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Nell’era digitale sono in particolare i più giovani a essere esposti alle forme sottili di manipolazione psicologica che si presentano nei rapporti personali e sui social. Tra queste, il cosiddetto gaslighting rappresenta una delle più pericolose, perché spinge la vittima a dubitare della propria percezione della realtà.

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Per gaslighting si intende infatti una manipolazione psicologica, una forma di abuso emotivo in cui si condiziona una persona facendola dubitare della propria sanità mentale, percezione e memoria, allo scopo di controllarla e sottometterla.

Il gaslighting è insomma una forma di manipolazione emotiva. È stato reinterpretato dai ricercatori della McGill University e dell’Università di Toronto come un processo di apprendimento basato sul modo in cui il cervello gestisce la previsione e la sorpresa.

Invece di essere spiegato unicamente attraverso vecchie teorie psicodinamiche, questo nuovo modello mette in luce come la fiducia e le relazioni intime possano essere sfruttate dai manipolatori, che minano ripetutamente la sicurezza di una persona nella propria percezione della realtà.

Il gaslighting funziona sfruttando la fiducia e manipolando i naturali meccanismi di apprendimento del cervello. Secondo i ricercatori, chiunque può cadere vittima di gaslighting, soprattutto quando si affida alla persona sbagliata. Una insidia particolarmente pericolosa per i giovani.

Willis Klein, dottorando al Dipartimento di Psicologia della McGill University, fa parte del gruppo che ha sviluppato un nuovo modello teorico per comprendere come i manipolatori riescano, nel tempo, a far dubitare i loro bersagli della propria realtà.

Sebbene il gaslighting sia un tema di discussione molto diffuso negli ultimi anni, esso non era mai stato studiato a fondo dal punto di vista scientifico. Il lavoro di Klein propone di considerarlo come un processo di apprendimento, basato sul concetto di minimizzazione dell’errore di previsione (PEM).

Questo principio descrive come la mente costruisca una mappa del mondo sulla base delle informazioni ricevute e, da essa, elabori previsioni, adatti le proprie aspettative e reagisca all’ambiente.

Fino ad oggi, il gaslighting era stato analizzato soprattutto attraverso una lente psicodinamica, un approccio che però non è più ampiamente utilizzato nella psicologia scientifica nordamericana.

Klein ha svolto il suo lavoro nel Laboratorio di Affiliazione e Prosocialità della McGill, diretto dalla professoressa Jennifer Bartz, con la collaborazione di Suzanne Wood dell’Università di Toronto.

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Il gaslighting come processo di apprendimento

«Quando ami o ti fidi di qualcuno, ti aspetti che si comporti in un certo modo. I gaslighter, invece, si comportano in modo atipico, sorprendente, e usano quella sorpresa per indirizzare l’apprendimento delle loro vittime» spiega Klein.

Oltre a infrangere le aspettative, il manipolatore suggerisce che la causa della sorpresa risieda nella scarsa aderenza della vittima alla realtà, facendola sentire “epistemicamente incompetente”, cioè priva degli strumenti critici per valutare la verità di ciò in cui crede, delle sue conoscenze e così via.

«Questo atteggiamento viene ripetuto più e più volte, finché la vittima interiorizza l’idea di non avere più una buona percezione della realtà» aggiunge il ricercatore.

Il ruolo della fiducia e delle relazioni strette

Il modello si fonda anche sull’idea che la nostra percezione di noi stessi e del mondo dipenda dalle persone a noi più vicine. Combinando questo concetto con la visione del gaslighting come processo di apprendimento, i ricercatori concludono che chiunque può esserne vittima, se ripone fiducia nella persona sbagliata.

Ovviamente i giovani sono più esposti alla manipolazione che può arrivare anche dalle persone adulte a loro più vicine e a cui sono più legati.

«Nel nostro modello non c’è nulla di intrinsecamente vulnerabile nella vittima: può succedere a chiunque, purché si fidi di chi non dovrebbe» chiarisce Klein.

In futuro, tuttavia, potrebbero emergere fattori individuali che aumentano la suscettibilità al gaslighting, come particolari stili di attaccamento o esperienze traumatiche passate. Gli studiosi sperano che altre ricerche possano validare i diversi elementi del modello e contribuire a sviluppare un migliore supporto per le persone vittime di manipolazione psicologica. Un urgenza soprattutto per proteggere i più giovani, fornendo loro strumenti per individuare questa forma di abuso e sapersene difendere.

 

Riferimento bibliografico

Willis Klein, Suzanne Wood, Jennifer A. Bartz.
A Theoretical Framework for Studying the Phenomenon of Gaslighting.
Personality and Social Psychology Review (2025).

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