Esperienze di razzismo e intolleranza, con manifestazioni di diversa gravità ma originate da una stessa incapacità di dialogare e di riconoscersi tra giovani di provenienze culturali diverse, sono purtroppo molto diffuse e devono trovare un argine soprattutto a partire dalla scuola.

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Lo conferma una nuova ricerca condotta da Sarah Page, docente senior in sociologia e criminologia alla Staffordshire University, conferma la preoccupazione che le manifestazioni di razzismo siano ancora molto presenti tra i giovani.

I dati sono stati raccolti attraverso i gruppi di discussione con studenti di scuole con sede nelle Midlands di età compresa tra i 14 e 17 anni. Poco meno della metà dei partecipanti erano alunni neri e di etnia minoritaria, e il resto erano britannici bianchi.

"Le conversazioni con i responsabili dell'anti estremismo all'interno del Ministero dell'Interno ci hanno portato a capire che l'entità dell'odio razziale e dell'estremismo nelle scuole e nelle comunità non è ancora realmente conosciuta. Abbiamo statistiche ufficiali sui crimini segnalati ma non sapevamo esattamente cosa stava succedendo a livello di base" ha spiegato la professoressa Page.

"I risultati principali hanno mostrato che, indipendentemente dall'etnia, i giovani possono essere vittime, testimoni e anche autori di crimini ispirati dall'odio razziale. La portata dei crimini sorti dall’intolleranza è risultata piuttosto evidente e anche gli effetti dei crimini ispirati dall'odio razziale sono stati decisamente scioccanti per noi".

"Il razzismo è stato testimoniato e sperimentato tramite i social media, da quanto raccontato dai giovani che hanno preso parte allo studio. Con l'attuale blocco del COVID-19 c'è preoccupazione per un possibile aumento degli abusi razziali che si verificano online".

Un team di studenti universitari ha supportato il processo di raccolta dei dati, che è un approccio chiave dello Staffordshire University Crime and Society Research Group.

Gli alunni hanno descritto la vittimizzazione dell'odio razziale, che andava dall'abuso verbale all'aggressione fisica, comprese le segnalazioni di armi utilizzate in alcuni degli attacchi. Sono stati riferiti abusi islamofobici, come la rimozione del velo, insieme all'odio razziale tra gli alunni bianchi e alunni delle minoranze etniche, e tra questi tra di loro.

È stato anche descritto il conflitto razziale tra le scuole. Le scuole con una popolazione di alunni di minoranze etniche più alta sono state etichettate negativamente dagli alunni delle scuole a maggioranza bianca.

In modo preoccupante, gli insegnanti sono stati visti a favore degli alunni bianchi quando si sono verificati incidenti nei locali della scuola, con alcuni insegnanti descritti come "razzisti". I giovani hanno ritenuto che ci fosse bisogno di punizioni più dure per il comportamento razzista per ridurre il comportamento dannoso.

"La ricerca mostra che la tensione razziale è pervasiva nella vita di questi giovani e che è necessario un intervento simultaneo a scuola, nella comunità, sui social media e nei notiziari per affrontare il razzismo".

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"Abbiamo avuto giovani che ci hanno detto che i loro capelli stanno cadendo a causa dello stress e del trauma causato dagli abusi verbali razzisti. Un'altra preoccupazione è stata che alcuni alunni descrivano alcuni dei loro insegnanti - non tutti - come razzisti. Hanno riconosciuto che quando le punizioni venivano impartite all’interno delle scuole c'erano pregiudizi favorevoli nei confronti degli studenti bianchi, i quali avevano meno punizioni rispetto a un compagno appartenente a una minoranza etnica".

Sono trascorsi vent'anni dalla pubblicazione del rapporto MacPherson che promuoveva cambiamenti a tutte le organizzazioni del settore pubblico, inclusa l'istruzione, per affrontare in modo più efficace il razzismo dopo un omicidio razzista.

La professoressa Page crede che questa nuova ricerca dimostri che il cambiamento non è ancora sufficiente e di quanto sia necessario promuoverlo. Occorre incoraggiare il governo a compiere sforzi concertati per eliminare il razzismo e l'estremismo legato all'odio razziale nella società e nelle scuole.

Un suggerimento è che il governo finanzi la formazione per tutto il personale scolastico su questioni legate all'estremismo e alla razza, cosa che attualmente solo una parte del personale riceve.

"La portata dell'odio razziale è abbastanza chiara nonostante tutti i tentativi di prevenzione fatti in questi anni. Quello che abbiamo scoperto è che le cose non sono state affrontate adeguatamente e che è necessario fare di più in quella particolare area.

"Le scuole dispongono di risorse insufficienti e ciò ha implicazioni sul modo in cui vengono affrontate le denunce degli alunni e se una scuola decide o meno eseguire una punizione. Di conseguenza, vorremmo anche sostenere che il governo si assicuri che le scuole ricevano finanziamenti extra per affrontare il sostegno agli insegnanti e contenere i comportamenti provocatori".

I giovani hanno anche ritenuto che sarebbe stata utile una maggiore istruzione per gli alunni su ciò che costituisce l'odio razziale e l'estremismo dell’intolleranza. Hanno suggerito una serie di idee per affrontare i problemi dell'odio razziale nella società.

La promozione della cultura dell’inclusione, della conoscenza e della relazione empatica tra studenti di etnia diversa, è una questione urgente anche nel nostro Paese, all’interno di una società ormai molto variegata da un punto di vista etnico, per arginare razzismo e intolleranza.

A partire dai giovani, ai quali deve essere data la formazione adeguata per saper costruire nuovi modelli di convivenza e di sviluppo sociale.