Sono in Comunità.

Sei dimessa.

Devo svuotare la tua stanza, devo riempire sacchi neri mettendoci dentro le tue cose.

Cose.

20210712 ieri 1

Non hai nemmeno una valigia.

Chiedo alle ragazze di controllare nei propri armadi e di portarmi tutto ciò che ti appartiene e che gli avevi prestato: magliette, jeans, reggiseni, braccialetti, forse un libro?

Non hanno molto di tuo, come immaginavo.

Sei arrivata in Comunità un anno e mezzo fa con niente. Solo te stessa, lo zaino di scuola e il cellulare.

Il tuo aspetto mi faceva intravedere il dolore che ti portavi dentro, eri trascurata.

Ricordo di averti accolta sulla porta della cucina. Tu appiccicata al muro, non sapevi dove stare, come metterti, cosa guardare. I capelli legati stretti da un elastico erano unti. Il trucco pesante e malmesso. Le sopracciglia...le tue sopracciglia.

Quante lotte abbiamo fatto poi, per dare una tregua alle tue sopracciglia...

Che continuamente ritoccavi, strappavi, cancellavi, con la lametta. L'espressione del tuo volto modificata, continuamente.

Ci vedevo le tue ombre.

Ricordo che la prima cosa che ho osservato di te e su cui mi sono soffermata sono state le tue sopracciglia. Gli occhi li ho visti solo dopo, bellissimi e allora così spaventati.

Non avevi vestiti di ricambio, e pochi te ne sono arrivati. Ti sei fatta a poco a poco l'armadio prendendo i vestiti che ti andavano bene, forse senza che per forza ti piacessero. Li hai recuperati dall’armadio di “pronto intervento” che teniamo in Comunità, così lo chiamiamo. Pronto intervento,

come il tuo caso.

Ti sono venuti a prendere a scuola e dalla mattina alla sera sei in Comunità. La sera prima tuo padre ti aveva picchiato ancora, forte.

All'inizio non stavi simpatica a nessuna delle ragazze, ma poi piano piano ti sei fatta piacere. Negli ultimi mesi sei diventata addirittura la leader del gruppo.

Le ragazze ti davano i loro vestiti.

Vi scambiate tutto, persino le mutande.

Però...quanti ne hai presi senza chiedere? Ma quanti ce ne sono? Appallottolati, ficcati in ogni dove, accumulati. Ce ne sono troppi. Persino sotto il letto.

E tu che indossavi sempre i soliti quattro abiti. E tu che non volevi andare a fare shopping e avevi le tessere della *** del compleanno ancora inutilizzate; le ho trovate lì, ieri, nel cassetto del tuo comodino.

Mentre libero cassetti e armadi, il pavimento scompare sotto gli indumenti. Le ragazze mi guardano dalla porta e iniziano a identificare le loro cose. Esigono di entrare e riprendersi ciò che non è tuo.

“Questa è miaaa!!!”

“Guarda cosa mi ha preso: questa, questa, questo...!!!”

“Ecco dov'era il pezzo sopra del mio costume!”

La rivendicazione è plausibile, ma quei toni inaciditi mi danno fastidio. Penso a come sono tutte brave adesso a darti della ladra, adesso...adesso che non ci sei più'.

Non permetto alle ragazze di rovistare tra  i tuoi effetti più personali: le lettere, i disegni, le fotografie. Non voglio sentire commenti di disgusto, non voglio che tocchino. Solo io posso farlo.

E intanto spuntano calzini maleodoranti, un paio di mutande macchiate di sangue buttate per aria da una di loro, una delle tue “amiche”. 

La maggior parte delle cose sono da lavare e quelle poche pulite mischiate, aggrovigliate a quelle sporche. C'è un cattivo odore. Odore di imboscata, di storie nascoste, segrete, misteriose, e di dolore, di disagio, di trascuratezza, di marcio. Quel marcio che soprattutto ultimamente tenevi sempre più nascosto, truccato dal tuo bel visino, mascherato da quell'immagine di te che agli occhi nostri funzionava meglio. Meglio del passato comunque.

Penso che ho sbagliato, che dovevo prima selezionare le cose io da sola. Non dovevo permettere di fargli vedere questo schifo. Il fastidio che sento è roba mia, non dipende da loro.

Per qualche minuto penso di portare tutto giù in lavanderia per lavare tutto.

Ma come faccio?

[continua]

20190509 9 Zocca 000

(Clicca sull'immagine per leggere il testo in pdf)


Autrice

Elena Lupezza
Educatrice professionale presso la Comunità educativa per ragazze adolescenti “Casa Miriam” a Pavia – Cooperativa sociale “Arimo”.


Elaborato finale del Master biennale per professionisti della tutela minori e famiglie

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