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L’ultima opera di Hugo Gélin è una commedia dolce amara, che racconta lo stravolgimento esistenziale di Samuel (Omar Sy), provocato dall’arrivo di Gloria, una neonata di pochi mesi letteralmente abbandonata tra le sue braccia dalla madre naturale Kristin (Clémence Poésy), con cui Samuel aveva avuto una breve relazione qualche mese prima.

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Samuel è uno scapolo che vive in Costa Azzurra alla giornata, tra attività di factotum in un villaggio vacanze, feste e avventure notturne, donne e bugie. Come meglio indicato dal titolo originale, l’arrivo di Gloria (Gloria Colston) nella vita di Samuel, segna un nuovo inizio.

Samuel si trasferisce a Londra nel tentativo di ritrovare Kristin, non sentendosi pronto a fare il padre, ma non riesce a rintracciarla. Samuel e Gloria trascorrono così, giorno per giorno, otto anni a Londra, diventando inseparabili.

Samuel fa lo stuntman, ossia la controfigura di attori nelle scene più rischiose, e costruisce per Gloria una figura idealizzata di Kristin, agente segreto sempre in viaggio e impegnata in missioni pericolose per salvare il mondo.

Samuel si rivela essere un padre premuroso e affettuoso ma, come accaduto otto anni prima, improvvisamente riappare Kristin e accade l’inevitabile: la madre vuole di nuovo la figlia con sé.

Ma questa volta Samuel non è d’accordo e inizia una battaglia giudiziaria, parallela ad una battaglia di sopravvivenza per motivi di salute.

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Un film ricco di contrasti, contrassegnati da tutto ciò che accade prima e dopo l’arrivo di Gloria: da una Costa Azzurra colorata e solare, con una vita spensierata e senza freni, a una Londra grigia e rigorosa, con una vita impegnativa in cui gli unici decori sono quelli delle responsabilità paterne.

Samuel è pronto a fare di tutto per colorare di gioia la vita di Gloria, incluso le avventure fantastiche della madre/agente segreto Kristin, anche quando il destino infierisce contro di loro, e per questo ricorda Roberto Benigni in “La vita è bella” (1997).

Un film che spiazza lo spettatore, passando nel momento più inaspettato da toni comici a toni drammatici. 

Una pellicola che tocca corde profonde e tratta molti temi: dal passaggio dall’eterna adolescenza all’età adulta, alla paura provocata da una paternità inattesa (la frase iniziale è significativa: “La paura è un animale che può essere addomesticato o ucciso”), dalla costruzione di una relazione positiva padre-figlia, al conflitto di una coppia separata per l’affidamento della propria figlia, infine alla gestione di una grave malattia anche rispetto alla comunicazione e informazione del malato.

Hugo Gélin, cresce in una famiglia di artisti legati al mondo del cinema, e inizia la sua attività cinematografica con la realizzazione di cortometraggi e di pubblicità. “Famiglia all’improvviso” è il suo secondo lungometraggio, remake del messicano ”No se acceptan devoluciones” (2013) di Eugenio Derbez, ci aiuta a capire che per diventare bravi genitori non occorre mettere la testa a posto, ma occorre lasciar battere il proprio cuore.

Recensione pubblicata dal sito del Tribunale per i Minorenni di Milano
che ospita le recensioni di Joseph Moyersoen


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