In Italia l’ingresso dei giovani nel sistema di giustizia minorile apre la possibilità di attivazione di procedure rieducative e di supporto volte a portare a un recupero dei giovani e a una prospettiva di inserimento sociale e professionale, con l’obiettivo di evitare la recidiva e il passaggio al sistema penale per adulti.

Le misure socio-economiche rivolte ai giovani adulti – tra cui l’attivazione di strumenti assistenziali o di formazione – operano infatti in un quadro legislativo incentrato sulla tutela e sul reinserimento, anche se con differenze territoriali notevoli tra Nord e Sud nella disponibilità di risorse e opportunità.
L’accesso concreto a servizi per la vita indipendente resta limitato, soprattutto al Sud. Per i giovani con esperienze pregresse nel sistema giudiziario minorile o penale, le difficoltà si amplificano: mancano strumenti coordinati per favorire l’autonomia abitativa, lavorativa e la piena maturità e responsabilità dei giovani. In questo contesto, i risultati di studi statunitensi come quello sotto presentato offrono spunti preziosi per progettare politiche pubbliche più inclusive anche nel contesto italiano.
Un recente studio del dottor Dylan Jones e e dei suoi collaboratori della Brown School, Washington University di St. Louis analizza l’associazione tra il coinvolgimento nel sistema penale durante la giovane età adulta (18-24 anni) e la ricezione dei Servizi per la Vita Indipendente (ILS), ponendo particolare attenzione al ruolo dello status "dual-system", ovvero l’aver avuto esperienze sia nel sistema di giustizia minorile che in quello per adulti.
Tali Servizi prevedono il supporto abitativo (housing assistance), la formazione professionale e orientamento al lavoro, l’educazione finanziaria e gestione del denaro, l’accesso a istruzione superiore o corsi professionali, il counseling e supporto psicologico, la cura sanitaria, ecc.
Sono servizi pensati per prevenire l’instabilità sociale e l’emarginazione di giovani che, raggiunta la maggiore età, escono da contesti protetti (come l’affido familiare o i centri per minori) e devono affrontare da soli le difficoltà della vita adulta. Spesso si tratta di giovani con una storia di coinvolgimento nel sistema giudiziario minorile.
Utilizzando dati amministrativi longitudinali di un ampio campione di giovani coinvolti nel sistema di affido (foster care) in California, i ricercatori hanno esaminato:
- Chi ha ricevuto ILS (es. supporto abitativo, formazione, counseling).
- Chi è stato coinvolto nel sistema giudiziario minorile, adulto, o in entrambi.
- Variabili di controllo: etnia, genere, età di uscita dall’affido, esperienze di instabilità residenziale.

Risultati principali
- L’esperienza nel sistema penale in giovane età è associata a una maggiore probabilità di ricevere ILS. Tuttavia, questo dato si specifica e rafforza solo quando si considera lo status "dual-system".
- Chi ha esperienze sia nel sistema minorile sia in quello adulto (dual-system) ha una probabilità significativamente maggiore di ricevere ILS rispetto a chi non ha avuto contatti giudiziari o è stato coinvolto in un solo sistema.
- Le esperienze fatte esclusivamente nel sistema minorile o esclusivamente in quello per adulti non sono associate in modo significativo al ricevimento di ILS.
- I dati suggeriscono che il sistema di servizi reagisce più fortemente alla complessità del percorso giudiziario (transizione minorile-adulto), e non semplicemente alla presenza di una storia giudiziaria.
Interpretazioni e implicazioni
- Lo status "dual-system" sembra essere un indicatore potente di vulnerabilità e complessità: i giovani che hanno attraversato entrambi i sistemi sono più visibili ai servizi, o forse manifestano bisogni più acuti che attraggono l’offerta di ILS.
- Tuttavia, il fatto che chi ha avuto esperienze giudiziarie singole (solo minorile o solo adulto) non riceva ILS in misura maggiore solleva interrogativi sulle modalità di accesso: non tutti i giovani con bisogni concreti vengono raggiunti.
- I risultati suggeriscono che i programmi di ILS dovrebbero integrare meglio i dati provenienti dal sistema giudiziario, per identificare in anticipo i giovani a rischio.
Conclusioni
Questo studio evidenzia l'importanza di considerare non solo la presenza di un'esperienza giudiziaria, ma anche la traiettoria di transizione tra sistemi come fattore chiave per comprendere i bisogni dei giovani adulti vulnerabili.
In contesti, come quello italiano, in cui manca un monitoraggio sistemico e continuativo dell’esito dei percorsi di affido ai servizi sociali o di quelli penali, l’adozione di strumenti simili – che riconoscano il peso di situazioni personali e giuridiche complesse – potrebbe migliorare significativamente l’equità nell’accesso ai servizi per l’autonomia.





