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Il rapporto di Antigone sugli under 18 dietro le sbarre Intervista a Paolo Tartaglione, referente area penale minorile del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza. «Avevamo un’ottima legge, è stata spazzata via senza dibattito politico e a colpi di fiducia»
Paolo Tartaglione è un pedagogista e ha 49 anni. Presidente della cooperativa Arimo, che in Lombardia si occupa di giovani autori di reati, svolge un ruolo di consulenza per il Garante regionale dell’infanzia ed è referente dell’area penale minorile del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza. Al Cnca aderiscono 240 organizzazioni presenti in quasi tutta Italia. Con Tartaglione parliamo del settimo rapporto di Antigone, Prospettive minori.
La colpisce che il 57% dei ragazzi detenuti negli Istituti penali minorili siano stranieri?
Il dato è in aumento da qualche anno ed è molto alto. La nostra legge penale minorile parla del reato come di una richiesta di aiuto estrema. I ragazzi che accedono al penale, senza eccezioni, sono in condizioni drammatiche, fanno fatica a crescere e sollevano il problema compiendo il reato. I minori stranieri si trovano frequentemente in condizioni limite. Se prevenzione e interventi sociali sono insufficienti restano solo le risposte estreme: la psichiatria o il reato.
In questo contesto il governo è intervenuto sui minori stranieri non accompagnati raddoppiando la capienza dei centri di accoglienza e permettendo di usare anche le strutture per adulti.
Vediamo pochissima lungimiranza da parte della politica. Non so se prima ci fosse, ma ora sicuramente manca. Sia i provvedimenti legati alla gestione dei flussi migratori, sia il decreto Caivano sono destinati a estremizzare la sofferenza dei ragazzi e questo fa aumentare reati e accesso alla psichiatria. Sono misure che a breve termine soddisfano la pancia degli elettori, ma nel medio periodo creano disastri. Chiunque ha un minimo di esperienza sul campo lo sa.
Il decreto Caivano è al centro del rapporto di Antigone, che scrive: «ha effetti distruttivi sul sistema della giustizia minorile». Cosa sta avvenendo?
Avevamo un’ottima legge penale minorile, del 1988, scritta con riferimenti culturali eccezionali. È stato deprimente vederla spazzare via senza dibattito politico e attraverso il sistema della fiducia, in un’Aula quasi vuota. Con la conversione in legge del decreto Caivano è esploso il ricorso alla carcerazione. Portare un minore dietro le sbarre è il modo migliore per aumentare la recidiva. Più mettiamo i ragazzi in carcere più avremo reati. Ma la cosa più grave è l’aver limitato la possibilità di concedere la messa alla prova, il fiore all’occhiello del nostro sistema penale minorile, invidiato in tutto il mondo. Prima si poteva usare con qualsiasi reato, oggi no. Per esempio è esclusa in caso di rapina aggravata, che detta così sembra una cosa terribilmente pericolosa ma è frequentissima negli adolescenti.
Un esempio? Sottrarre il cellulare a un coetaneo minacciando di prenderlo a schiaffi. Tutto questo mentre anche negli istituti penali minorili è arrivato il sovraffollamento e non ci sono posti. Per eseguire le misure cautelari dalla Lombardia i ragazzi sono mandati in Puglia o Sicilia, venendo meno il diritto di stare vicino alle famiglie.
Nel rapporto si legge che «la detenzione minorile appare come un fenomeno che ha come protagonista il Meridione». Che ne pensa osservando il tema dalla Lombardia?
Non mi pare che la giustizia minorile in questi anni si sia caratterizzata per una particolare differenza di trattamento tra Nord e Sud. Sicuramente c’è un’eterna differenza di risorse. Al Nord si è fatto molto più ricorso alle comunità e meno alle carceri per questioni economiche, non culturali. La Lombardia ha collocato nelle comunità più persone di tre o quattro regioni messe assieme. In una situazione in cui le risorse sono poche è possibile che al Sud ci sia un ulteriore peggioramento.
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Pensare in grande
Al via il programma di Formazione 2024 di Agevolando, dedicato agli operatori, ai ragazzi e alle ragazze dell’universo care leavers. Un’offerta formativa ideata, progettata e realizzata proprio insieme a loro, i care leavers.
Come si diventa grandi? E come si accompagna un salto nel vuoto? Da oltre tredici anni Agevolando mette a disposizione la sua esperienza, le sue competenze e la sua attenzione per provare a rispondere a queste domande. Ma soprattutto lo fa con l’esperienza e le risposte di chi quelle domande le ha già vissute, in prima persona: i ragazzi e le ragazze cresciuti in contesti fuori famiglia. Vita vissuta al servizio di chi deve cominciare a viverla da sé. A loro e agli operatori e ai professionisti che li accompagneranno.
I 18 anni, il momento in cui per chiunque si spalanca la libertà, per un ragazzo o una ragazza cresciuti fuori famiglia - ad esempio in comunità o in casa-famiglia - è il momento del vuoto. Tecnicamente, internazionalmente, si chiamano care leavers. Nella vita, la loro, giorno per giorno, sono ragazzi e ragazze. Ragazzi e ragazze di fronte al momento in cui devi diventare grande perché i “grandi” che pensavano a te, o insieme a te, si sono dovuti fermare prima. Perché da grandi ci si arrangia. “E ora?”. Questa è la domanda di quei ragazzi e quelle ragazze diventate grandi per forza. Ora, da dieci anni, c’è anche Agevolando, che sotto a quel vuoto allunga le braccia, accoglie e accompagna. Un percorso di ascolto e di decisioni, emotivo e pratico, di paure e desideri, riscatto e definizione. Un percorso delicato, faticoso, appassionante, il cui punto di partenza è uno: la fiducia. Come raggiungerla? E come percorrerlo poi insieme? A questo aiuta a rispondere il programma di formazione di Agevolando.
Formazione per operatori e professionisti. Un sostegno deciso e gentile, attento e capace. I corsi dedicati agli operatori, a quei “grandi” che devono accompagnare all’autonomia ragazzi e ragazze, puntano alla formazione di professionisti che sappiano rapportarsi da pari e da guida, umanamente e nella pratica. Professionisti che, prima ancora delle competenze, tra i loro strumenti abbiano cuore e “orecchio”.
Tutti i corsi (—> LINK) sono modulabili a seconda delle esigenze di chi li richiede, sia in termini di durata, sia in termini di presenza fisica o da remoto.
Formazione per ragazzi e ragazze. Come diventare adulti, sapendo di poterlo fare come. I corsi, le giornate di studio e i seminari dedicati ai giovani (dai 15 ai 26 anni) (—> LINK) sono una vera e propria esplorazione del vivere quotidiano, del pensare a sè stessi e della partecipazione attiva, in prima persona. Affrontare le prime domande sull’autonomia e costruire le risposte. Che siano il pagamento online di una bolletta, cercare una stanza o - perché no - capire che per il lavoro c’è tempo, se il vero desiderio è studiare. O ancora, che diventare “adulto” significa anche far parte di una comunità attiva, partecipare, contribuire, esserci.
Il segreto è ascoltarli. Il programma di formazione di Agevolando è stato pensato, ideato, progettato e costruito insieme ai ragazzi e alle ragazze a cui l’associazione si dedica dal 2010. Proprio loro, i care leavers. O, in questo caso, gli esperti per esperienza, chi ha vissuto in prima persona quel salto nel vuoto e dunque conosce il punto di vista, le emozioni, le fragilità e i bisogni di quei momenti. Chi meglio di loro, i protagonisti delle domande a cui si lavora per trovare insieme una risposta, possono essere la bussola per orientarsi in un cammino che è prima di ogni altra cosa “ascolto”?
Il primo passo, dopo aver consultato l’area Proposta formativa su www.agevolando.org, è contattare l’associazione e raccontare le proprie necessità, le aspettative e il proprio contesto. In poco tempo sarà poi Agevolando a proporre la soluzione ideale e specifica, “sartoriale”, cucita insieme ai docenti e formatori che lavorano con l’associazione.
Per info:
www.agevolando.org
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Federico Zullo - 339 8012202
Agevolando: L’associazione in ambito formativo dal 2014 collabora con numerose Università italiane, dall’Alma Mater Studiorum di Bologna alla Ca’ Foscari di Venezia, con il CNOAS (Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali), con la Regione Emilia Romagna e altri numerosi enti e realtà distribuite sull’intero territorio nazionale.
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Buongiorno e benvenuti, dopo la importante apertura del congresso di ieri, dopo i messaggi delle istituzioni territoriali e degli autorevoli rappresentanti della politica, dell'Autorità Garante Nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, del CSM nostro organo di autogoverno, seguiti dalla profondità della" lectio magistralis" del professor Resta e infine dalla commozione suscitata dal coro dei bambini e dalla passione della loro insegnante, è con grande piacere che mi accingo a dare inizio ai lavori della seconda giornata del nostro 41 0 appuntamento AIMMF.
In una giornata fra l'altro molto importante, in cui si celebra la giornata internazionale contro la violenza alle donne e alle tante, troppe vittime, credo sia giusto dedicare un pensiero di profondo rispetto e cordoglio.
Sono tanti i pensieri che vorrei condividere con voi, ma prima di tutto mi preme rivolgere un sentito grazie:
- a tutti coloro che hanno generosamente supportato il Comitato Organizzatore e contribuito a realizzare questo evento, guidati dalla Presidente Montaruli e dalla infaticabile capacità organizzativa, dal garbo e dall'equilibrio della delegata di zona sud dott.ssa Annamaria Casaburi;
- alla Università di Matera che ci ospita in questa bella e confortevole sala e che, nella persona della sua Pro-rettrice, ha reso possibile uno stile di accoglienza certamente pregevole;
- alla Regione Basilicata che ci ha generosamente sostenuti e supportati;
- agli Enti che ci hanno offerto il loro pafrocinio e a tutti coloro che hanno materialmente contribuito alla realizzazione di questo evento;
- alle massime Istituzioni che hanno accolto con partecipazione e interesse il nostro invito;
- naturalmente ai prestigiosi relatori che ci regalano il loro tempo e la loro competenza; e infine a questa grande platea, che ha sfidato un viaggio piuttosto complicato per essere presenti e ritrovarci finalmente tutti insieme in una terra meravigliosa.
Clicca qui per leggere la relazione
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In Italia più di 800 mila bambine, bambini e adolescenti sono italiani di fatto, ma non di diritto.
In base a una legge che risale a trent’anni fa, possono ottenere la cittadinanza italiana solo quando diventano maggiorenni e dopo un complesso iter burocratico. In una fase delicata come quella della crescita, non avere la cittadinanza italiana e sentirsi diversi rispetto ai compagni di classe ha ripercussioni sia pratiche – come la possibilità di partecipare alle gite scolastiche e alle attività sportive - che psicologiche, nella maturazione del senso di appartenenza alla comunità nella quale si vive.
Tutto ciò può avere impatto negativo anche sui percorsi scolastici.Per questo, abbiamo lanciato una campagna per la cittadinanza. Con la petizione “Cittadinanza italiana per i bambini nati o cresciuti in Italia. È il momento di riconoscere i loro diritti!”, per chiedere al Parlamento italiano di riformare la legge sulla cittadinanza e consentire a bambine, bambini e adolescenti nati in Italia o arrivati nel nostro Paese da piccoli, figli di genitori regolarmente residenti, di diventare italiani prima del compimento della maggiore età.
Chiediamo, inoltre, al Governo italiano di sostenere l’inclusione delle studentesse e degli studenti con background migratorio nelle scuole, potenziando l’offerta educativa a loro dedicata, soprattutto nei territori dove la concentrazione degli stessi è più alta, attraverso servizi di mediazione culturale e la costruzione di percorsi che valorizzino il pluralismo linguistico e culturale nelle scuole.
Il video della campagna è disponibile al link: https://vimeo.com/858549318/a31b44d3c3?share=copy
Per maggiori informazioni visita Rientro a scuola: il nostro nuovo report "Il mondo in una classe" | Save the Children Italia
Per aderire alla petizione Petizione bambini italiani senza cittadinanza (savethechildren.it)
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12 ottobre 2023
In occasione dell’avvio alla Camera dei Deputati dell’esame parlamentare del Decreto-legge, le organizzazioni sottolineano la propria preoccupazione per la prevista accoglienza di minori ultrasedicenni in centri per adulti e per i rischi di respingimento, trattenimento ed espulsione dei minorenni che arrivano soli nel nostro Paese e che potrebbero essere erroneamente considerati adulti per insufficienti garanzie nella procedura di accertamento dell’età.
Il DL Immigrazione e Sicurezza, sul quale inizia oggi, presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, la discussione per la conversione in Legge, desta grave preoccupazione poiché, tra le altre cose, modifica in senso peggiorativo due disposizioni della L.47/2017 sulla protezione dei minori non accompagnati. Questo l’allarme di 25 organizzazioni della società civile attive per i diritti dei minori migranti – ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Caritas Italiana, Centro Astalli, CeSPI ETS, Cir Onlus, CIES Onlus, CNCA, CISMAI, Cooperativa CIDAS, Cooperativa CivicoZero, Defence for Children International Italia, Emergency, INTERSOS, Medici del Mondo, Medici Senza Frontiere, Oxfam Italia, Refugees Welcome, Salesiani per il Sociale APS, Save the Children Italia, SOS Villaggi dei Bambini, Terre des Hommes Italia, UNIRE - che si appellano al Parlamento affinché agisca stralciando tali norme dal testo.
Per la prima volta dalla sua emanazione, un Governo ha deciso di intaccare il sistema di protezione per i minori non accompagnati rappresentato dalla L. 47/2017, adottata ad ampia maggioranza parlamentare e alla cui progressiva attuazione hanno contribuito in questi anni le istituzioni competenti di livello centrale e territoriale, le organizzazioni della società civile e singoli cittadini e cittadine che, come tutori e tutrici volontari, famiglie affidatarie, volontari e attivisti, sostengono ogni giorno bambini, bambine e adolescenti che arrivano soli in Italia.
Contrariamente a quanto disposto dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per l’accoglienza dei minorenni soli, che deve avvenire in affidamento in famiglia o in centri loro riservati, il Decreto-legge in esame prevede che, in caso di indisponibilità di strutture dedicate, i Prefetti possano collocare i minori migranti non accompagnati ultra16enni in centri per adulti. Stiamo parlando di strutture di grandi dimensioni e prive degli standard (in termini di personale, di servizi garantiti ecc.) stabiliti per i minorenni, dove gli stessi non avranno accesso all’assistenza legale e psicologica né a corsi di lingua italiana. Una scelta, questa, che si pone in drammatico contrasto con il principio del rispetto del superiore interesse del minore, oltre che rappresentare una grave discriminazione tra minorenni italiani e stranieri.
Inoltre, rispetto alla determinazione dell’età in fase di identificazione, il testo prevede una deroga alla procedura disposta dalla L.47, in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati, a seguito di attività di ricerca e soccorso in mare, di rintraccio alla frontiera o nelle zone di transito e di rintraccio sul territorio nazionale a seguito di ingresso avvenuto eludendo i controlli di frontiera. Si tratta di ipotesi tutt’altro che eccezionali, come abbiamo potuto vedere anche nell’ultimo periodo, nelle quali l'autorità di pubblica sicurezza potrà disporre “rilievi antropometrici o […] altri accertamenti sanitari, anche radiografici” che, in casi di particolare urgenza – non meglio definita dalla norma – potranno essere autorizzati anche oralmente dalla Procura minorile, con autorizzazione scritta soltanto successiva. Questa disposizione, peraltro, non considera necessaria l’autorizzazione scritta del tutore e neanche la sua avvenuta nomina – nonostante si tratti di accertamenti sanitari anche invasivi, come le radiografie. Inoltre, in questi casi non sarebbe necessariamente prevista la presenza di un mediatore linguistico culturale, essenziale per garantire un consenso informato della persona agli accertamenti sanitari richiesti.
Considerando che nessun metodo disponibile, neanche medico, consente la determinazione esatta dell’età, è inoltre molto preoccupante che la norma eluda il principio dell’approccio multidisciplinare, e che preveda un’eccezione alla regola secondo la quale gli accertamenti sanitari, in particolare se caratterizzati da invasività, debbano essere utilizzati soltanto se strettamente necessari e in seguito a metodi meno invasivi, quali il colloquio psico-sociale con l’interessato.
Le organizzazioni ricordano inoltre che la procedura di accertamento dovrebbe essere disposta solo in caso di “fondato dubbio” sulle dichiarazioni dell’interessato e non a libera discrezione delle forze di pubblica sicurezza, sulle quali tale ampia discrezionalità farebbe ricadere una responsabilità eccessiva, oltre che gravosa, nell’ambito dell’identificazione.
Si evidenzia infine che questa procedura, la quale rischia di rivelarsi tutt’altro che eccezionale, unita alla permanenza in centri per adulti e ai termini ristrettissimi per impugnare il verbale di polizia in cui viene dichiarata l’età – 5 giorni – può facilmente portare al respingimento, alla detenzione e alla successiva espulsione di minori dichiarati maggiorenni per errore, aprendo le porte a un destino rischioso e a possibili gravi violazioni dei loro diritti fondamentali, in particolare per i minorenni provenienti da Paesi cosiddetti “sicuri” e quindi sottoposti a procedure accelerate in frontiera qualora erroneamente considerati adulti.
Tutto questo avviene, sorprendentemente, nonostante l’Italia sia stata condannata più volte dalla Corte Europea dei diritti umani per aver collocato minorenni non accompagnati in centri per adulti e aver condotto procedure di accertamento dell’età senza garanzie procedurali sufficienti.
Per chiunque abbia a cuore i diritti dei minorenni queste modifiche normative sono inaccettabili e si fa appello al Parlamento affinché vengano eliminate dal testo durante l’iter di conversione in Legge. Ammettere deroghe al principio di equità di trattamento tra minorenni italiani e stranieri fuori famiglia rispetto all’ospitalità in affido familiare o in centri loro dedicati, e sottoporre potenziali minori a procedure che non abbiano il rigore e le garanzie necessarie per ogni procedimento che riguardi un minorenne, significa incidere non soltanto sul destino di migliaia di adolescenti migranti che hanno già alle spalle anni di viaggio e di sofferenze profonde, ma anche mettere in discussione il principio della protezione del minore in quanto tale, vigente nel nostro Ordinamento giuridico, e quindi la tenuta complessiva del sistema di tutela di chi rappresenta il futuro del Paese.
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4 ottobre 2023
Chiunque abbia meno di 18 anni è un minorenne e ha diritto a vivere e ad essere protetto e accolto come tale, difeso dai rischi di abusi, sostenuto nel proprio sviluppo. Senza condizioni e senza distinzioni. La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza non fa alcun distinguo: siano italiani o stranieri, maschi o femmine, con o senza documenti, i minorenni sono tutti uguali davanti al diritto internazionale, come per la nostra Costituzione e il nostro diritto interno.
Per tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti che abbiano meno di 18 anni, nessuno escluso, la stessa Convenzione, la più firmata al mondo e parte integrante del nostro diritto pubblico inviolabile di rango costituzionale, prevede un’accoglienza in affidamento in famiglia o in strutture loro dedicate, mai in promiscuità con adulti e certamente non in sezioni di centri destinati a questi ultimi, dei quali peraltro è nota la realtà di profonda inadeguatezza per un minorenne. Ogni trattamento differenziato di chi “ad una prima analisi appaia di età superiore ai sedici anni” come affermato dal Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri che il 27 settembre scorso ha approvato il Decretolegge immigrazione e sicurezza, va incontro al fortissimo rischio di produrre discriminazioni tra minorenni italiani e stranieri e di porsi in drammatico contrasto con il principio del rispetto del superiore interesse del minore.
La determinazione dell’età, sulla quale il dibattito pubblico, spesso in maniera imprecisa e sommaria, si è soffermato nelle scorse settimane, ha tra i suoi scopi quello fondamentale di scongiurare il rischio che un/a minorenne venga per errore considerato/a un adulto/a. A questo tendono le procedure previste dalla L. 47/2017, attivabili soltanto in caso di fondato dubbio delle autorità sulle dichiarazioni dell’interessato, e i principi fondamentali su cui esse si basano: la presunzione di minore età, il margine di errore e l’applicazione di metodologie multidisciplinari che possono essere applicate, con gradualità e la minore invasività possibile e sempre in seguito a una puntuale, necessariamente preventiva, autorizzazione scritta e motivata della magistratura minorile. Lo scopo è scongiurare un nefando errore che possa portare un minorenne ad essere espulso o detenuto in spregio alle norme italiane, europee e internazionali.
Il testo delle norme adottate dal Consiglio dei Ministri non è ancora disponibile, né è stato condiviso con chi, nella società civile, da decenni si occupa dei migranti bambini, bambine e adolescenti che arrivano in Italia. Tali norme, stando a quanto descritto dal comunicato stampa e illustrato in conferenza stampa dal Governo, vanno in senso nettamente opposto rispetto ai principi enunciati e rischiano di minare alle fondamenta le norme esemplari della L. 47, adottate nel 2017 ad ampia maggioranza parlamentare. Se il testo confermerà l’approccio espresso nelle dichiarazioni, aspetti quali il mancato riferimento al fondato dubbio, la mancanza di previa autorizzazione scritta della magistratura minorile e del tutore, e l’applicazione di “rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici” disposti direttamente dalle forze di pubblica sicurezza, con successiva espulsione di chi, secondo questa procedura, fosse dichiarato erroneamente maggiorenne, aprono le porte a un destino rischioso e di possibili gravi violazioni dei diritti fondamentali di migliaia di potenziali minorenni, in particolare se provenienti da paesi cosiddetti “sicuri” e quindi destinati a essere sottoposti a procedure accelerate in frontiera laddove erroneamente considerati adulti.
Questo, per chiunque abbia a cuore la cura e la tutela di bambini e adolescenti, è inaccettabile.
L’Italia si è più volte distinta per l’attenzione ai minorenni, al centro della nostra civiltà e cultura giuridica, e per un generale approccio di tutela verso i piccoli e più giovani migranti, testimoniato ogni giorno da migliaia di tutori e tutrici volontarie, da famiglie affidatarie, attivisti, associazioni e da altre piccole e grandi comunità che più volte si sono strette a incoraggiare, supportare e proteggere i minori non accompagnati nei momenti più difficili.
Per la prima volta dalla sua adozione nel 2017, un Governo della Repubblica ha deciso di intaccare lo scrigno di protezione rappresentato dalla L. 47, senza peraltro chiarire quali siano i dati reali del presunto allarme, che a nessuna delle Organizzazioni firmatarie risulta, rispetto ad abusi diffusi della dichiarazione di minore età. Questo avviene, sorprendentemente, nonostante l’Italia sia stata condannata più volte dalla Corte Europea dei Diritti Umani per aver collocato minorenni migranti in centri per adulti e aver condotto procedure di accertamento dell’età senza garanzie procedurali sufficienti.
Tutto questo ci rattrista profondamente, ci lascia attoniti. Tuttora la nostra fiducia nei principi costituzionali ci impedisce di credere che avremo a breve un testo di legge che consenta a un minore ultra16enne di permanere in un centro per adulti solo perché non italiano. E che sottoponga ragazzini e ragazzine, loro malgrado senza documenti, a esami non caratterizzati da quel rigore e da quelle garanzie che il nostro ordinamento e tutte le norme e gli standard europei e internazionali vigenti riservano a ogni minorenne in qualsiasi procedura lo riguardi.
Poiché il nostro lavoro è improntato alla fiducia e alla determinazione, ci impegneremo, in dialogo con tutte le istituzioni coinvolte, affinché ciò non avvenga. Non ne va soltanto del destino concreto di migliaia di adolescenti che già molto hanno sofferto, ma dello stesso concetto di protezione del minorenne in quanto tale nel nostro ordinamento, e quindi della tutela complessiva di chi rappresenta il futuro del paese.
Ai.Bi.
Amnesty International Italia
ASGI – Associazioni per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione
Centro Astalli
CeSPI ETS
Cir Onlus – Consiglio Italiano per i rifugiati
CNCA – Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza
CISMAI
Cooperativa CIDAS
Cooperativa CivicoZero
Defence for Children International Italia
Emergency ONG
Oxfam Italia
INTERSOS
Salesiani per il Sociale APS
Save the Children Italia
SOS Villaggi dei Bambini
Terre des Hommes Italia
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Con riferimento alla recente approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Decreto Legge dell'8 settembre 2023 denominato "decreto Caivano"
AIMMF
associazione che opera nel settore minorile e familiare con finalità esclusivamente culturali,
ESPRIME
apprezzamento per l'interesse dimostrato al mondo minorile, rimarcando però preoccupazione per il rischio insito nell'attribuire ai soli soggetti minorenni responsabilità che al contrario attengono al mondo adulto, alle criticità dei contesti in cui sono cresciuti e alle diverse esperienze esistenziali che sono state loro garantite
RICORDA
- che la giustizia minorile penale ha come obiettivo, fissato dalla legge, accanto all'accertamento della verità, non già la sterile punizione, ma la responsabilizzazione del minore per il reato commesso e per le ingiuste conseguenze arrecate alle vittime, nel tentativo di rendere la commissione del reato e poi il processo, l'occasione di un radicale cambiamento di prospettiva da parte del ragazzo,
- che la riuscita del percorso di responsabilizzazione produce e ricostruisce benessere sociale, sia per la comunità in cui si è verificato il delitto, sia per la vittima finalmente vista come persona, sia per l'adolescente che avrà imparato a evitare determinate condotte illecite con una maturità nuova,
- che tale percorso, da sempre proposto agli imputati e sostenuto da parte degli uffici giudiziari minorili con risultati decisamente positivi, richiede però adeguate risorse di mezzi e di persone, al momento decisamente insufficienti,
SOTTOLINEA
come le soluzioni repressive abbiano nei fatti per lo più mostrato la loro inefficacia specie nei contesti maggiormente degradati, se non accompagnate da appropriati interventi di prevenzione e di analisi delle motivazioni poste a base dell'aumento delle condotte violente da parte dei minorenni, spesso descritti da molti media come i "nuovi mostri", unici responsabili delle situazioni di insicurezza dei territori.
EVIDENZIA
come la attuale situazione di violenza sia un fenomeno sociale e culturale che sembra attraversare tutti i contesti, non solo quello minorile, e che non ha confini, dal momento che è analogamente presente anche negli altri paesi europei, anche in quelli muniti di norme in prevalenza finalizzate alla punizione, con una età imputabile decisamente inferiore: in questi paesi Germania, Regno Unito, Francia -, nonostante ciò, la criminalità minorile è assai maggiore che nel nostro paese.
RAPPRESENTA
come per fronteggiare il fenomeno del disagio giovanile, che si esprime con agiti, anche assai gravi, etero diretti, ma anche con condotte autolesive, in costante e preoccupante aumento sin dalla fase preadolescenziale, occorra:
- una magistratura specializzata e attrezzata, dotata di organici adeguati, - un importante rafforzamento dei servizi sociali, sanitari ed educativi (in alcuni luoghi del paese assenti),
- un deciso investimento sulla scuola pubblica e sulle sue strutture di mezzi e di persone, per intercettare con la massima celerità situazioni di incuria, trascuratezza e abbandono
- un sensibile incremento del numero assolutamente insufficiente delle comunità educative e terapeutiche in cui collocare sia adolescenti coinvolti in vicende penali (rendendo il carcere minorile soluzione davvero residuale e temporanea), che adolescenti privi di un ambiente familiare idoneo
Tutto ciò premesso
AUSPICA
una matura e piena assunzione di responsabilità di tutte le istituzioni e del Governo finalizzata ad un deciso rafforzamento del comparto sociale, scolastico, sanitario e naturalmente giudiziario largamente inteso (con aumento di magistrati e personale negli uffici giudiziari e nei servizi ministeriali), a dimostrazione di un reale, concreto e non solo dichiarato interesse al futuro della nostra gioventù.
Roma, 14 settembre 2023
Il Segretario Generale |
Il Presidente |
Susanna Galli |
Cristina Maggia |
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l 15 e 16 giugno scorsi si è svolta a Roma l’Assemblea nazionale del CNCA dove è stata presentata la “Mappa per comunità accoglienti” che presenta l’agire politico e culturale del CNCA per i prossimi anni.
Il tentativo è quello di dare vita a una rappresentazione visiva dei luoghi di intervento del CNCA affinché persone, situazioni e mondi differenti entrino in contatto e diano vita a spazi anche emotivamente accoglienti, ricordandoci che siamo vivi, umani e collegati alla terra.
Il nostro agire nel mondo è il movimento dettato dalle posture politica e culturale, declinate in una accezione dinamica di cura e capacità.
Le questioni generative rappresentano un’occasione per costruire percorsi aperti e sostenibili per mettersi alla ricerca, per andare oltre, verso ciò che non è noto dentro e fuori di noi, per poi usare le conoscenze in un contesto operativo, concreto, reale.
Le traiettorie interne servono per costruire interconnessioni e nel contempo tenere conto dell’importanza organizzativa del CNCA.
Guarda la mappa per le comunità accoglienti (Clicca qui)
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Soggiorno gratuito per ragazzi e ragazze immersi nella natura tra arte ed ecologia
A Roccaporena, l'incantevole frazione di Cascia in Umbria, porte aperte a ragazzi e ragazze dai 18 ai 25 per un soggiorno gratuito sotto il segno di arte e natura attraverso la partecipazione a laboratori creativi ed artistici. I giovani devono provenire da esperienze di accompagnamento da parte dei servizi sociali durante la minore età oppure inquadrabili nella categoria dei neet. Il soggiorno di una settimana - se ne può fare anche più di uno - tra fine luglio e fine agosto è legato al progetto “Estate Intraprendente: giovani costruttori di luoghi, relazioni e futuro” dell’HUB “Territori Intraprendenti”. Più nel dettaglio il soggiorno offre esperienze estive, da vivere in co-housing, immersi nei processi trasformativi promossi nel Borgo di Roccaporena e nei territori circostanti, dove i giovani diventano protagonisti indiscussi del cambiamento e generatori di futuro e di nuove possibilità.
Il modulo sulla transizione ecologica
Co-Housing dal 24 al 31 luglio: Tutti in falegnameria, negli spazi interni e all’aperto, impegnati nella realizzazione dei manufatti e degli allestimenti. Tra attrezzi, legno, vernici e materiali di riciclo si reinventano gli spazi e le loro funzioni: l’area pic-nic, i sentieri, le piazzette, l’area per il cinema all’aperto.
Co-Housing dal 21 al 28 agosto: Continua l’autocostruzione e soprattutto per ogni spazio rigenerato si immagina la sua animazione. Sperimentazione di nuovi eventi per vivere i nuovi luoghi di Roccaporena coinvolgendo gli abitanti e i turisti.
Spazio all’arte e agli artisti
Il progetto prevede anche l’accoglienza di giovani e artisti provenienti da varie parti d’Italia e da esperienze differenti che si ritrovano insieme ad animare Roccaporena, Cascia e le sue frazioni attraverso laboratori creativi ed artistici.
Co-Housing dal 9 al 16 luglio: Laboratori di field recording per esplorare e registrare i suoni degli ambienti urbani, rurali e naturalistici alle tecniche e ai linguaggi audiovisivi per la creazione di cortometraggi, storytelling e video-narrazioni poetiche.
Co-Housing dal 6 al 13 agosto: Laboratori su tecniche e linguaggi fotografici, tra ritratto e paesaggio + pratiche di illuminotecnica per lo storytelling luminoso che nasce dal rapporto tra spazio e luce+ performance visio-poietica, ovvero sperimentazione con le nuove tecnologie
Come partecipare
L’iniziativa è promossa da Agevolando, Partes Società Cooperativa Sociale, FALEGAMI – Falegnameria sociale, HUB Territorintraprendenti, Santuario Santa Rita (Roccaporena di Cascia). Per tutte le informazioni scrivere a
AGEVOLANDO
Agevolando è un’organizzazione di volontariato che lavora con e per i ragazzi in uscita dai percorsi di accoglienza “fuori famiglia” per promuoverne l’autonomia, il benessere psicofisico e la partecipazione attiva. Quando, al compimento della maggiore età, si interrompono i percorsi di tutela si è chiamati troppo presto a diventare adulti: accade frequentemente, quando si ha una storia personale complessa, di perdere di vista le proprie risorse, così come può maturare forte il senso di non riuscire a farcela da soli. L’associazione affianca i care leavers nella costruzione del loro futuro. www.agevolando.org
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Scarica il volantino
A fine febbraio dello scorso anno, è stato pubblicato il BANDO per individuare e formare i cittadini disponibili a diventare tutori volontari di Minori stranieri non accompagnati (MSNA) sul territorio della Regione Lombardia.
In questo anno abbiamo avuto alcune centinaia di candidature, ma il fabbisogno in Lombardia è molto elevato e ci servono ancora un migliaio di tutori a fronte dei quasi 3000 MSNA presenti in Lombardia.
Il Bando, in scadenza il prossimo mese di agosto, è stato prorogato fino al 23 giugno 2024 e si può consultare al seguente link:
https://www.garanteinfanzia.regione.lombardia.it/wps/portal/site/garante-infanzia-e-adolescenza/tutori-volontari-dei-minori-stranieri-non-accompagnati-msna/il-bandoi
Ogni cittadino che abbia almeno 25 anni di età e il diploma di scuola superiore può aderire a questo Bando compiendo un grande gesto di solidarietà.
La brochure relativa al ruolo del tutore è disponibile nel sito del Garante per l’infanzia e l’adolescenza al seguente link:
https://www.garanteinfanzia.regione.lombardia.it/wps/portal/site/garante-infanzia-e-adolescenza/tutori-volontari-dei-minori-stranieri-non-accompagnati-msna