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Penso che oggi essere giovane sia molto difficile; ci sono poche certezze e gli adulti hanno perso la capacità di sognare e tramandare alle nuove generazioni speranza, ottimismo e la determinazione di lottare in ciò in cui si crede. Inoltre ritengo che le ragazze ed i ragazzi non vengano considerati né ascoltati abbastanza dagli adulti, spesso immaturi o troppo indaffarati. Credo che la fotografia sia molto importante in questa età ricca di trasformazioni; penso possa essere uno strumento per sviscerare certe emozioni che con la parola magari risulta essere più difficoltoso esprimere.

20150713 Copertina libro

Ciao Micaela, mi fai una tua breve biografia?

Sono Micaela Zuliani e ho 44 anni. Dopo gli studi magistrali ho fatto vari lavori sia a contatto con bambini/ragazzi sia in settori diversi come in ufficio o nei negozi.

Nel 2011 ho scoperto la fotografia e me ne sono innamorata all'istante, ho intuito che avevo trovato la mia strada. Cosi ho preso la non facile decisione di lasciare l'azienda per cui lavoravo e di buttarmi a capofitto in una nuova professione incoraggiata anche dai riscontri positivi di diverse persone del settore che mi spingevano a fare il grande salto.

In questi 4 anni, consapevole della concorrenza, della mia età (40 anni) non propriamente giovanissima e con una famiglia da portare avanti, mi sono data da fare cercando di non sprecare nemmeno un giorno, infatti posso dire che questi primi anni sono stati molto intensi e utili.

Ho fatto la gavetta lavorando per Kikapress, un'agenzia press internazionale che mi ha dato la possibilità di fotografare eventi sportivi, spettacoli, musica e fatti di cronaca. Questo mi ha permesso di fare molte esperienze in situazioni sempre diverse.

Ho collaborato con wedding planners per i reportage matrimoniali, con la rivista Wu Magazine e per due anni di seguito come reporter del Milano Film Festival.

Ho lavorato con diversi artisti e scrittori a progetti culturali-artistici, ho creato le "Print Alternative" dove ho unito la fotografia con l'arte e il materiale da recupero; l'obiettivo era quello di rendere la tela e quindi la fotografia un'arte popolare, propriamente del popolo e non di nicchia. Alla mia prima mostra il critico d'arte, Roberto Mutti, l'ha definita arte pop.

In questi anni ho fatto tante cose che a scriverle tutte diventerei noiosa, quindi mi fermo qui.

Ora mi sto concentrando sul ritratto, offrendo diversi filoni come ad esempio lo "Scatto pittorico", ispirato alla pittura di Vermeer del ‘600 o Portrait de Femme, dove il soggetto principale e unico è la donna nei suoi aspetti meno evidenti. Oltre a questo sto intraprendendo anche l'insegnamento della fotografia come mezzo espressivo ed emozionale, rivolta ai ragazzi, da qui il libro scritto nel 2014 "Manuale di Fotografia e Photoshop per ragazzi" oltre ai corsi che tengo privatamente e nelle scuole, con Bookcity.

Oltre ai corsi di fotografia per ragazzi so che stai lavorando a nuovi progetti rivolti ai giovani, ci puoi accennare qualcosa?

Sì, in questi mesi sto realizzando due campagne di sensibilizzazione e prevenzione in collaborazione con la Lilt Lega Tumori, inerenti alla prevenzione del cancro al seno e all'antitabagismo: voglio che siano i ragazzi stessi a rivolgersi ai loro coetanei parlando dell'importanza di un'informazione e prevenzione che deve diventare routine acquisita, quotidiana; ora invece il messaggio viene trasmesso spesso dagli adulti per gli adulti.

Sono convinta che la comunicazione sarebbe più immediata ed efficace.

Quando e dove nasce la tua passione per la fotografia?

Nasce all'improvviso, un lunedì pomeriggio curiosavo in internet ed ho scoperto un corso di fotogiornalismo, ho telefonato per chiedere informazioni e mi hanno detto che bisognava conoscere la fotografia di base ed avere una reflex. Non avevo né l'una né l'altra ma qualcosa dentro di me in quel momento è scattato: ho studiato da sola e ho acquistato la reflex; è stato amore a prima vista, non è stato facile perché fino a quel momento non avevo mai scattato foto, nemmeno in vacanza. Ma sicuramente dentro di me c'è' sempre stata l'esigenza di comunicare, senza ancora saperlo. Dovevo trovare solo il modo giusto per farlo.

Un aneddoto simpatico, che mio padre mi ha ricordato, è che il primo regalo che ho chiesto a Babbo Natale è stata una fotocamera!

La fotografia è un mezzo per raccontare storie, emozioni, ma sono attratta anche da altre forme di comunicazione, per questo motivo non mi sento solo una fotografa, ma una persona che ha il bisogno di comunicare.

20150713 Micaela Zuliani

Cosa rappresenta per te la fotografia?

Per me ormai è la vita! È il motivo, dopo mia figlia, per alzarmi con gioia la mattina; mi rassicura e mi rende tranquilla: è curioso ma sono sempre stata un po' timida, invece quando ho in mano la fotocamera mi sento in pace e sicura di me, di ciò che devo fare, senza ansie o preoccupazioni.
È come un abito che ti calza perfettamente e capisci che ti appartiene. Le foto che faccio, seguono un percorso, uno stato d'animo. Quando ho iniziato il mio stile era più istintivo, rabbioso, provocatorio, ora è diventato più sottile, morbido, variegato e consapevole.

Che rapporto ha tua figlia con la fotografia ?

Innanzitutto devo ringraziare mia figlia per la disponibilità e la pazienza che ha avuto nel farsi fotografare per progetti che avevo in mente o per il libro che ho scritto per i suoi coetanei; fin da piccola ha avuto la capacità e la sensibilità dell'analisi dell'immagine e del dettaglio, infatti spesso chiedo a lei dei punti di vista che sorprendentemente scopro essere corretti ma la sua passione è rivolta più verso il disegno.

Cosa ne pensi della condizione dei giovani oggi?

Penso che oggi essere giovane sia molto difficile; ci sono poche certezze e gli adulti hanno perso la capacità di sognare e tramandare alle nuove generazioni speranza, ottimismo e la determinazione di lottare in ciò in cui si crede. Inoltre ritengo che le ragazze ed i ragazzi non vengano considerati né ascoltati abbastanza dagli adulti, spesso immaturi o troppo indaffarati. È per questo motivo che il mio interesse è rivolto soprattutto ai giovani; sono convinta che abbiano un ottimo potenziale, ma non venga ancora sufficientemente stimolato.

Rispetto alla tua adolescenza, cosa pensi sia cambiato oggi?

La cosa più bella che ricordo della mia adolescenza era ritrovare gli amici in piazzetta o nel cortile e giocare con cose semplici. Ora questo non è possibile perché scarseggiano luoghi di ritrovo e giocare in strada è diventato pericoloso. E poi c'è la bramosia di riempire le giornate con tanto studio o le troppe attività extrascolastiche, mentre un tempo si aveva maggior tempo a disposizione e il ritmo era decisamente rallentato.

Da dove nasce l'idea di un "Manuale di Fotografia e Photoshop per ragazzi"?

Nasce dal fatto che, come dicevo prima, i ragazzi non sono secondo me considerati e stimolati abbastanza, forse sottovalutati. I corsi di fotografia esistenti sono per lo più per adulti o in alcuni casi per bambini dove però si parla di disegno e dell'immagine in generale. Facendo una ricerca in internet e nelle librerie ho scoperto che non c'erano libri pensati, scritti per ragazzi delle medie e questo mi ha sorpreso enormemente considerando quanto gli stessi ragazzi ogni giorno usano il cellulare per fotografare. Volevo scrivere un libro rivolto a loro, con un linguaggio adeguato alla loro età.

Perché pensi che i giovani possano trarre giovamento dall'incontro con la fotografia?

Credo che la fotografia sia molto importante in questa età ricca di trasformazioni; penso possa essere uno strumento per sviscerare certe emozioni che con la parola magari risulta essere più difficoltoso esprimere. In questa epoca veniamo inoltre costantemente bombardati da così tante immagini che costruire fin da ragazzi una coscienza critica e un sano rapporto con il linguaggio visivo aiuta a difendersi e a non cadere vittime di falsi modelli.

Viviamo in un'epoca di grandi tecnologie dove i ragazzi hanno a disposizione tutto e subito, questo ha inciso anche nella fotografia; siamo passati dallo sviluppo delle foto da rullino in alcuni giorni, alla fotografia digitale ed infine all'utilizzo dello smartphone. Come valuti questi cambiamenti?

A differenza di molti miei colleghi, credo che la nascita di idee e strumenti nuovi sia sempre una cosa positiva e stimolante, in quanto permette di ampliare mondi, conoscenze, espressioni artistiche. Non è tanto l'avvento del digitale che deve spaventare, piuttosto la superficialità e il pensare che se scatti in digitale non devi imparare o approfondire ciò che stai facendo ma questo dipende soprattutto dalla mentalità e curiosità delle singole persone.

Scattare fotografie con smartphone è un altro modo di raccontare la realtà circostante, che i filtri messi a disposizione abbelliscono ulteriormente. Spesso vedo fotografie molto belle grazie a questi mezzi senza sottovalutare il prezzo degli  apparecchi e il risultato immediato che offrono.

La fotografia per me è saper raccontare ed emozionare, non è associata allo strumento che si utilizza, quindi che sia smartphone, analogica o digitale per me è assolutamente indifferente; se però sei un professionista la strumentazione può far la differenza. Le innovazioni tecnologiche rappresentano di certo un forte stimolo perché possono essere utilizzate quotidianamente; la differenza poi la fa la curiosità di provare stili e tagli diversi se si vuole approfondire.

Cosa nei pensi della moda, diffusissima tra i giovani, dei selfie?

Non demonizzo l'uso dei selfie: i giovani come gli adulti amano condividere la propria vita e i propri stati d'animo attraverso una fotografia scattata velocemente nell'istante in cui si sta vivendo, è sicuramente un modo per fermare il tempo e volerlo vivere insieme ad altri grazie allo smartphone. Il limite può esserci nel momento in cui sei più concentrato sulla condivisione stessa della foto rispetto al vivere appieno il momento, il luogo, le relazioni interpersonali consumando tutto in modo superficiale e vorace. Parlando con alcuni ragazzi e ragazze dei selfie vedo che li considerano come un semplice e innocuo modo per condividere qualcosa con i loro amici, ma sono consapevoli anche loro che non bisogna abusarne. Personalmente però non posso paragonare i selfie agli autoritratti.

Ok, hai parlato di autoritratti e prima hai detto che nell'ultimo periodo ti stai dedicando proprio a questo. Riusciresti a fare un confronto con i selfie?

Certo, c'è una differenza sostanziale tra le due rappresentazioni fotografiche: escludendo le eccezioni, i secondi sono a mio avviso superficiali, immediati, raccontano ciò che si sta facendo o con chi si è ma non raccontano lo stato d'animo o un'emozione profonda. Gli autoritratti invece li vedo più profondi, pensati, rallentati, comunicano a chi li guarderà chi siamo in modo forse più onesto, vero, viscerale; e spesso sono più artistici, sperimentali. Penso che ognuno di noi dovrebbe cimentarsi nel provare a farli in quanto spesso si è a nudo con se stessi come fossimo davanti ad uno psicologo. I progetti più intensi della mia attività fotografica sono proprio gli autoritratti, dove "uso" il mio corpo o il mio viso per comunicare un messaggio forte o affrontare temi scomodi come le dipendenze, la violenza sulle donne, ecc..

Inviteresti e inviti nel tuo lavoro i ragazzi a riappropriarsi delle tecniche tradizionali della fotografia? Perché?

Assolutamente si, primo perché la fotografia analogica rappresenta l'origine  della fotografia; non vedendo subito il risultato sul display ti obbliga a pensare alle impostazioni della luce, del diaframma, del tempo; nella camera oscura il tempo deve essere rispettato e può essere utile a farti elaborare nuove idee. Il tocco fisico delle foto con le mani (o pinzette) nelle varie fasi di sviluppo e stampa procura delle sensazioni particolari. L'ottimale sarebbe conoscere tutti i vari strumenti, al fine di essere poi in grado di scegliere quale usare a seconda del progetto che si vuole realizzare.

Cosa diresti ad un adolescente che si affaccia al mondo della fotografia?

Incomincerei col dire di lasciare a casa fotocamere costose e iniziare da una semplice compatta, per allenarsi a guardare la realtà circostante, il passo successivo è di "sporcarsi le mani" e togliere dalla stessa fotocamera tutte le impostazioni automatiche e sperimentare il diaframma, il tempo, la luce, senza preoccuparsi del risultato. La fotografia non deve essere fatta per dimostrare capacità agli altri, ma per sè stessi, per il piacere di farlo. Ora c'è più la bramosia di condividere l'immagine a discapito della qualità.

Se dovessi pensare ad una fotografia da fare per rappresentare la tua idea di adolescenza oggi come sarebbe?
Sarebbero due e opposte: una in solitudine e l'altra dinamica, colorata, in mezzo alla natura e con gli amici. Credo siano le due immagini che oggi meglio rappresentano i giovani e il loro stato d'animo a seconda del momento in cui si trovano.

Sito di riferimento di Micaela Zuliani: www.mkzphoto.com

Il manuale si può acquistare qui