Qual è la differenza tra un premio e un incoraggiamento? È più efficace la punizione o l’incoraggiamento per modificare problemi lievi di comportamento (ad esempio, litigare tra fratelli, mentre si stanno facendo dei lavori o dei compiti insieme); e cosa bisogna fare per modificare atteggiamenti o comportamenti estremi e negativi (assenze ingiustificate, accessi di collera violenta)? Cosa rende efficace una punizione?

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Queste domande e questioni sono state ampiamente studiate, cosa non sorprendente dato che la maggior parte dei genitori farà i conti con almeno un paio di loro a un certo punto della propria relazione con i figli. Ciò che sorprende è quanto poco queste ricerche siano state fatte e condivise all’interno di un interesse generale della società. O meglio, la misura in cui teorie non verificate sull'essere genitori hanno messo in ombra i risultati della ricerca comportamentale, generando frustrazione nei genitori e con conseguente genitori e portando spesso a ragazzi indisciplinati.

Dunque, cosa suggerisce la ricerca riguardo ai genitori? Verrà subito al dunque, dice la professoressa Fleck,  le domande di cui sopra e le relative risposte sono tutte mirate a sostenere il valore positivo dell’incoraggiamento. In breve: l’incoraggiamento dovrebbe essere alla base della relazione genitoriale e di qualunque programma che si prefigga di modificare i comportamenti.

Perché? Poiché gli interventi genitoriali basati sul rinforzo positivo hanno dimostrato di essere più efficace e realmente in grado di aumentare la “conformità comportamentale” e il comportamento prosociale nei ragazzi.

Il successo di qualsiasi approccio genitoriale è in gran parte determinato dalla comprensione di ognuno delle risposte alle questioni poste all’inizio.


1.  
Qual è la differenza tra un premio e un incoraggiamento?

Un incoraggiamento aumenta la probabilità che si verifichi un certo comportamento. Al contrario, un premio è qualcosa che viene dato o ricevuto a seguito di un comportamento.

Ricompense e rinforzi non sono quindi la stessa cosa in quanto le ricompense non necessariamente aumentano il ricorrere del comportamento che premiano. Potrei ottenere una ricompensa (un premio) perché ogni settimana faccio una determinata cosa, ad esempio vado ad aiutare una persona bisognosa. Se, tuttavia, il premio non ha un effetto sul fatto che io faccia quella visita all’ora stabilita, con puntualità  e non porta a un aumento delle mie visite, non è tecnica mente un rinforzo.

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Questo significa che si può premiare un comportamento senza necessariamente rinforzarlo. Ad esempio, state lodando vostra figlia perché si è vestita in modo appropriato per andare a scuola. Se la vostra lode non è preziosa per lei quanto l'approvazione sociale che riceve quando veste in modo provocante, il vostro apprezzamento non modificherà il suo comportamento.

L'approvazione sociale è ciò che costituirà il vero rinforzo per lei. La vostra lode, in questo esempio, potrebbe essere gratificante ma non è di rinforzo. Anche in questo caso, approcci di successo della genitorialità sono fortemente legati ai rinforzi positivi, non semplicemente a dei premi. Se i vostri premi non cambiano il comportamento, allora non stanno rinforzando, o rinforzando abbastanza, e la vostra strategia deve essere modificata.


2.   È più efficace la punizione o l’incoraggiamento?

Le sole punizioni non sono in grado di migliorare i problemi comportamentali, e potrebbero addirittura aumentarli nel lungo periodo, in particolare se le punizioni vengono impartite secondo un modello di comportamento aggressivo.

Questo vale sia per i problemi comportamentali lievi sia per quelli più gravi ed estremi. Le pene possono sembrare molto efficaci nel breve periodo - possono far sì che i vostri figli si mettano immediatamente “in linea” con quanto si chiede loro. Nel lungo termine, tuttavia, le pene da sole non riescono a insegnare ai ragazzi quello che dovrebbero fare.

In altre parole, non forniscono alcuna delle competenze o dei feed-back necessari per promuovere un comportamento pro-sociale. Basarsi esclusivamente sulle punizioni per modificare il comportamento può anche provocare effetti collaterali indesiderati come l'aumento della aggressività, l’irrigidimento delle relazioni tra genitori e figli, e problemi di salute mentale.

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3.  
Cosa rende una punizione efficace?

Affinché le punizioni risultino efficaci, dovrebbero essere secondarie rispetto ai rinforzi positivi. In altre parole, non dovrebbero essere il principale metodo di controllo o di cambiamento del comportamento.

Stando alle ricerche, i genitori quando decidono di avere un approccio al problema comportamentale dei figli basato sull’uso di punizioni, dovrebbero utilizzarle rimuovendo al contempo qualunque forma di rinforzo positivo o incoraggiamento nei loro confronti solo per brevi periodi di tempo (alcuni minuti). In generale, l’evidenza non supporta l'opinione che aumentando l'intensità o la durata di una punizione aumenta al contempo la sua efficacia.

Se le possibilità di azione di un ragazzo vengono revocate a causa di un comportamento scorretto, la revoca dovrebbe essere applicata per un breve periodo di tempo (in genere non più di un giorno). Anche in questo caso, piuttosto che concentrarsi su ciò che sta facendo di male, occorre mettere l'accento su quello che il ragazzo sta facendo di buono.

Se il comportamento "buono" è raro, l'obiettivo dovrebbe essere quello di rafforzare e le brevi manifestazioni di quel comportamento positivo, quando avvengono, diminuendo al contempo l'intensità, la durata e la frequenza delle punizioni per comportamento scorretto.

Queste sono le tre cose che un genitore dovrebbe avere presente, per esercitare in modo più efficace la sua responsabilità genitoriale. Ci sono ovviamente una serie di strategie e tecniche che derivano da queste indicazioni. Cose come la velocità con cui si consolida un comportamento, i modi in cui si rafforza (lode, concessioni, affetto fisico), e la modalità con cui comunicate le vostre aspettative di genitori ai vostri ragazzi, tutte queste cose avranno un effetto sul vostro successo, conclude la dottoressa Fleck.