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Non sappiamo con certezza cosa si cela emotivamente dietro agli agiti dei nostri giovani ma, ancora oggi, troppo spesso, tendiamo ad etichettare la poca coerenza del loro passo dinoccolato, emblema della fragilità del sé, come maleducazione, poco impegno, assenza di volontà, di determinazione, di progettualità.

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Nell’etichetta globale del loro narcisismo generazionale e, nel rimanere appesi alla fenomenologia comportamentale delle loro repentine avanzate e delle imprevedibili ritirate, rischiamo di essere ciechi e sordi di fronte ad un interno che soffre, che ha paura, che è terrorizzato, che sta male, che si vergogna, si sente in colpa e che insieme alle lacrime, sotterra un dolore inesprimibile a se stesso e difficilmente comunicabile agli altri.

Un dolore che squarcia gli animi, che può drammaticamente implodere e materializzarsi in agiti distruttivi e in atti estremi che danno voce e spessore emotivo al non detto lancinante di una voragine interna coperta dal qui ed ora di agiti inconsapevoli e poco mentalizzati.

Una sofferenza mentale alla quale, oggi più che mai, dobbiamo prestare attenzione, in quanto altamente sensibile alla precarietà di un mondo esterno che a sua volta vacilla, non sorregge, non dà sicurezza e fa paura nel rimando di quell’assenza di coerenza, di valori etici e morali che invece ogni giovane vorrebbe adesivamente appiccicare sui bordi strutturali del proprio sé.

Un sé che, senza  l’appiglio di una società  che lo sostiene, che lo  guida nell’esempio  virtuoso di un modello  d’azione, rischia di  frantumarsi, di cadere, di  bloccarsi inerme di fronte  agli ostacoli, di chiedere  aiuto, e che nel trincerarsi  e nel ritirarsi dietro a  beffarde risate, a fragorosi  agiti distruttivi, ad  assordanti silenzi, a  compulsivi ed ossessivi  rituali, ad alzate di testa e  capricci caratteriali, a  digiuni e abbuffate, tenta  fino allo stremo di salvarsi,  anche quando  drammaticamente ed  improvvisamente sceglie  di calare il sipario su una  vita che fa paura, e che  annienta ogni carica vitale.

Barbara Volpi
Psicologa, specialista in Psicologia clinica, Phd in Psicologia Dinamica e Clinica - collabora con il Dipartimento di Psicologia dinamica e clinica della Sapienza - Università di Roma. È membro dell’Italian Scientific Community on Addiction della Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento Politiche Antidroga e Socio Fondatore della SIRCIP (Società Italiana di Ricerca, Clinica e Intervento sulla Perinatalità). È docente al Master biennale di II livello sul Family Home Visiting presso la Sapienza e dell’ Accademia di Psicoterapia Psicoanalitica di Roma. È autrice di numerose pubblicazioni e articoli scientifici. Tra le sue pubblicazioni recenti: «Gli adolescenti e la rete» (Carocci, 2014) e per il Mulino «Family Home Visiting» (Tambelli, Volpi, 2015), «Genitori Digitali» (Volpi, 2017), «Che cos'è la cooking therapy» (Volpi, 2020), «Docenti Digitali» (Volpi, 2021), «I disturbi psicosomatici in età evolutiva» (Volpi, Tambelli, 2022) Per informazioni scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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