Giugno 2018 “Andreas, andrai in comunità”

Non posso credere di aver finito gli esami e che finalmente inizi l’estate! Sono felicissimo, ci ho messo qualche anno in più rispetto agli altri miei compagni ma finalmente ho raggiunto un obiettivo, sono riuscito a terminare qualcosa, quasi impossibile da credere.

20210611 Ferrario

Ma, come sempre, le sensazioni negative prendono il sopravvento, rovinando i pochi attimi felici che ogni tanto la vita mi concede; i miei genitori affidatari mi ricordano che domani ci sarà un altro incontro con le assistenti sociali, me ne ero completamente dimenticato!

L’ansia mi assale. Qui, in questi anni, sono stato bene ma non posso mai stare tranquillo, da un giorno all’altro tutto può succedere. Massimo è un po’ strano ultimamente, a volte litiga con Sonia… non mi vogliono più? Mi vogliono cacciare? Che fine farò? Ripartono le mie paranoie, peccato che ci azzecco sempre quando ho queste sensazioni.

Da mio padre non voglio tornare; gli voglio bene, ma ha sempre fatto troppa fatica con me, troppo preso dalle sue cose, non mi considera più di tanto. Mi va bene vederlo qualche volta, ma viverci insieme no, qui mi sento finalmente di far parte di qualcosa…

Da mia mamma non saprei; dopotutto la sua vita è sempre andata avanti a prescindere da me, anche se sono felice quando sono con lei.

In questo momento vorrei uscire da questa casa e scomparire, mi è passata improvvisamente la fame, ho una strana sensazione. È quasi ora di cena, chi glielo dice a Massimo e Sonia che ho lo stomaco chiuso e voglio rimanere in camera mia? Poi iniziano a chiedermi cose strane e ricominciano ad assillarmi, so che ci tengono a me, ma ho bisogno dei miei spazi.

Di dormire proprio non se ne parla, farò le ore piccole al computer come ho sempre fatto quando mi sale questa agitazione e cercherò di non pensare all’incontro con quelle lì che mi fanno domande su domande e ogni volta hanno un nome diverso, una faccia diversa e mi fanno raccontare sempre le stesse identiche cose.

Arriva il momento del colloquio, cammino come uno zombie, è stata una nottata infernale, ma quando ho sentito le assistenti sociali dirmi “andrai in comunità”, mi si è gelato il sangue. Sono confuso, non sto capendo cosa stia succedendo, cosa ho sbagliato?

Mi bollono le orecchie, vorrei urlare; come possono dirmi cose del genere così all’improvviso? E Sonia… non mi ha detto nulla fino ad oggi; c’è lo zampino di Massimo che è da tempo che praticamente non mi parla… però da lei non me l’aspettavo.

“Inizierai le scuole superiori, ti avvicinerai a tua mamma”, ordini su ordini, mi ricordo solo queste frasi, ho il vuoto nella testa, mi sento frastornato, come se mi fossi teletrasportato all’improvviso su un altro pianeta, come se fossi invisibile… nessuno mi vede, nessuno mi sente, nessuno mi ascolta davvero.

È incredibile come la vita possa cambiare da un momento all’altro… ancora… e mi chiedo come sia possibile che la mia vita debba essere decisa sempre dagli altri, ho 15 anni non sono un bambino, voglio decidere io della mia vita, io qui sto bene! Ho i miei amici, una famiglia, per la prima volta mi sono sentito una persona normale!

Tutto questo io lo vorrei dire, gridare, ma è inutile, le parole non mi escono dalla bocca, muovo le labbra ma non riesco a emettere nessun suono, Sonia e Massimo mi stanno parlando ma io non riesco a sentire niente, mi sento in una campana di vetro, attorno a me tutto scorre e non posso fare nulla per cambiare le cose, ormai è troppo tardi.

Inizia a salirmi la rabbia, sono incazzato, cosa vogliono fare con me? Mi parcheggiano in una comunità? Mi devo avvicinare a mia mamma… ma io non l’ho mai detto, ma se l’avete deciso voi almeno mandatemi subito a casa con lei, fatemi stare con lei, non in comunità... e devo allontanarmi da qui... Qui c’è tutta la vita che in questi tre anni mi sono costruito.

Sono stufo che tutti debbano decidere per me, odio i miei genitori che mi fanno vivere questo inferno da quando sono nato perché loro non sono stati capaci di crescermi… loro si fanno la propria vita e l’unico a rimetterci sono io.

Anche la mia famiglia affidataria mi sta abbandonando, come hanno fatto tutti con me prima di loro.

Ah ah ah ah! mi viene da ridere, quella tipica risata nervosa e isterica, penso all’assurdità della mia vita, al fatto di avere i genitori a due passi da me, una seconda mamma e un secondo papà, e nonostante ciò finisco in comunità, una risata fragorosa mi esce dalla gola, senza che me ne rendessi conto, come se il mio corpo decidesse di vomitare in questo modo la tensione che sento mentre la mia testa è completamente spenta. Qualcuno mi svegli da questo incubo.

[continua]

20190509 9 Zocca 000

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Autrice

Chiara Rebecca Ferrario
Assistente sociale.  Lavora nell’ambito del servizio sociale professionale (adulti e famiglie) e presso il servizio protezione giuridica.


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