questo.

Tuttavia, è più probabile che l'insegnante diventi più cauto con il genitore e con il ragazzo, evitando poi un dialogo aperto e onesto per migliorare il rapporto con il suo studente. Tuttavia se un insegnante è davvero problematico, potrebbe essere necessario fare il passo di rivolgersi al preside.

Si può iniziare affermando con calma e chiarezza, in una o due frasi, quello che si ritiene sia il problema, preparandosi a spiegare come si sa quello che si sta dicendo, parla di quello che è successo e di come abbia colpito il proprio ragazzo.

Non ci si deve poi aspettare che il preside entri in dettagli specifici su come intende gestire eventuali problemi con l'insegnante. È probabile che qualsiasi azione disciplinare venga gestita con discrezione.

È bene documentare sempre qualsiasi comunicazione con insegnanti e presidi. È importante tenere una traccia cartacea per dimostrare che la scuola è consapevole delle proprie preoccupazioni.

Chiedere di cambiare classe

Cambiare insegnante è l'ultima risorsa. Cambiare classe significa adattarsi a nuovi compagni, una nuova routine e regole diverse della classe. Alcune scuole potrebbero non essere in grado di permetterlo.

Se non si possono cambiare insegnante o scuola, bisogna fare del proprio meglio per colmare eventuali lacune di apprendimento il più rapidamente possibile, prendendo in considerazione la possibilità di lezioni esterne alla scuola.

Infine, è bene far acquisire a un figlio alcune abilità di coping per affrontare la situazione in modo che si senta in grado di difendersi, parlando spesso con lui per assicurarsi che la situazione non sia peggiorata e per monitorare il suo benessere emotivo e mentale. Man mano che un ragazzo cresce, è naturale per i genitori fare un passo indietro e lasciare che i figli gestiscano da soli le situazioni difficili, dopo aver avuto i giusti suggerimenti su come farlo.