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Ansia, apprensione per una situazione generale che presenta molti aspetti problematici, eccesso di preoccupazioni, sfiducia, qualche senso di colpa e il timore della separazione, portano molti genitori a un supporto esagerato ai figli che si avviano all’adultità, il quale anziché aiutarli minaccia le loro competenze di autonomia.

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Nulla, infatti, fa crescere un giovane adulto come il fatto che gli si chieda di comportarsi da adulto.

Il successo del loro percorso verso l’indipendenza dipende dal fatto che i giovani abbiano opportunità di gestire crescenti responsabilità da soli.

Spesso i genitori esprimono un senso di confusione e di frustrazione quando considerano le attitudini del loro ragazzo ormai grande nel prendersi cura di certe responsabilità basilari da adulto.

Mentre viene ancora richiesto loro un certo supporto finanziario, molti genitori si trovano anche a fornire supporto di tipo "amministrativo", come prendere appuntamenti medici, compilare moduli per le necessità universitarie o le dichiarazioni fiscali legate al lavoro, assistere i figli nelle attività di iscrizione ai corsi per il prossimo semestre o gestire il rinnovo delle polizze assicurative auto, e così via.

Molti vivono in modo ambivalente questa attività di supporto. Alcuni non hanno nessun problema ad essere “in servizio” per i figli, e giustificano il loro comportamento con argomentazioni, affermano ad esempio che sia giusto che il figlio si dedichi all’università senza preoccuparsi di altro, oppure che il loro ragazzo abbia già molto da fare ora che ha iniziato a lavorare, e che fa piacere poterlo aiutare, rendendo le cose un po' più facili per lui.

Altri invece esprimono frustrazione, lamentando il fatto che alla sua età si occupavano già da soli di queste cose. Non capiscono perché il figlio si aspetti ancora che lo si aiuti in quello che dovrebbe poter fare da solo. Se si affida sempre a loro per queste faccende, quando mai imparerà a occuparsene?

In un modo o nell'altro, è importante che i genitori trovino gradualmente modi per distaccarsi e cedere responsabilità appropriate all'età ai loro giovani adulti, consigliano i counselor della famiglia, perché una fonte fondamentale di autostima adulta risiede proprio nella capacità di gestire responsabilità da adulti in modo indipendente.

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Questo processo di indipendenza dall’aiuto dei genitori non deve essere improvviso, traumatico, risentito o giudicante, anche se i genitori potrebbero aver accumulato una certa dose di frustrazione. Può iniziare e poi prendere slancio anche con una semplice conversazione.

Per aiutarsi in questo, genitori e figli quasi adulti possono mettere  su carta, insieme, una lista di quelle che sono le responsabilità da assumersi, indicando chi deve farlo.

Questa tabella può essere costruita in modo semplice, indicando le responsabilità proprie, quelle dei genitori, e quelle condivise.

In famiglia si può compilare insieme la tabella, annotando cosa è stato incluso in ciascuna colonna un anno prima, cosa c'è in ogni colonna al momento presente e come i giovani e i genitori credono che la tabella dovrebbe evolvere tra uno o due anni.

Questo processo ricorda automaticamente a figli e genitori che la vita familiare è un'evoluzione e la condivisione delle responsabilità può (e dovrebbe) essere un processo fluido, che cambia nel tempo.

A volte, proprio come nel caso della pianificazione del budget, il solo atto di documentare il comportamento prepara il terreno per un concreto cambiamento di comportamento, affermano gli esperti.

Per raggiungere il proprio obiettivo, occorre sempre comprendere il punto in cui ci si trova al momento. Questo tipo di dialogo collaborativo in famiglia può aiutare rapidamente i giovani a individuare le loro “coordinate psicologiche”, a migliorarle e a prepararsi a viaggiare verso nuovi orizzonti, fino alla piena autonomia dai genitori.


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