I social network hanno trasformato radicalmente il modo in cui gli adolescenti percepiscono sé stessi, la relazione con gli altri e il modo in cui si fanno un’idea della società in cui vivono.
Il confronto incessante generato dalla consultazione dei social fa nascere spesso in loro un senso di inadeguatezza e di esclusione.
La pressione di essere sempre presenti, aggiornati e coinvolti porta molti giovani a vivere nell’ansia di “perdersi qualcosa”, un fenomeno ormai noto come FoMO, acronimo di Fear of Missing Out.
Questa dinamica, già di per sé destabilizzante, può risultare amplificata da stili genitoriali iperprotettivi o permissivi, che riducono nei figli la capacità di affrontare le difficoltà in autonomia, secondo quanto affermano ricercatori che stanno cercando di mettere a fuoco le implicazioni profonde della relazione tra giovani e social media.
La FoMO si manifesta come un disagio costante alimentato dalla percezione che gli altri vivano esperienze più gratificanti e significative. Chi ne soffre tende a rimanere perennemente connesso, nel tentativo di non perdere nulla di ciò che accade nel proprio ambiente sociale.
Questo stato di allerta emotiva continua porta spesso a sintomi di ansia, stress, depressione e a un utilizzo compulsivo della tecnologia, con conseguenze negative sul benessere psicologico e sulla qualità della vita.
In questo contesto, il ruolo dei genitori risulta cruciale.
Un atteggiamento eccessivamente indulgente, che si traduce nel dare troppo – siano essi beni materiali, attenzione o permissività – può ostacolare la crescita dei figli, rendendoli meno capaci di sviluppare competenze fondamentali come l’autocontrollo, la responsabilità o la fiducia in sé stessi.
In particolare, quando i genitori intervengono costantemente per evitare ai figli qualsiasi forma di frustrazione, impediscono loro di costruire strumenti personali per affrontare il disagio e le sfide della vita quotidiana.
Alcuni studi recenti confermano che adolescenti cresciuti in ambienti familiari iperindulgenti tendono ad avere livelli più bassi di autocontrollo e autostima, fattori strettamente legati alla presenza di FoMO.
Questi ragazzi appaiono più fragili di fronte alla pressione sociale esercitata dai social media, meno capaci di gestire il confronto con gli altri e più propensi a sentirsi esclusi o inadeguati.
In sostanza, la combinazione tra un uso intenso dei social e un’educazione indulgente può compromettere lo sviluppo dell’autonomia emotiva e sociale dei giovani, rendendoli più vulnerabili a distorsioni percettive e malessere interiore.
Alla luce di ciò, è fondamentale promuovere una genitorialità più equilibrata, che non eviti il disagio a tutti i costi, ma aiuti i ragazzi a fronteggiarlo, insegnando loro a tollerare la frustrazione, a rafforzare la propria autostima e a costruire una relazione più sana con il mondo digitale e con sé stessi.