Primo novembre

Qualche angelo remoto continua a vegliare su di noi e a regalarci momenti di serenità e speranza. Oddio, deve essere molto indaffarato o quantomeno non siamo l’unica famiglia alla deriva di cui si occupa perché i giorni bui continuano ad esserci, in un alternarsi infinito di alti e bassi.

 20131215 angelo

 

Quasi quasi me li annoto e poi ci faccio un grafico come quello degli analisti finanziari, per verificare il trend effettivo – come si dice in gergo. Si,  insomma, al di là delle sensazioni, stiamo facendo progressi o la nave resta in balia delle onde che impazzano?  Ma forse proprio lì sta il problema, nel voler cercare segnali positivi a tutti i costi, risposte certe all’inquietudine che ci divora l’anima. Ma nell’oceano burrascoso non ci sono cartelli segnaletici che illuminino e indichino con chiarezza la rotta da seguire e si procede a tentoni, con il briciolo di buonsenso che ci è rimasto.

{xtypo_quote_right}Inizio a galoppare con la fantasia. Chissà, forse anche Angelo, che se  ne sta in disparte nella nostra vita, come un baule un po’ in penombra là in fondo,  polveroso e dall’aspetto poco rassicurante, in realtà contiene un tesoro. Questo pensiero stravagante mi riaccende il sorriso e mi torna la voglia di provare a lucidarlo, di prendermene grande cura, anche senza conoscerne il contenuto.{/xtypo_quote_right}

Angelo, intanto, si arrangia come può. Lui per primo vive alla giornata, senza obiettivi se non un benessere immediato ed effimero.  Quattro chiacchiere con gli amici, un’uscita in discoteca o birreria, qualche ora davanti al pc a chattare o scaricare musica. E poi ore ed ore a dormire, forse per non pensare, per dimenticare i suoi problemi. Tempo per impegni seri e studio ne rimane ben poco. Ha ripreso la scuola, si dichiara deciso a concludere l’anno e prendere finalmente il diploma. Ogni volta che riesce a passare mezz’ora sui libri in casa è una festa, le speranze si riaccendono. Un bel voto, magari regalato come incoraggiamento, è per noi una boccata di aria fresca che per qualche ora ci fa respirare. Ma il sollievo dura poco, quanto riesce ad apprendere è quasi nulla rispetto alle normali richieste didattiche e noi torniamo nello sconforto in attesa di un’altra sconfitta.

Provo ad immaginarmi capitano su una barca in balia dei flutti,  la riva lontanissima che neanche si riesce ad immaginare dove sia. Cosa farei? Che senso avrebbe continuare a chiedersi in che direzione è meglio andare ? tanto mi hanno sabotato il timone ed il vento spira dove vuole lui.  Meglio allora essere concreti e ragionare sulle certezze presenti, senza porsi troppi interrogativi: quante provviste ci sono nella stiva? E quanta acqua? I marinai sono tutti ammutinati o c’è qualcuno su cui posso contare? L’imbarcazione ha subito danni irreversibili o si possono ancora riparare?

Inizio a “fare la conta” dei miei averi, delle cose positive che ho nella stiva della mia nave. Toh, guarda quante cose ci sono, che ho sempre avuto e proprio per questo tendo a non rendermene conto. Una figlia brava e giudiziosa, un marito affidabile e fedele, tanta salute e un po’ di lavoro (di questi tempi è una benedizione). E poi numerose amiche vere. Ma allora sono ricca, non devo preoccuparmi!

Inizio a galoppare con la fantasia. Chissà, forse anche Angelo, che se  ne sta in disparte nella nostra vita, come un baule un po’ in penombra là in fondo,  polveroso e dall’aspetto poco rassicurante, in realtà contiene un tesoro. Questo pensiero stravagante mi riaccende il sorriso e mi torna la voglia di provare a lucidarlo, di prendermene grande cura, anche senza conoscerne il contenuto. Sia quel che sia, è mio figlio, e io sto imparando ad amarlo per quello che è, non per quello che vorrei che fosse.

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