Mentre alcuni adulti stanno avendo molte difficoltà alle prese con i continui cambiamenti causati dalla pandemia, uno studioso afferma che la maggior parte degli adolescenti è resiliente e ha la capacità di adattarsi facilmente.

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Si tratta di Tom Hollenstein, professore nel Dipartimento di psicologia presso la canadese Queen's University.

L'adolescenza è sia vulnerabilità che opportunità. C'è flessibilità, negli adolescenti, spiega Hollenstein, che è anche presidente del Development Psychology Program dell’università. Se si pensa a cosa sia realmente lo sviluppo, si vede che è anzitutto un processo di apprendimento di come ci si adatta alle circostanze in cui ci si trova. L'adolescenza è un secondo, fondamentale periodo di adattamento alle condizioni ambientali, nel senso più vasto.

La pandemia è di fatto una situazione a cui adattarsi, ma gli adolescenti sono molto più flessibili degli adulti di mezza età, nel fare questo.

La cosa in cui gli adolescenti possono far fatica e avere difficoltà, in questo momento, è di non poter continuare a sviluppare la loro identità a causa delle molte attività extracurricolari attualmente cancellate o limitate.

L'adolescenza è l'età in cui un ragazzo si dice: “Sono un tennista, un musicista, un calciatore; questo è quello che sono davvero”. Esistono spesso pulsioni profonde verso identità particolari, precise, già definite nell’immaginario dei ragazzi. Potrebbero essere la musica o lo sport, potrebbe essere qualsiasi cosa, continua lo studioso.

Alcuni anche in questo periodo sono stati in grado di continuare a coltivare la loro passione, ma se si tratta di wrestling o di pallacanestro, è diventato più difficile a causa dello stretto contatto che comportano questi sport, e gli allenamenti sono stati cancellati.

Ognuno è diverso e non tutti gli adolescenti sono adattivi. Hollenstein suggerisce di fare tre cose: ricordare loro che "siamo tutti insieme all’interno della pandemia", condizione che diventa un vincolo sociale; convincerli a fare volontariato e aiutare gli altri, come possibile, per motivarli; e aiutarli a riconoscere ciò che possono controllare e, al contrario, lasciar perdere e non fissarsi su quanto non possono controllare.

Per fare un esempio, dice lo studioso, non si possono davvero controllare la politica e le scelte del governo. Puoi avere le tue opinioni a riguardo, certo, potresti desiderare che le scelte fossero diverse, ma poi la cosa che davvero conto è come lavori dentro te stesso per fare i conti con questi limiti e restrizioni.

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Come puoi, ad esempio, tentare sempre di raggiungere i tuoi obiettivi e mantenere e le tue relazioni interpersonali a fronte delle restrizioni in atto?

Anche la ricerca di Hollenstein ha dovuto adattarsi alla pandemia. Lui e il suo team già seguivano i ragazzi e i loro genitori, lungo il periodo dell’adolescenza, quando è esplosa la pandemia.

Sebbene i questionari della ricerca non fossero specifici per la pandemia, Hollenstein ha affermato che i risultati preliminari mostrano che coloro che già convivono con l'ansia hanno visto i loro sintomi diminuire mentre i tassi di depressione sono aumentati. Risultati simili sono arrivati ​​con un altro gruppo che i ricercatori seguono da due anni e che effettuano il check-in ogni sei mesi.

La cosa interessante qui, dice lo studioso, è che avevamo quattro punti temporali di riferimento - due anni interi di informazioni su come sono cambiati - e possiamo usarli per capire meglio per chi potrebbero essersi verificati cambiamenti particolarmente significativi.

Quello che risulta comune tra adolescenti e acuni adulti durante la pandemia è l'atteggiamento. Molti dei problemi che le istituzioni e le strutture della sanità pubblica devono affrontare per contenere la pandemia sono simili al comportamento di assunzione di rischi degli adolescenti.

Se dici agli adolescenti che guidare ad alta velocità è molto rischioso, loro concordano. Non è diverso per gli adulti. Sanno cosa è pericoloso e cosa non lo è. Non sono stupidi, spiega Hollenstein. Ma la cosa che poi fanno è dirsi che, quando fanno loro quella certa cosa pericolosa non corrono rischi, perché sono più bravi e riescono a farla in sicurezza. Quindi, il rischio riguarda sempre gli altri, non loro stessi.

A nove mesi dall'inizio della pandemia, Hollenstein afferma che si guarda intorno e vede che molte persone stanno adottando questo atteggiamento mentale con le misure di sicurezza per contenere l’epidemia. Molti avanzano ragioni per cui certe attività sarebbero sicure per loro sebbene non per gli altri.

Questo avviene a causa della novità di quanto sta avvenendo, è un atteggiamento che gli adolescenti riservano un po’ a tutto. Tutto è nuovo, per loro. Quando ci si trova di fronte a qualcosa di nuovo, anche quando si comprendono bene i rischi implicati, in un certo senso ci si esclude dai potenziali pericoli.

Un atteggiamento che nei ragazzi rimane ancora comprensibile, anche se la gran parte di loro sta mostrando un comportamento responsabile, il quale tuttavia negli adulti è inaccettabile e può essere definito “adolescenziale” nel senso peggiore del termine. La flessibilità, conclude lo studioso, diventa per tutti un rischio quando rende meno capaci di valutare razionalmente i pericoli.