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Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un moltiplicarsi si attacchi al sistema della giustizia minorile italiana, deputata alla difesa dei diritti di bambini e ragazzi. Questi attacchi, mossi da associazioni di genitori e da avvocati (non a caso: adulti), troverebbero la loro ragione d'essere in una presunta leggerezza con la quale i Tribunali per i Minorenni allontanerebbero i minori dalle loro famiglie.

20140623 traumi Dna

{xtypo_quote_right}L’Italia è oggi tra i Paesi in Europa che ricorre meno all’allontanamento familiare: i minori fuori famiglia sono, infatti, il 9 per mille in Francia, l’8 per mille in Germania, il 6 per mille nel Regno Unito, il 4 per mille in Spagna e il 3 per mille in Italia.{/xtypo_quote_right}


Quanti bambini e ragazzi vivono lontani dai genitori?
Se consultiamo i dati ufficiali (che esistono!, i più recenti sono di fine 2010)[1], scopriamo che le cose stanno esattamente al contrario: quasi 30mila minorenni fuori famiglia, metà dei quali in affido familiare e l’altra metà in comunità. Nell'ultimo decennio il dato è in leggero aumento, ma solo perché le comunità sono state travolte dal fenomeno dei minorenni stranieri non accompagnati (MSNA), ovvero ragazzi venuti in Italia da soli, e che la legge impone vengano collocati in comunità fino ai 18 anni.

Chi ha deciso l’allontanamento e perché?
Nel 31% dei casi la decisione di allontanare il minore dalla famiglia è consensuale, cioè condivisa con i genitori.
Il 26% è stato allontanato dalla famiglia in base a una misura di protezione urgente ex art. 403 del Codice Civile [2], decisa dal sindaco in collaborazione con i servizi sociali e le forze dell’ordine per maltrattamento o abuso conclamati, abbandono o altre ragioni particolarmente gravi e impellenti.
Nel 37% dei casi l’allontanamento è stabilito per inadeguatezza genitoriale ovvero incapacità gravi di rispondere ai bisogni dei figli.

Chi sono i minori accolti in comunità educativa?
Il 32,3% è straniero e di questi il 51% è un MSNA.
Nelle comunità sono presenti 1.926 ragazzi sottoposti ad una misura penale, ovvero giovani in misura cautelare in attesa di un processo per un reato che viene loro attribuito, o che stanno svolgendo un progetto di messa alla prova o, ancora, che hanno ricevuto una condanna esecutiva e hanno usufruito della comunità come misura alternativa alla detenzione in istituto penale minorile.

Vivono in comunità anche 1.023 ragazzi di 18-21 anni, di cui 511 stranieri. La continuità è garantita da progetti degli enti locali a favore dei neomaggiorenni, o dai provvedimenti amministrativi dei tribunali per i minorenni o, ancora, dalla disponibilità delle struttura che decidono di tenere con sé i ragazzi gratuitamente, cioè quando - superati i 18 - gli enti locali non sono più tenuti al pagamento della retta. Ugualmente vi sono giovani che rimangono presso le famiglie affidatarie superata la soglia della maggiore età, sul consenso tra i ragazzi e gli affidatari e senza che sia dovuto un supporto economico ed educativo da parte dei servizi sociali.

Una nostra elaborazione 

Sulla base dei dati ufficiali e basandosi su un semplice calcolo è possibile scomporre l’insieme dei minori fuori famiglia individuando alcune tipologie non sovrapposte tra loro:

Allontanati con il consenso dei genitori (31% di 29.388) 9.110
Allontanati in urgenza ex art. 403 c.c. (26% di 29.388) 7.641
In comunità perché stranieri privi di riferimenti in Italia 2.469
(MSNA, 51% dei minori stranieri in comunità, che sono il 32,3% di 14.991)
Sottoposti a misura penale 1.926
In comunità per altri motivi 8.242
Totale 29.388

Scarsa conoscenza del fenomeno
La conoscenza del fenomeno risulta carente per 8.242 minorenni pari al 28% dei minori allontanati e corrispondenti ad 1 per 10.000 bambini e ragazzi italiani. Di questo gruppo fanno certamente parte:

- minori inseriti in comunità madre-bambino per rinforzare le capacità genitoriali della mamma, o per proteggere madre e minori dalla violenza del padre o (ex) compagno della madre o, infine, perché la madre ha problemi psichici o di dipendenza;
- minori allontanati non in urgenza ma sulla base di un progetto, ad esempio dopo che è stato offerto un sostegno economico, educativo, psicologico ai genitori per rimediare ad alcune carenze che, tuttavia, persistono, cosicché l’autorità giudiziaria ha preso atto di una persistente inadeguatezza della famiglia e ha stabilito l’allontanamento del bambino;
- minori affetti da problemi gravi di salute fisica o psichica, o tossicodipendenti, di cui i genitori non riescono o non vogliono prendersi cura;
- minori i cui genitori sono decaduti e che sono privi di una valida rete parentale disponibile e in grado di occuparsi di loro.

Come si colloca l’Italia rispetto agli altri Paesi europei?
L’Italia è oggi tra i Paesi in Europa che ricorre meno all’allontanamento familiare: i minori fuori famiglia sono, infatti, il 9 per mille in Francia, l’8 per mille in Germania, il 6 per mille nel Regno Unito, il 4 per mille in Spagna e il 3 per mille in Italia.
Dal 2007 ad oggi il dato italiano dei minori fuori famiglia è pressoché stabile ed è notevolmente ridimensionato rispetto ai 250.000 bambini che ancora negli anni Sessanta vivevano in orfanotrofio.

Alcuni esperti ritengono che gli allontanamenti vengano decisi con eccessiva parsimonia. Secondo questa tesi troppi bambini verrebbero lasciati all'interno di situazioni famigliari di grandissima inadeguatezza, incuria e violenza. Così dice il report del Ministero: “l'Italia si riconferma ancora come il Paese in Europa dove si allontana meno [...]. Probabilmente in Italia c'è un sistema di allontanamento che funziona solo quando le situazioni sono di emergenza e non possono quasi essere più risolte”.

Già, ma perché si allontana meno che negli altri Paesi? Alle motivazioni di ordine economico, si affiancano pregiudizi diffusi, anche negli operatori. È duro accettare l'evidenza che la famiglia può essere anche un luogo di violenze e sopraffazioni, e che - purtroppo - la propria famiglia d’origine non è sempre il luogo migliore nel quale crescere. 

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[1] Quaderno 55 "Bambine e bambini temporaneamente fuori dalla famiglia di origine" - Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza- Ministero delle Politiche Sociali - Istituto degli Innocenti di Firenze

[2] Art. 403 codice civile, “Intervento della pubblica autorità a favore dei minori”: Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere, all'educazione di lui, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell'infanzia, lo colloca in luogo sicuro, sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione. 

Elena Buccoliero
Sociologa e counsellor, è docente a contratto all’Università di Parma sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti e svolge attività di formazione, ricerca, supervisione e sensibilizzazione su bullismo, violenza di genere e assistita, diritti delle persone minorenni. Dal 2008 al 2019 è stata giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna. Ha diretto la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati (2014-2021) e l’ufficio Diritti dei minori del Comune di Ferrara (2013-2020). Da molti anni aderisce al Movimento Nonviolento. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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