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Il 26.02.15 il TG2 delle 20,30 ha trasmesso un servizio dove compariva, tra gli altri, anche un breve intervento del magistrato Giuseppe Spadaro, presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna. Di seguito l’intervista integrale.

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Percentualmente in quanti casi il Tribunale ha deciso di togliere i figli ai genitori per motivi economici?

0%. È falso, assolutamente infondato affermare che i Tribunali Minorenni allontanano i minori per motivi economici; sarebbe dannoso per i bambini oltre che vietato espressamente dalla legge italiana. La risposta alla povertà è assistenziale, non giudiziaria. Il giudice minorile interviene – in molti modi, e solo l’ultimo dei quali è l’allontanamento dalla famiglia- quando i bambini sono a rischio o subiscono danni importanti alla loro crescita. Il che certo può accompagnarsi a condizioni di povertà ma non è detto sia così.

Quali sono i criteri con cui viene valutato il "bene del bambino"? Quanto pesa il volere del figlio?

La legge impone di intervenire quando sono a rischio i diritti essenziali dei minori. Non parliamo di oggetti ma di relazioni, e il bene del bambino viene valutato volta per volta da ben 4 giudici, 2 togati e 2 onorari, che decidono insieme e, successivamente, negli ulteriori gradi di giudizio, da numerosi altri giudici. Ciò che veramente mette a rischio i minori sono l’abbandono, il maltrattamento, la violenza tra i genitori, l’abuso, la trascuratezza, la tossicodipendenza o l’alcolismo dei genitori, l’instabilità, il conflitto coniugale estremo, le malattie psichiatriche, la devianza… Il volere del figlio pesa, eccome! Tutti i bambini dagli 11-12 anni in avanti vengono ascoltati dal giudice, ed anche prima se sono già in grado di esprimersi in modo consapevole. Tenere conto del volere del bambino significa però ascoltarlo e cercare di capire, ma, attenzione, ascoltare… non fare tutto ciò che chiede: esattamente ciò che qualsiasi buon genitore fa, ascolta accuratamente e poi decide per il suo bene.

È mai capitato che siate tornati sui vostri passi? E perché?  

Mi permetto di dire che la domanda è mal posta. Nel senso che le prime decisioni del Tribunale sono normalmente provvisorie, cioè fatte apposta per essere cambiate. Il che non significa: “scusate, ci siamo sbagliati”. I nostri decreti cambiano perché aumenta la comprensione della realtà familiare, e variano perché è la realtà stessa a mutare.

Ogni famiglia è una realtà dinamica e il senso del nostro lavoro è proprio innescare processi di cambiamento. I giudici sarebbero e sono ben lieti di archiviare un procedimento quando i conflitti si appianano, le tossicodipendenze si risolvono, i maltrattamenti vengono riconosciuti e interrotti. Ma questo chiede ai genitori di fare fatica: uscire dalla posizione di guerra verso giudici e operatori sociali, vedere realmente i bisogni del proprio figlio e impegnarsi a cambiare.

Noi siamo dalla parte dei bambini ma anche dalla loro parte… ma davvero si può pensare - come ho ascoltato recentemente anche in trasmissioni televisive - che a qualcuno piaccia togliere i bambini dalle loro famiglie?

La verità è che non tutte le famiglie sono come quelle del mulino bianco… In anni di attività ho purtroppo visto genitori inadeguati che si drogano, si prostituiscono, fanno prostituire, maltrattano, abusano, uccidono e purtuttavia, a loro modo, amano i propri figli; ma lei lascerebbe i bambini con quei genitori?

Le nostre decisioni sono tremendamente difficili, malviste, sgradite, a volte odiose: si tratta ogni volta di pesare fattori diversi sapendo che in alcuni percorsi di vita sfortunatamente la sofferenza non è eliminabile. Il TM ha l’ingrato ma importantissimo compito di mettere il benessere del bambino al primo posto, anche a costo di essere impopolare.

E le assicuro non è facile, questi interrogativi ce li portiamo dietro, personalmente non ci dormo la notte, a volte non riesco a togliere dalla mia mente gli occhi smarriti di quei bambini che subiscono nefandezze del genere! Ma ho io il compito, in uno stato democratico e civile, di farlo e, mi creda, tra gli innumerevoli privilegi della mia fortunata vita, ho anche quello di svolgere una funzione giurisdizionale così socialmente utile!  

Elena Buccoliero
Sociologa e counsellor, è docente a contratto all’Università di Parma sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti e svolge attività di formazione, ricerca, supervisione e sensibilizzazione su bullismo, violenza di genere e assistita, diritti delle persone minorenni. Dal 2008 al 2019 è stata giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna. Ha diretto la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati (2014-2021) e l’ufficio Diritti dei minori del Comune di Ferrara (2013-2020). Da molti anni aderisce al Movimento Nonviolento. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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