Ogni volta che vengo chiamata a parlare di immigrazione porto come me sempre tre opere: la Costituzione per ritrovare l'inviolabilità dei diritti umani, il manifesto della razza del 1938 per ricordare i danni prodotti dall'ignoranza e dunque dal razzismo e la sintesi del dossier statistico sull'immigrazione per stupire con la realtà la platea (qualunque essa sia) contaminata suo malgrado da notizie infondate ed illogici pregiudizi.

20151109 dossier ballerini

 

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Molti di questi stranieri tra l'altro, uno su sette per la precisione, sono di "seconda generazione", cioè nati e cresciuti in Italia e dovrebbero quindi essere considerati italiani e non riempire le fila degli stranieri

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La prima di queste opere dovrebbe essere immutevole nella sua perfezione ed invece ogni giorno si trova sotto attacco. Il secondo documento è vergognosamente statico come indelebile è l'infamia che ha macchiato la nostra storia. Il terzo per suo natura è variabile, cambia, aggiornandosi, di anno in anno. Giovedì 29 ottobre in tutta Italia è stato presentato il Dossier 2015 a cura del centro studi e ricerche Idos e dell'Unar. I dati contenuti sono inoppugnabili perché frutto di ricerche accuratissime e statistiche incrociate ed elaborato da enti e persone al di sopra di ogni sospetto.

L'Unar, per dire non è esattamente la sigla di un gruppo di anarco-insurrezionalisti ma è l'acronimo dell'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento per le pari opportunità. Sfogliando il dossier si apprendo tantissime notizie rassicuranti. Si scopre ad esempio che gli stranieri residenti in Italia sono 5 milioni e 400 mila vale a dire l'8,2% della popolazione totale, la medesima percentuale dell'anno precedente: il fenomeno migratorio è stabile, e per la prima volta da quindici anni non conosce incrementi significativi. Ma non c'era un'invasione, uno tsunami umano? Non dovevano arrivare a milioni? Molti di questi stranieri tra l'altro, uno su sette per la precisione, sono di "seconda generazione", cioè nati e cresciuti in Italia e dovrebbero quindi essere considerati italiani e non riempire le fila degli stranieri.

Continuando a leggere si apprende che nel decennio 2004-2013, le denunce contro italiani, a fronte di una popolazione in lieve diminuzione, sono aumentate del 28%, mentre quelle contro stranieri, a fronte di una popolazione più che raddoppiata, sono diminuite del 6 %: ma non erano tutti delinquenti, stupratori, terroristi e rapinatori? E poi la ciliegina sulla torta: con le loro tasse e i loro contributi, gli stranieri versano allo Stato 16 miliardi di euro l'anno mentre l'amministrazione pubblica spende per servizi e prestazioni destinate ai migranti, 13 miliardi di euro. Dunque, se non ci fossero gli immigrati, il nostro paese avrebbe tre miliardi di euro in meno ogni anno. Non solo, l'età media degli immigrati è notevolmente più bassa rispetto a quella degli italiani (31 anni rispetto a 44 anni all'ultimo censimento), e da qui deriva la scarsa incidenza degli immigrati non comunitari sulle prestazioni pensionistiche previdenziali (0,2%) e su quelle assistenziali (1,4%).

Ma non sono tutti evasori, mangiapane a tradimento? No, evidentemente no. Non sono innumerevoli invasori (tipo cavallette), delinquono meno degli italiani, ci costano molto meno di quanto noi costiamo a loro e non ci rubano la pensione. Questi i dati reali. Per nulla spaventosi, anzi decisamente confortanti. Per questo a qualcuno non piacciono, perché scardinano la paura sulla quale una parte della politica fa leva per ottenere consensi.

E infatti prontamente il vicepresidente del Senato Calderoli, di fronte all'inconfutabilità di questi elementi reali che smascherano le fandonie leghiste, va su tutte le furie .Calderoli contesta i dati come "falsi" ed "errati" e ne fornisce di suoi, frutto della sua fantasia. "ll Dossier è un concentrato di falsità che descrive gli immigrati come brava gente... Qualcuno sta cercando di ingannare gli italiani con una strategia comunicativa tesa a far digerire l'immigrazione come un fenomeno positivo". Dichiarazioni non proprio in linea con le recenti parole del Papa "non muri, ma ponti", ma certamente in sintonia con le antiche farneticazioni degli autori del Manifesto della razza.

C'è una scritta che appare sui muri di alcune città che sintetizza perfettamente la questione: "ma tu impari dai tuoi errori o cosa? Cosa".

 

precedentemente pubblicato da Repubblica Genova