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Il 25 novembre ricorre la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Come operatori di un centro diurno adolescenti e di una residenzialità leggera ci troviamo a riflettere spesso su tematiche di interesse individuale e collettivo, sia al di là del nostro ruolo professionale che in un processo ad esso integrato.

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Educare deriva dal latino “ex ducere”, “condurre fuori”. L’etimologia del ruolo ci suggerisce, quindi, il compito insito nel nostro lavoro di “tirare fuori” da ogni ragazzo risorse e bellezze non solo proprie del suo Sé personale ma anche del suo Sé da cittadino del mondo.

È in questa cornice di pensiero che ci siamo approcciati a quest’ultimo 25 novembre, nel tentativo di accompagnare i ragazzi in una progressiva presa di coscienza rispetto a temi come l’importanza del rispetto reciproco, del confronto generativo e dialogante tra le diversità e del conflitto non violento come mezzo di risoluzione delle controversie e delle dinamiche relazionali in stallo.

Essendo la violenza una tematica molto complessa per i nostri ragazzi, spesso verbalizzata con difficoltà, abbiamo ritenuto potesse essere funzionale aiutare i ragazzi stessi ad esprimersi per mezzo dell’azione. Il “fare” spesso può rivelarsi uno strumento in grado di facilitare la libera espressione dei pensieri, senza che quest’ultimi subiscano l’interferenza di aspetti quali la vergogna o la scarsa fiducia in sé.

A tal proposito, visto il grande impatto che l’iniziativa delle panchine rosse ha avuto in tutta Italia, si è ritenuto funzionale poter dare nuova vita a una panchina presente nel bosco di Villa Plinia, dipingendola con il colore caratteristico della violenza contro le donne: il rosso. Oltre ad essere un colore riconosciuto come simbolico per la violenza contro le donne, i ragazzi del centro diurno ritenevano fosse un colore molto significativo perché attrattivo e vitale.

La panchina rossa, oltre ad essere il simbolo del rifiuto della violenza dei confronti delle donne, un segno di memoria e di speranza permanente, rappresentava una possibilità per i ragazzi di sperimentare sé stessi e le proprie capacità, creando un simbolo di ciò che spesso faticano ad esprimere.

La comunicazione dell’iniziativa ai ragazzi è stata accompagnata da un momento di presentazione della giornata contro la violenza sulle donne, come per esempio l’origine storica della giornata stessa, oltre ad avere lasciato uno spazio dedicato alle curiosità e alle relative domande. L’interesse dei ragazzi si è fin da subito rivolto verso ciò che avrebbero potuto rappresentare con la panchina, rappresentando con il rosso la violenza, ma al tempo stesso volendo anche simboleggiare la speranza e la vitalità delle donne.

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In contrapposizione con il concetto di violenza, il gruppo ha voluto sottolineare l’importanza dei confini. Il confine rappresenta una sorta di linea di demarcazione tra sé e gli altri, che solo loro stessi possono controllare e oltre il quale non è possibile andare. Per violare questo confine non è necessario agire una violenza fisica, secondo i ragazzi, ma molto spesso è sufficiente anche solo la parola, o meglio, il giudizio guidato da un non-ascolto e da una mancanza di cura e sensibilità.

La panchina avrebbe quindi dovuto rappresentare un promemoria concreto dell’importanza del rispetto dei confini, ma al tempo stesso un incentivo ad imparare ad ascoltare l’altro con cura e rispetto.

Come ha detto una nostra ospite durante la riflessione condivisa in piccolo gruppo, “violenza significa invadere un confine che si sta cercando di proteggere”. La parola confini è quindi stato il perno di questo lavoro, tanto da aver in seguito deciso di dipingerla al centro della panchina stessa.

Nella realizzazione della panchina, ogni momento e movimento assumeva un significato simbolico seguendo i bisogni e le inclinazioni dei ragazzi. Un esempio di questo processo di creazione di significati è stato il momento nel quale è stato necessario togliere il colore precedente dalla panchina. Insieme al gruppo degli ospiti si è pensato che il colore eliminato potesse rappresentare le azioni violente messe in atto nei confronti delle donne, che in qualche maniera si cercava di eliminare, ma non dimenticare; è infatti stato fatto spazio a nuove azioni, basate sul rispetto, la cura e l’attenzione.

Queste stesse parole, condivise tra gli ospiti e gli operatori, sono poi state dipinte sulla seduta della panchina affinché potessero fungere da monito a tutti coloro che osservavano la panchina stessa.

Quest’esperienza è stata particolarmente significativa per il mio ruolo da educatrice: mi ha infatti permesso di conoscere i ragazzi in un setting di lavoro differente, incontrando alcune loro fragilità sulle quali è stato possibile confrontarci per mezzo dell’azione, del “saper fare”.


I ragazzi del CD Il Castagneto e della Residenzialità Leggera Villa Plinia – Fondazione Rosa dei Venti onlus

Le educatrici Tecla Pinciroli e Federica Viola

 

Fondazione Rosa dei Venti Onlus
La Fondazione Rosa dei Venti, diretta da Luca Mingarelli, gestisce due comunità residenziali/riabilitative che accolgono adolescenti con disturbi della personalità e psicopatologie complesse. www.rosadeiventi.org

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