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Dalla sezione News della Columbia University. L'articolo getta anche luce sulla grande differenza tra il nostro sistema giuridico minorile e quello statunitense. 

Psicologi e avvocati penalisti hanno a lungo sostenuto che il cervello degli adolescenti è differente da quello di un bambino o di un adulto.

L' unico problema? Non potevano dimostrarlo.

Ora, grazie ai progressi della tecnologia, un team di esperti - tra i quali la professoressa Elizabeth S. Scott della Facoltà di Legge della Columbia University - si è proposto di rispondere alle domande su come il funzionamento del cervello degli adolescenti sia diverso da quello degli adulti e come le differenze possano influenzare il comportamento e i processi decisionali.

I risultati che raggiungeranno con questa ricerca, potrebbero avere grandi conseguenze sulle modalità attraverso le quali il sistema giuridico statunitense determina colpevolezza e sanzioni per gli adolescenti.

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La professoressa Elizabeth S. Scott è co-autrice del libro “Rethinking Juvenile Justice” (Ripensare la Giustizia Minorile) e componente della The MacArthur Foundation Research Network on Law and Neuroscience, organismo creato nel 2007 per studiare gli effetti delle moderne neuroscienze sul diritto penale e per rendere più accessibili e utilizzabili dai tribunali le scoperte neuroscientifiche.

Il Network riunisce studiosi e ricercatori determinati a produrre evidenze empiriche che aiutino ad affrontare le questioni che si pongono nei possibili punti di intersezione tra neuroscienze e pratica giuridica.
{xtypo_quote_left}gli adolescenti possono mettere più facilmente  in atto comportamenti sconsiderati, finalizzati a provare sensazioni forti, ed essere coinvolti in attività criminali

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"L'ipotesi è che, a causa dei loro cervelli immaturi, gli adolescenti possano mettere più facilmente in atto comportamenti sconsiderati, finalizzati a provare sensazioni forti, ed essere coinvolti in attività criminali" spiega la professoressa Scott.

Per determinare se questo sia vero, il Network ha riunito un piccolo team di esperti per condurre uno studio – tuttora in corso - che analizza l'attività cerebrale di minori e giovani adulti di età compresa tra 10 ei 25 anni, mentre svolgono vari compiti in differenti stati emotivi o sotto la pressione dei pari. Il team è composto da tre neuroscienziati, uno psicologo dello sviluppo, e tre giuristi, tra i quali la professoressa Scott.


Utilizzando la risonanza magnetica funzionale ( MRI), i ricercatori raccoglieranno dati su 250 partecipanti, valutando "le facoltà psicologiche che hanno peso ai fini dei giudizi di responsabilità penale", secondo la descrizione del progetto di studio. L'esperimento testerà: il controllo degli impulsi, la ricerca di sensazioni, e la presa di decisioni nell’ambito di situazioni emotivamente o socialmente intense e pressanti.

 

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L'obiettivo del network di studiosi non è solo quello di raccogliere dati empirici. La professoressa Scott e il suo team, infatti, tengono anche conferenze e workshop per giudici e avvocati, per aiutarli a diventare, come dice la professoressa Scott, "raffinati utilizzatori della ricerca neuroscientifica" in modo da saper valutare e separare la buona scienza dalla cattiva.{xtypo_quote_right}

La ricerca sul cervello - e anche la tecnologia che permette la produzioni di immagini del cervello – sta avendo grande influenza sull’opinione pubblica. C'è qualcosa nelle immagini colorate del cervello che sembra impressionare la gente

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"Penso che ci sia una disponibilità nuova nei confronti di politiche che riconoscano le differenze tra giovani e adulti" ha inoltre sostenuto la professoressa Scott. "La ricerca sul cervello - e anche la tecnologia che permette la produzioni di immagini del cervello – sta avendo grande influenza sull’opinione pubblica. C'è qualcosa nelle immagini colorate del cervello che sembra impressionare la gente. Quando possono effettivamente vedere le differenze tra il cervello di un adolescente e quello di un adulto, finalmente ci credono".

Recenti sentenze della Corte Suprema degli Stati Uniti hanno anche favorito uno spostamento di tendenze nell'opinione pubblica. La Corte stessa sembra essere molto colpita dalle ricerche sul cervello. Recenti sentenze per crimini commessi da minori, citando le ricerche sul cervello degli adolescenti, hanno concluso che i minori, a causa dell’immaturità del loro sviluppo, sono plausibilmente meno responsabili, e dunque colpevoli, rispetto agli adulti.

La professoressa Scott, convinta dell’importanza dell'attenzione posta allo sviluppo del cervello, conclude affermando: "Penso che l’attenzione posta al grado di sviluppo degli adolescenti, in relazione alle risposte alla criminalità minorile, si tradurrà in un più equo sistema giuridico – un sistema che promuoverà il benessere sociale più di quanto non faccia un sistema che tratta i giovani come gli adulti”.

 

L'articolo integrale si trova qui

 

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