Negli ultimi anni la gran parte dei Paesi europei ha fatto passi avanti e cambiamenti positivi nella legislazione contro la violenza tra partner, in riferimento agli adulti. Tuttavia, la violenza fisica, psicologica e sessuale nelle relazioni tra adolescenti, molto diffusa e pervasiva, è di più difficile definizione e resta spesso nascosta in una condizione privata.

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Uno studio recente condotto nel Regno Unito e in Spagna su giovani di età compresa tra i 15 e i 18 anni che vivono relazioni affettive con pari, ha rilevato che il 21% di loro subisce gravi vittimizzazioni da parte dei partner (ad esempio uno dei  partner ha sbattuto l'altro contro un muro o lo ha colpito). Un ulteriore 30,1% ha subito forme non gravi di leggere aggressioni, tra cui l'essere spinti, afferrati o scossi.

In tutta Europa i risultati sono simili. Il 42% delle giovani donne e il 39% dei giovani (di età compresa tra 16 e 17 anni) subiscono violenze fisiche . E uno studio portoghese ha rivelato che il 31% delle ragazze di età compresa tra 15 e 16 anni subiscono violenze sessuali all’interno delle loro relazioni.

La vittimizzazione psicologica - inclusi atteggiamenti ostili, intimidazioni o controlli restrittivi e opprimenti - è il tipo più prevalente di violenza relazionale vissuta dai giovani (14-20 anni). Alcuni studi riportano tassi pari al 94% delle ragazze e al 93% dei ragazzi .

Mettere fine alla violenza

Avere relazioni positive tra pari durante l'adolescenza ha mostrato di essere una delle cose più importanti per il benessere, la salute, la frequenza e il rendimento scolastici degli adolescenti, e per la loro autostima. La mancanza di relazioni tra pari, la solitudine o le relazioni negative tra pari hanno un effetto estremamente negativo su quegli stessi fattori .

L’adolescenza è quel periodo in cui vengono sviluppate le competenze di cui si ha bisogno per costruire, mantenere e godere di relazioni sane.

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L'adolescenza è un tempo per innamorarsi, per avere il cuore spezzato dalla fine di una relazione e per imparare a curarlo e a guarirlo. È il momento in cui il gruppo di pari diventa la cosa più importante per un ragazzo.

I ragazzi si affidano ai loro pari per essere aiutati in questo viaggio pieno di turbolenze e sostengono i loro amici mentre a loro volta lo affrontano.

Ma se questo viaggio è segnato dalla violenza, possono potenzialmente volerci anni perché la vittima si riprenda da ciò che ha vissuto. Quindi, come possiamo convincere gli adolescenti a comprendere che sia l'agire violento, sia la sofferenza che ne deriva, sono un grande problema?

Alcuni ricercatori hanno suggerito di concentrarsi sul cambiamento di atteggiamenti e punti di vista verso cose come i tradizionali ruoli legati al genere e ai “miti” su di loro - ad esempio, che le donne non possono svolgere determinati lavori o ruoli al lavoro o a casa - ma non è stato dimostrato che affrontare questi problemi potrebbe ridurre la violenza nelle relazioni tra i giovani.

Guardare avanti

La dottoressa Nicola Bowes, psicologa della Cardiff Metropolitan University, ha recentemente esposto la sua esperienza in relazione a questi temi.  

Con il suo gruppo di lavoro è impegnata in un progetto che parte da un nuovo approccio alla violenza dei rapporti tra adolescenti. Piuttosto che semplicemente educare o tentare di cambiare gli atteggiamenti e i modi di pensare, il suo metodo fa leva sulle risorse che i giovani hanno già, per aiutarli a identificare i loro problemi e sviluppare le loro capacità relazionali.

Uno studio riferito a questa ricerca ha suggerito che i progetti scolastici hanno più successo nel prevenire la violenza nelle relazioni quando mettono in atto modalità forti di partecipazione emotiva dei ragazzi (ad esempio usando la drammatizzazione).

Questo vale anche per affrontare fattori come l'uguaglianza di genere, le relazioni sane e la risoluzione non violenta dei conflitti. Lo studio suggerisce che potrebbe essere utile anche una formazione specifica per i giovani per migliorare competenze come la comunicazione, la negoziazione e la risoluzione dei conflitti.

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La dottoressa spiega che, nell’ambito di un progetto europeo, sta lavorando con adolescenti di età compresa tra i 13 e i 15 anni presso scuole in sei Paesi europei (Italia, Spagna, Portogallo, Romania, Polonia, Regno Unito).

L’obiettivo è quello di aiutarli a identificare, condividere e rafforzare le loro risorse positive e le loro abilità relazionali utilizzando la recitazione, il cinema e l'apprendimento tra pari.

Molti progetti nell'area della violenza adolescenziale si concentrano su deficit e fattori di rischio - come un trauma o una vita familiare svantaggiata - che possono essere implicati nella violenza ed esserne alla base.

Il metodo propoto dalla professoressa Bowes usa un approccio diverso, concentrandosi su punti di forza individuali come l'assertività, la risoluzione dei problemi pro-sociali, così come le qualità personali su cui i ragazzi possono fare affidamento all'interno delle loro famiglie, gruppi di pari e nell’ambito scolastico.

Gli adolescenti impareranno a comunicare i propri sentimenti, a riconoscere i sentimenti degli altri e a sviluppare capacità di assertività per affrontare e risolvere i conflitti nelle loro relazioni. Inoltre, gli insegnanti saranno dotati delle competenze per aiutare i giovani a potenziare e proteggere se stessi da relazioni abusive.

È estremamente importante che le scuole non siano solo supportate nel fermare la violenza nei rapporti con gli adolescenti, ma che abbiano anche i giusti metodi per farlo - ed è per questo, sottolinea la professoressa, che stiamo adottando questo nuovo approccio.

Limitarsi a parlare con gli adolescenti non può funzionare, confidiamo nel  fatto che il nostro progetto possa preparare i giovani partecipanti a impegnarsi in relazioni positive e sane, e che il metodo sperimentato possa essere diffuso.