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L’arte di cavarsela è un romanzo di formazione per adolescenti in cerca di un posto nel mondo. Un film adolescenziale come ormai non se ne fanno più, profondo anche se fino a un certo punto. Un film che racconta uno di quegli incontri destinati a segnare, ma anche a rimanere sospesi.

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Nonostante questo George non è il classico ‘sfigato’, disadattato; affascina nella sua naturale complessità, nel suo essere enigmatico e fuori dagli schemi. 

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Scritto e diretto dall’esordiente Gavin Wiesen, L’arte di cavarsela (The Art of Getting By) vede al centro della narrazione il personaggio di George, adolescente apatico senza alcun interesse verso la scuola, che crede non valga la pena sforzarsi, avere rapporti sociali- che non valga la pensa di vivere insomma- perché tanto tutti dobbiamo morire, e quindi la vita è solo un'illusione. Allora è meglio chiudersi nella propria solitudine. La sua unica passione è l'arte, ma come per il resto, anche qui non riesce ad esprimersi perché non sa cosa dire, tutto gli appare scontato e privo di senso. George è interpretato da Freddie Highmore, ex bambino prodigio del film “August Rush”, che qui ricopre bene il ruolo del protagonista risultandoci credibile anche quando spiega ai genitori che non vede il motivo per cui debba diplomarsi.

Un giorno però George incontra Sally (Emma Roberts), una sua coetanea, che viene sorpresa a fumare sul tetto della scuola, e per cui lui se ne addosserà la colpa. Sally decide quindi di sdebitarsi invitandolo a diventare suo amico, ed allo stesso tempo sembra sia affascinata dalla sua stranezza. L’incontro con quest’ultima porterà George a dover uscire dal proprio guscio e scontrarsi con la vita reale, affrontare i problemi.

La passività di George è sia interessante sia frustrante, perché nonostante conosca le soluzioni ai suoi problemi, sceglie volontariamente di essere infelice. La madre e il patrigno di George (Rita Wilson e Sam Robards) sono interessati, ma stranamente distanti. Come risultato, la maggior parte della tensione generata dal film è dentro di noi e non nella trama. Vogliamo che George abbia successo, lo vogliamo vedere felice con Sally.

La struttura narrativa non si discosta molto dalle altre commedie di genere, ma diventa interessante per le peculiarità del protagonista, il cui fatalismo lo conduce a vivere una vita travolta dagli eventi e incapace di ribellarsi al proprio destino. Fino all'incontro con Sally che rappresenta un punto di rottura, una visione diretta dell'impossibilità di sfuggire alla vita. E così vengono fuori le problematiche scolastiche fino ad ora mai considerate, le prime delusioni amorose, la necessità di trovare una strada per il proprio futuro. Nonostante questo George non è il classico ‘sfigato’, disadattato; affascina nella sua naturale complessità, nel suo essere enigmatico e fuori dagli schemi. E anche i personaggi secondari che si muovo attorno non rappresentano i classici ‘bulli’ che si divertono a prendere in giro la diversità, ma si avvicinano molto di più alla quotidianità, al mondo reale.

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Se la struttura narrativa segue il genere, la sceneggiatura viene valorizzata da dialoghi brillanti e originali. In questo caso il merito è anche degli attori (Freddie Highmore su tutti), capaci di dare attendibilità ai personaggi. Altro punto di forza del film è la colonna sonora molto bella e appropriata.

L’arte di cavarsela è quindi un romanzo di formazione per adolescenti in cerca di un posto nel mondo. Un film adolescenziale come ormai non se ne fanno più, profondo anche se fino a un certo punto. Un film che racconta uno di quegli incontri destinati a segnare, ma anche a rimanere sospesi. Non aspettatevi un lieto fine, quanto un ‘quieto’ fine: perché spesso la vita è così. Forse il discorso sull’arte moderna, che attraversa il film, e la cornice borghese newyorchese, rendono il film un po’ più snob e più freddo di quello che potrebbe essere. Con qualche intellettualismo in meno sarebbe stato perfetto.

Marta Bosso
Laureata all’Accademia di Belle Arti nel corso di Scenografia. Cinefila ed accanita lettrice.

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