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Nelle società occidentali l’adolescenza viene spesso descritta come un periodo turbolento, una sorta di “età di mezzo” segnata da ribellione, instabilità emotiva e conflitti familiari. Questo sguardo, così radicato nella cultura popolare, trascura però un’altra prospettiva possibile, quella che vede i giovani non come individui problematici da gestire, ma come ragazzi che stanno imparando a diventare adulti, capaci di assumersi responsabilità e di contribuire positivamente alla società.

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In Cina, questa visione più fiduciosa è parte integrante della tradizione. L’adolescenza è considerata una tappa in cui si affina la capacità di rispettare gli altri, di collaborare con la famiglia e di costruire la propria maturità attraverso il senso del dovere.

È partendo da questa cornice culturale che un gruppo di ricercatori delle università di Northwestern, del Texas ad Austin e di Fudan a Shanghai ha deciso di indagare come la percezione positiva della propria età possa influenzare non solo la vita familiare, ma anche la motivazione e il rendimento scolastico degli adolescenti.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Child Development, ha coinvolto 554 studenti delle scuole medie di Shanghai, di età compresa tra i tredici e i quattordici anni, provenienti da famiglie di classe media e lavoratrice.

Per un anno intero, i ragazzi hanno compilato questionari online in cui riflettevano sul loro modo di intendere l’adolescenza, sulle aspettative di diventare membri responsabili della famiglia, sulla loro capacità di rinunciare a un piacere immediato per concentrarsi sui compiti scolastici, sulla reazione ai fallimenti e sulla qualità del rapporto con i genitori.

I risultati, sottolineano i ricercatori, sono stati sorprendenti. È emerso che gli adolescenti che avevano una visione complessivamente positiva della propria età tendevano anche a credere che aiutare i genitori fosse un dovere naturale.

Questi stessi ragazzi, più inclini ad assumersi piccole responsabilità domestiche e a rispettare i genitori, mostravano una maggiore dedizione allo studio, una più forte motivazione a migliorare dopo un insuccesso e un legame più saldo e fiducioso con la propria famiglia.

In altre parole, spiegano gli autori dello studio, chi percepisce l’adolescenza come un’età di crescita e impegno non solo si sente più parte del nucleo familiare, ma anche più capace di affrontare le sfide scolastiche con costanza e determinazione.

I ricercatori non si aspettavano la portata trasversale di questi effetti. Le convinzioni positive sull’adolescenza, infatti, influenzavano simultaneamente due ambiti che solitamente vengono studiati in modo separato: quello scolastico e quello relazionale.

È diffusa l’idea che il successo a scuola e la serenità in famiglia siano due obiettivi difficili da bilanciare, quasi in competizione tra loro. Eppure, questa ricerca dimostra che lo stesso senso di responsabilità verso i genitori può alimentare sia la motivazione scolastica che la qualità del legame familiare. La chiave, dunque, non è separare i due ambiti, ma riconoscere che entrambi si nutrono di una medesima consapevolezza: la capacità di sentirsi utili, di avere un ruolo, di costruire fiducia attraverso l’impegno quotidiano.

Da questa prospettiva, l’adolescenza appare non più come un periodo di “tempeste e stress”, ma come una fase ricca di potenzialità.

I ricercatori sottolineano come i genitori, gli insegnanti e le istituzioni educative possano trarre vantaggio da questo cambio di paradigma. I genitori, ad esempio, possono promuovere un senso di partecipazione attiva dei figli alla vita domestica, riconoscendo il valore del loro contributo. Invece di concentrarsi unicamente sulla pressione dei risultati scolastici, possono affidare ai ragazzi compiti che li facciano sentire parte integrante della famiglia, rafforzando così autostima e motivazione.

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Gli insegnanti, da parte loro, possono collegare l’impegno nello studio a un obiettivo più ampio: quello di diventare membri responsabili della comunità. In una cultura, come quella cinese, che valorizza profondamente il senso di appartenenza e di reciprocità, questo legame tra apprendimento e responsabilità collettiva diventa un potente motore di crescita.

Anche le scuole e i programmi extrascolastici, osservano i ricercatori, dovrebbero incorporare questi principi nel loro impianto educativo, non limitandosi alla disciplina o al rendimento ma favorendo esperienze che permettano agli studenti di sviluppare autonomia, resilienza e senso del dovere.

Naturalmente, gli autori dello studio riconoscono alcuni limiti della loro ricerca. Il disegno longitudinale consente di osservare relazioni significative nel tempo, ma non di stabilire un nesso di causa-effetto. Non si può dunque affermare con certezza che avere una visione positiva dell’adolescenza produca direttamente migliori risultati scolastici o familiari.

Inoltre, non è escluso che il rapporto sia bidirezionale: ragazzi che già si impegnano a scuola e vivono rapporti familiari solidi potrebbero sviluppare una percezione più positiva della loro età. Un altro elemento di cautela riguarda il contesto culturale: lo studio si è concentrato su studenti cinesi e le sue conclusioni non possono essere automaticamente estese ad altre società, specialmente a quelle più individualiste.

Proprio da questi limiti nasce però la prospettiva più stimolante per le ricerche future. Gli autori propongono di ampliare l’indagine a contesti culturali diversi, confrontando paesi asiatici e latinoamericani – dove il senso di obbligo familiare è molto forte – con società occidentali, dove prevale l’idea di autonomia individuale. Capire se la visione positiva dell’adolescenza come tempo di responsabilità produca benefici simili anche altrove permetterebbe di distinguere ciò che è universale da ciò che è culturalmente specifico.

Un ulteriore passo sarà la creazione di interventi sperimentali, capaci di modificare concretamente gli stereotipi negativi legati a questa fase della vita. Molti ragazzi, infatti, crescono con l’idea che l’adolescenza sia inevitabilmente un periodo di conflitti e ribellione. Fornire loro strumenti per comprendere l’origine e l’infondatezza di tali stereotipi può aiutarli a reinterpretare se stessi e a vivere questa età come un’occasione di crescita, contributo e fiducia reciproca.

In definitiva, la ricerca invita a un profondo ripensamento culturale. Guardare agli adolescenti non come a potenziali problemi, ma come a risorse in formazione, può avere effetti tangibili sia sull’apprendimento che sul benessere familiare. Fidarsi dei giovani, riconoscere la loro capacità di responsabilità e valorizzarne il ruolo nella famiglia e nella scuola significa investire non solo sul loro futuro, ma anche su una società più coesa e consapevole.

Forse il vero cambiamento inizia proprio da qui, concludono gli studiosi, dal coraggio di credere che l’adolescenza non sia un periodo problematico da attraversare in fretta, ma un terreno fertile in cui la fiducia e la responsabilità crescono insieme.


Riferimento bibliografico

Beiming Yang, Zexi Zhou, Varun Devakonda, Bin-Bin Chen, Yang Qu.
Viewing teens as responsible in family: implications for chinese youth's academic and social adjustment.
Child Development (2025).

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