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Tutte le persone, chi più chi meno, hanno subito delle ferite. Nessun adolescente, come nessun adulto, ha potuto evitare di fare esperienza e soffrire per qualche forma di dolore emotivo.

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Quello che si è vissuto ha fatto male, certo, ma quello che si fa con il proprio dolore è probabilmente più importante del dolore stesso. Si preferisce riuscire a godersi per intero la vita che si potrebbe avere o si preferisce rimuginare all'infinito sul passato e su qualcosa che non può essere cambiato?

Ma come si può lasciar andare le ferite del passato e andare avanti?

Incolpare gli altri per il proprio dolore è ciò che la maggior parte delle persone inizia a fare. Qualcuno ha fatto qualcosa di sbagliato o ci fatto un torto in un modo che è stato molto rilevante. Si vorrebbero avere delle scuse. Si vorrebbe che i “colpevoli” riconoscessero che quello che hanno fatto è sbagliato.

Ma incolpare qualcun altro per le proprie ferite può ritorcersi contro di sé, come spiegano i terapeuti.

Il problema di incolpare gli altri, affermano, è che spesso questo può lasciare impotenti. Confrontarsi con chi ha provocato la ferita (un amico, un compagno di classe, un insegnante, un genitore, un coniuge o un figlio, e così via) può non portare da nessuna parte e lasciare pieni di rabbia e dolore, e con nessuna risoluzione.

Sono tutti sentimenti legittimi. È importante sentirli completamente e poi andare avanti. Abbandonarsi alle proprie lamentele per un tempo infinito è una cattiva abitudine, perché ferisce più chi ha subito di quanto non faccia male a chi ha provocato la ferita.

Le persone che si aggrappano alle ferite del passato spesso rivivono il dolore più e più volte nelle loro menti. A volte una persona può persino rimanere "bloccata" in questo dolore. È un blocco dal quale bisogna saper fare uscire i più giovani, perché sviluppino una personalità positiva.

Occorre far capire loro che l'unico modo in cui possono avere nuova gioia e felicità nella loro vita è far loro spazio. Se il cuore è pieno di risentimento e dolore, come puoi essere aperto a qualcosa di nuovo?

Prendere la decisione di lasciare andare

Le cose non scompaiono da sole. Bisogna assumersi l'impegno di "lasciar perdere". Se non si fa questa scelta consapevole in anticipo, si potrebbe finire per auto-sabotare qualsiasi tentativo di superare questo dolore passato.

Prendere la decisione consapevole di lasciar andare significa anche accettare di avere la possibilità di lasciar andare. Smettere di rivivere il dolore passato, smettere di ripassare i dettagli della storia nella propria testa.

Questo dà potere alla maggior parte delle persone, rendendole consapevoli che è loro la scelta di aggrapparsi al dolore o di vivere una vita futura senza di esso.

Esprimi il proprio dolore e la propria responsabilità

Esprimere la sofferenza che quel dolore ha fatto provare, sia direttamente a chi l’ha provocato, o semplicemente tirandolo fuori da sé (sfogandosi con un amico, o scrivendo un diario o una lettera che non si invierà alla persona che ha fatto del male). Fare uscire tutto da sé in una volta. Questo aiuterà anche a capire in cosa, nello specifico, consiste il proprio dolore.

Non si vive in un mondo di bianco o di nero, anche quando a volte sembra che sa così. Anche se si potrebbe aver avuto la stessa responsabilità per il dolore subito, potrebbe esserci stata una piccola parte del dolore di cui si è anche parzialmente responsabili. Cosa si potrebbe fare di diversi la prossima volta? Si è protagonisti nella propria vita o solo vittime senza speranza? Si lascerà che il proprio dolore diventi la propria identità? O si è una persona più profonda e complessa?

Smettere di essere vittime e di incolpare gli altri

Essere la vittima fa sentire bene: è come essere nella squadra vincente contro il mondo. Però al mondo non importa gran che, quindi occorre superare se stessi.

Certo, bisogna dire a un ragazzo per aiutarlo a uscire dal circolo vizioso della sofferenza, sei importante, i tuoi sentimenti contano. Ma non confondere l’espressione "i tuoi sentimenti contano" con "i tuoi sentimenti dovrebbero prevalere su tutto il resto e nient'altro conta".

I propri sentimenti sono solo una parte di questa grande cosa che viene chiamata vita, che è intrecciata, complessa, disordinata.

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In ogni momento, si ha quella scelta: continuare a sentirsi male per le azioni di un'altra persona o iniziare a sentirsi bene. Occorre assumersi la responsabilità della propria felicità e non mettere tale potere nelle mani di un'altra persona. Perché lasciare che la persona che ha ferito nel passato abbia un tale potere, proprio qui, proprio ora?

Nessuna quantità di rimuginazioni prodotte da un’analisi può risolvere il problema di una relazione compromessa. Allora perché scegliere di impegnarsi in tutto questo pensiero avvolto su se stesso e dedicare così tante energie a una persona che si ritiene abbia fatto un torto?

Concentrarsi sul presente - qui e ora - e sulla gioia

Il momento di lasciare andare è adesso. Lasciare andare il passato e smettere di riviverlo. Smettere di raccontarsi quella storia in cui il protagonista è per sempre vittima delle orribili azioni di un'altra persona. Non si può cancellare il passato, tutto quello che si può fare è rendere il presente il momento più bello della propria.

Quando ci si concentra sul qui e ora, si ha meno tempo per pensare al passato. Quando i ricordi del passato si insinuano nella coscienza (come è inevitabile che facciano di volta in volta), occorre riconoscerli subito. E poi riportare se stessi dolcemente nel momento presente. Alcune persone trovano più facile farlo con un segnale cosciente, come dicendosi: "Va bene. Quello era il passato, e ora sono concentrato sulla mia felicità e sul fare questa cerca cosa".

Se si riempiono il cervello e la vita di sentimenti feriti, si lascia poco spazio per qualcosa di positivo. È una scelta che si sta facendo per continuare a sentire il dolore, piuttosto che accogliere la gioia che si potrebbe trovare.

Perdonare loro e se stessi

A volte si rimane bloccati nel proprio dolore e nella propria testardaggine, non si riesce nemmeno a immaginare il perdono. Ma il perdono non sta dicendo a chi ha ferito: "Sono d'accordo con quello che hai fatto". Invece, sta dicendo: " Non sono d'accordo con quello che hai fatto, ma ti perdono comunque".

Il perdono non è un segno di debolezza. Invece, sta semplicemente affermando: "Hai fatto qualcosa che mi ha ferito ma voglio andare avanti nella mia vita e dare il benvenuto alla gioia. Non posso farlo completamente finché non lascio andare quello che mi hai fatto".

Il perdono è un modo per lasciare andare concretamente qualcosa, sottolineano alcuni psicologi in merito a queste forme di autolesionismo derivanti da un dolore passato. È anche un modo per entrare in empatia con le altre persone, anche quelle che hanno ferito, e cercare di vedere le cose dal loro punto di vista.

Perdonare anche se stessi può essere una parte importante di questo passaggio, poiché a volte si potrebbe finire per incolpare se stessi per la situazione o ferirsi. Anche se in effetti si potrebbe avere avuta una responsabilità nella situazione che ha provocato dolore, non c'è motivo per cui si debba continuare a incolparsi per questo.

Se non ci si riesce a perdonare, come si potrà vivere in pace e accogliere la felicità che il futuro potrebbe riservare?

Molti ragazzi portano in sé un dolore che sembra non volerli abbandonare. È incredibilmente difficile lasciar andare il proprio dolore. Se lo si tiene stretto per molto tempo, diventa quasi un vecchio amico, sembra quasi impossibile lasciarlo andare via.

Ma la vita di nessuno, soprattutto di un ragazzo, dovrebbe essere definita dal suo dolore.

Non è salutare, aumenta lo stress, danneggia la capacità di concentrazione, di studio e di lavoro, e ha un impatto su ogni altra relazione che si ha (anche su quelle non direttamente toccate da quel dolore). Ogni giorno in cui si sceglie di aggrapparsi al dolore è un altro giorno che tutti quelli che stanno intorno dovranno convivere con questa decisione. Scontandone le conseguenze.

È quindi importante che i ragazzi vedano che esiste una via d’uscita alla loro sofferenza, e imparino da subito a percorrerla.


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