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15 settembre, Torino. La Giornata internazionale della democrazia è stata istituita l’8 settembre 2007 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con risoluzione A/RES/62/7 e viene celebrata il 15 settembre di ogni anno. L’Ordine Assistenti sociali piemontese celebra l’importante momento, ricordando che il processo di professionalizzazione degli assistenti sociali è strettamente intrecciato con il processo di democratizzazione. È chiaro il legame tra assistenti sociali e stato democratico, richiamato anche nell’art. 5 del Codice Deontologico dell’assistente sociale: “L’assistente sociale fa propri i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana. Riconosce il valore, la dignità intrinseca e l’unicità di tutte le persone e ne promuove i diritti civili, politici, economici, sociali, culturali e ambientali così come previsti nelle disposizioni e nelle Convenzioni internazionali.”
Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) afferma: “La figura dell’assistente sociale si è sviluppata in Italia, negli anni complicati e carichi di speranza del secondo dopoguerra, e la sua storia si è intrecciata indissolubilmente con quella della giovane democrazia italiana. Sono ancora tanti i problemi che attanagliano il nostro Paese e che impediscono il pieno godimento di diritti fondamentale e la partecipazione attiva alla vita democratica da parte di tutti i cittadini”.
Gli assistenti sociali denunciano la scarsità di dialogo tra società civile e classe politica, elemento fondante delle vere democrazie e impulso necessario per le politiche, anche sociali.
Prosegue Barbara Rosina: “Il drammatico contesto storico nel quale si trova il nostro paese, generato dall’emergenza sanitaria, evidenzia non solo l’importanza del dialogo tra società civile e classe politica ma anche quanto esso debba avere un’influenza reale sulle decisioni politiche. Gli assistenti Sociali del Piemonte già in passato hanno offerto la propria disponibilità alla collaborazione e al dialogo con tutte le forze politiche e la Giornata Internazionale della Democrazia è l’occasione per ribadire la nostra volontà di far parte di un processo partecipativo che rinforzi la nostra comunità sociale con scelte politiche che assicurino un uguale accesso alle opportunità e al godimento dei diritti affinché nessuno resti indietro”
Paola Vaio (consigliere Ordine Assistenti Sociali del Piemonte e assistente sociale presso un servizio sociale territoriale) interviene: “Le persone in difficoltà che accedono al sistema dei servizi socio-sanitari vivono sulla loro pelle la non piena realizzazione dei diritti. In particolare sono ancora tante le barriere che impediscono ai cittadini un accesso completo all'informazione, alla comunicazione, alla cultura, all'educazione, alla vita sociale, lavorativa, ricreativa e politica. Il nostro osservatorio è concretamente calato nel tessuto sociale e può essere un valore aggiunto per l’azione della nostra classe politica chiamata a risolvere tanti e diversificati problemi generati da pandemia che e ha messo in luce dure e profonde disuguaglianze nella nostra società e sta ulteriormente esacerbando le disparità esistenti; la risposta da parte delle politiche pubbliche è fondamentale per garantire equità, giustizia sociale.”
Il recente rapporto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile 2020 mostra che “prima della pandemia COVID -19, i progressi erano irregolari e non si era sulla buona strada per raggiungere gli Obiettivi entro il 2030. Ora, a causa del COVID-19, una crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti sta minacciando vite e mezzi di sussistenza, rendendo il raggiungimento degli obiettivi ancora più impegnativo. All'inizio di giugno, il bilancio delle vittime aveva superato le 400.000 persone e continuava a salire, quasi nessun Paese risparmiato. I sistemi sanitari di molti paesi sono arrivati all'orlo del collasso. La sussistenza di metà della forza lavoro globale è stata gravemente colpita. Più di 1,6 miliardi di studenti non vanno a scuola e decine di milioni di persone vengono respinte nella povertà estrema e nella fame, cancellando i modesti progressi compiuti negli ultimi anni.”
“L’evoluzione della situazione – conclude Barbara Rosina – è stata costantemente monitorata anche dal Consiglio Nazionale degli Assistenti Sociali. Di grande interesse, per tutta la comunità professionale, è il “Vademecum – Servizio Sociale professionale e post pandemia”, un documento di supporto degli assistenti sociali nell’azione professionale quotidiana in queste nuove fasi dell’emergenza sanitaria dovuta a Covid 19 prodotto dal CNOAS, con il contributo di AassNAS, ASProC, Asit, SocISS, SoStoSS, SUNAS, organismi di rappresentanza, a diverso titolo, della professione. I professionisti assistenti sociali sono stati e sono, e saranno ancora, chiamati ad essere parte attiva e generativa in un quadro fortemente instabile e con sviluppi incerti. In tale contesto è indispensabile per il nostro Ordine da un lato riprendere un dialogo di confronto, serio e strutturato, con la Regione Piemonte a garanzia della massima coesione sociale, di fronte alla sfida dell'emergenza, su tutto il territorio regionale, e dall'altro valorizzare l'esperienza maturata dai professionisti stessi. Condividiamo le parole di Liu Zhenmin, Sottosegretario generale per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite, quando sostiene che occorre rafforzare e unire gli sforzi per non lasciare indietro nessuno e per forgiare i percorsi di trasformazione necessari per creare un mondo più vivibile.”
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751
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Terre des Hommes rafforza gli interventi a Beirut per le famiglie dei quartieri più colpiti
Pur essendo passato un mese dalla gigantesca esplosione nel porto di Beirut, il trauma psicologico dei bambini dei quartieri più colpiti è ancora molto vivo e condiziona profondamente la loro quotidianità. Disturbi del sonno, paura ad addormentarsi, enuresi, irritabilità, tendenza all’isolamento, perdita d’appetito, apatia: sono solo alcuni dei disturbi riferiti dalle oltre 300 famiglie che lo staff di Terre des Hommes ha incontrato in questo periodo per una valutazione dei bisogni della popolazione più vulnerabile. “È emerso uno scenario devastante”, spiega Ilaria Masieri, responsabile dei progetti in Libano “Quasi tutti i genitori ci hanno detto di aver riscontrato nei loro figli reazioni che non avevano mai visto prima, e che nella larghissima maggioranza dei casi non sanno come affrontare. Più dell’87% ha dichiarato di aver bisogno di supporto psicosociale e il 41% ci ha chiesto un aiuto psicologico immediato, a riprova della gravità della situazione, che rischia di marchiare per sempre queste giovani vite. Più della metà di queste famiglie è costituita da rifugiati siriani, che già hanno dovuto sopportare le privazioni della guerra e il dolore dell’esilio. È quindi indispensabile che la comunità internazionale non dimentichi questa emergenza umanitaria, che purtroppo si innesta su una crisi economica e politica, ma anche sanitaria, dato l’aumento vigoroso dei contagi di Covid-19, di dimensioni immense. Bisogna trovare urgentemente le risorse necessarie per assicurare a questi bambini diritti fondamentali come protezione, istruzione e cure”.
Terre des Hommes, organizzazione non governativa impegnata da 60 anni nella protezione dei bambini, si è attivata nei giorni immediatamente successivi alla catastrofe organizzando attività ricreative psicosociali nelle zone più colpite dall’esplosione. In questi giorni stiamo rafforzando i nostri interventi di protezione dei bambini e delle bambine per fornire un adeguato supporto alle famiglie più vulnerabili, dove sono presenti bambini con bisogni speciali, disabili o a rischio di abbandono scolastico, anche per prevenire fenomeni come lavoro minorile e matrimoni precoci. Infatti, se in un primo periodo il supporto psicosociale si concentrerà sull’elaborazione del trauma e sullo sviluppo di meccanismi efficaci per far fronte ai vissuti d’ansia nei bambini, il nostro intervento ha come obiettivo finale il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie, tramite l’accesso a servizi sociali ed educativi di qualità.
Le modalità d’intervento sono complicate dalla situazione sanitaria in continua evoluzione, visto l’aumento dei contagi da Covid-19 che ha portato le autorità a istituire nuovi lockdown, ma gli operatori sono formati per fornire assistenza sia da remoto che in incontri individuali o collettivi, a seconda delle necessità, come hanno già fatto a partire da marzo per gli altri progetti in corso nel Paese. “Abbiamo stilato un piano di risposta in due fasi, che tenga conto dei bisogni immediati ma anche del supporto necessario per il reinserimento delle famiglie sfollate all’interno delle loro comunità di origine e per un graduale ritorno alla normalità”, precisa Masieri.
“Il nostro intervento prevede anche il versamento di contributi economici alle famiglie in difficoltà, per consentire di coprire le necessità più urgenti, la distribuzione di kit igienici per mamme e bambini e di dispositivi di protezione individuale. In tutto i beneficiari delle prime azioni che stiamo realizzando saranno quasi 3.500, ma i bisogni della popolazione sono enormi, se pensiamo che oltre 300.000 persone sono temporaneamente sfollate a causa dell’esplosione”, sottolinea Masieri.
A Karantina, uno dei quartieri più devastati dall’esplosione, Terre des Hommes sta lavorando per restituire alla comunità un parco giochi e una biblioteca, gravemente danneggiati dall’esplosione.
Per individuare più precisamente i bisogni dei bambini Terre des Hommes ha condotto un assessment su oltre 300 famiglie (tra cui 935 minori) che al momento dell’esplosione abitavano nei quartieri più vicini al porto. Nei prossimi giorni sarà disponibile il documento integrale dell’assessment - il primo che indaga le conseguenze psicologiche e psicosociali dell’esplosione sui bambini - sul sito di Terre des Hommes (www.terredeshommes.it).
Terre des Hommes Italia è presente in Libano da 15 anni con decine di interventi di sostegno all’educazione e protezione dei bambini vulnerabili libanesi e dei bambini rifugiati siriani, siriopalestinesi e palestinesi. Con il solo progetto Back to the Future, finanziato con il fondo Madad dell’Unione Europea, ha ristrutturato 8 scuole e riportato a scuola oltre 25.000 bambini.
Per contribuire ai progetti d’emergenza di Terre des Hommes a Beirut
Bonifico bancario conto intestato a Terre des Hommes
IBAN: IT37E0103001633000063232384
Bollettino postale c/c postale 321208
Online con carta di credito al link
https://terredeshommes.it/aiutiamo-bambini-le-famiglie-beirut/
Per maggiori informazioni e richiesta di interviste:
Rossella Panuzzo, Ufficio stampa Terre des Hommes
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La Commissione parlamentare d'inchiesta sull'affido dei minorenni sia l'occasione per rafforzare il sistema di welfare, i servizi sociali e le azioni di sostegno alle famiglie e non per rimettere in discussione il sistema di tutela dei minorenni fuori famiglia. Presa di posizione della rete #5buoneragioni, costituita da Agevolando, Cismai, CNCA,
CNCM, Progetto Famiglia e Sos Villaggi dei Bambini
Roma, 29 luglio 2020 - La rete "5buoneragioni per accogliere i bambini che vanno protetti" - costituita da Agevolando, Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l'abuso all'infanzia (Cismai), Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Coordinamento Nazionale Comunità per Minori (CNCM), Progetto Famiglia e Sos Villaggi dei Bambini - prende atto dell'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse all'affidamento familiare e alle comunità che accolgono minorenni. Ma invita le forze politiche a coglierla come un'opportunità per rafforzare le azioni di sostegno alle famiglie, piuttosto che come un'occasione per mettere in discussione il sistema di tutela e per squalificare indiscriminatamente gli attori impegnati nella cura dei minorenni "fuori famiglia".
La Commissione svolgerà un ruolo importante se saprà affrontare le tante questioni che riguardano il diritto del bambino a crescere in famiglia: l'investimento sulla prevenzione, sul sostegno alla genitorialità più fragile, sul sostegno ai servizi sociali territoriali e alle Procure della Repubblica per i minorenni per renderli più efficienti, sul supporto all'autonomia dei giovani neomaggiorenni in uscita da percorsi di accoglienza, perché non si vanifichi il lavoro svolto con loro negli anni della prima infanzia e dell'adolescenza. Dunque, se saprà segnare un rilancio dell'impegno delle istituzioni rispetto alla tutela dei minorenni e al sostegno alle famiglie.
Il timore, invece, che l'istituzione della Commissione possa tradursi nell'ennesima "caccia alle streghe" nasce non solo dalla valanga di fango che, anche recentemente, è stata riversata indiscriminatamente sugli attori del sistema che si prende carico dei minorenni "fuori famiglia", ma anche dall'assenza, tra i compiti della Commissione, della verifica dei troppi limiti di un sistema di welfare inadeguato nel sostegno alle famiglie e ai bambini. Condividiamo pienamente l'esigenza di controllare l'adeguatezza organizzativa e operativa dei singoli attori in gioco e di sanzionare gli eventuali errori e ancora una volta ricordiamo che già le norme vigenti (la legge 184/83, la legge 149/01) prevedono doverosamente la funzione del controllo esercitato dalla Procura minorile e dai soggetti referenti per la vigilanza sulle strutture. Siamo convinti, supportati in questo da numerosi studi e ricerche, che il problema fondamentale che dovrebbe porsi la politica è quello di sostenere le famiglie nei difficili compiti che svolgono, invece di utilizzarle come principale ammortizzatore sociale del nostro sistema di welfare. E di potenziare il sistema di welfare e in particolare gli organici dei servizi sociali e della tutela nonché il sistema della giustizia minorile, che pur essendo un punto di riferimento a livello europeo, deve però fare i conti con la scarsità delle risorse impiegate, a cominciare da un numero di assistenti sociali gravemente insufficiente in larga parte d'Italia.
Ci auguriamo altresì che la Commissione d'inchiesta sappia opportunamente valorizzare gli esiti delle precedenti verifiche su questi stessi temi, al fine di evitare inutili ridondanze. In tal senso, offriamo fin da ora ampia disponibilità per specifiche audizioni sul tema.
Per info:
Agevolando - Silvia Sanchini
Cismai - Roberta Zampa
Cnca - Mariano Bottaccio
Cncm - Giovanni Tagliaferri
Sos Villaggi dei Bambini Italia - Valeria Sabato
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Una nuova rete territoriale interdisciplinare a supporto degli asili nido e dei micro-nidi e nuove formule per sostenere la genitorialità nelle famiglie con bambini da zero a 3 anni, con un’ottica di prevenzione della violenza sui minori. Dall’impegno di ATS Città Metropolitana di Milano e Terre des Hommes nasce NidoInsieme.it, un portale d’informazione per genitori e di formazione per gli operatori dei servizi alla famiglia che intende promuovere il benessere e la cura dei bambini più piccoli, finanziato da Regione Lombardia. I contenuti saranno continuamente arricchiti dagli esperti della nuova rete, costituita anche da cinque ASST del territorio metropolitano, due Comuni (Milano e Magenta) e Azienda Futura del Comune di Pioltello. I primi video disponibili su NidoInsieme.it si focalizzano sull’emergenza Covid, per offrire delle risposte autorevoli ai più comuni dubbi e insicurezze legati alla salute e il benessere dei bambini.
"La tutela della salute dei bambini e dei loro genitori è tra gli obiettivi primari di ATS Città Metropolitana di Milano”, spiega la dottoressa Rossana Giove, Direttore Socio Sanitario dell’Agenzia di Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano. “Questo progetto si inserisce nell’impegno continuo che l’Agenzia esercita di promozione del benessere dei più piccoli attraverso interventi a sostegno della genitorialità e per la formazione degli educatori delle scuole per l’infanzia. Il progetto si colloca nel quadro più ampio delle Politiche per la Famiglia e si configura come un’iniziativa per la promozione del benessere, la prevenzione delle situazioni di disagio infantile e la protezione dei bambini che frequentano gli asili nido e i micro nidi del territorio di ATS Città Metropolitana di Milano, in attuazione della Legge Regionale n. 18 del 2018 ‘Iniziative a favore dei minori che frequentano i nidi e i micronidi’”.
“NidoInsieme avvia un lavoro di rete favorendo un’attiva collaborazione e partecipazione al partenariato da parte di Comuni, Enti del terzo settore, ASST, autorità competenti”, aggiunge il dottor Aurelio Mosca, psicologo, Direttore del Dipartimento Programmazione per l’Integrazione delle Prestazioni Sociosanitarie con quelle Sociali (PIPSS) di ATS Città Metropolitana di Milano. “Il progetto è volto a dare coerenza ai diversi interventi a favore della prima infanzia che verranno proposti e realizzati dalle molteplici realtà che operano nel territorio metropolitano al fianco delle famiglie e dei bambini. Si svilupperà sul piano della prevenzione, individuando i segnali di disagio, potenziando e realizzando azioni informative e formative rivolti ad operatori e famiglie. In quest'ottica favorirà lo scambio di informazioni e di buone prassi, come pure garantirà la diffusione di campagne informative e forme di assistenza ai minori vittime e alle loro famiglie. Sosterrà la diffusione di interventi di protezione e tutela nei casi di violenza, con caratteristiche di qualità e innovative. Ciò anche attraverso l'adozione di protocolli che impegneranno le Istituzioni a lavorare in rete e con un approccio multidisciplinare".
“Il sostegno alla genitorialità è fondamentale perché è proprio all’interno delle famiglie che si possono manifestare comportamenti disfunzionali nei confronti del bambino che, se non debitamente contenuti e guidati, possono sfociare in violenza e maltrattamenti”, sostiene la dottoressa Federica Giannotta, Responsabile Progetti Italia di Terre des Hommes. “Nel sito NidoInsieme.it esperti pediatri e psicologi parleranno dei rischi di patologie poco conosciute come la discuria, l’ipercura o della Shaken Baby Syndrome e saranno presentati alcuni servizi innovativi presenti sul territorio a sostegno delle neomamme o nel riconoscimento e prevenzione dei casi di abusi o violenza che abbiamo contribuito a far nascere, come lo sportello Timmi all’interno dell’ospedale Buzzi”.
Al progetto, finanziato da Regione Lombardia, collaborano ATS Città Metropolitana di Milano, Terre des Hommes, Comune di Milano, Comune di Magenta, Azienda Speciale Servizi alla Persona e alla Famiglia Futura del Comune di Pioltello, ASST Fatebenefratelli Sacco, ASST Melegnano Martesana, ASST Ovest Milano, ASST Nord Milano, ASST Rhodense.
Lo scopo del portale NidoInsieme.it è informare i genitori con figli da zero a 3 anni d’età su argomenti come l’alimentazione più corretta per i bambini di quella fascia d’età, le regole da dare, come interpretare correttamente i comportamenti dei bambini, la gestione delle emozioni, la scelta del nido e rispondere ai frequenti dubbi come ad esempio l’opportunità o meno di fare uso di device elettronici. Una sezione del sito sarà dedicata alla formazione a distanza degli operatori dei nidi e micro nidi e alla promozione delle buone prassi.
Terre des Hommes dal 1960 è in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento e per assicurare a ogni bambino scuola, educazione informale, cure mediche e cibo. Attualmente Terre des Hommes è presente in 67 paesi con 816 progetti a favore dei bambini. La Fondazione Terre des Hommes Italia fa parte della Terre des Hommes International Federation, lavora in partnership con EU DG ECHO ed è accreditata presso l’Unione Europea, l’ONU, USAID e il Ministero degli Esteri italiano - Agenzia Italiana per la Cooperazione Internazionale (AICS). Per informazioni: www.terredeshommes.it
Per maggiori informazioni e richiesta di interviste:
Rossella Panuzzo, Ufficio stampa Terre des Hommes
Jacopo Salvadori, Ufficio stampa ATS Città Metropolitana di Milano,
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15 luglio, Torino. Oggi si celebra la giornata mondiale delle capacità dei giovani, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2014 con lo scopo di sensibilizzare e far riflettere sull'importanza di investire nei giovani e sul loro impegno attivo e concreto, al fine di ridurre il più possibile le disuguaglianze sia di accesso alla formazione di base e di specializzazione, sia di entrata nel mercato del lavoro.
Dalla ricerca “Il disagio giovanile nelle periferie” promossa nel 2019 dall’Arcidiocesi di Torino, a cura di Mauro Zangola, emerge che a Torino i Quartieri che fanno registrare la più alta presenza di giovani sono anche quelli dove si registrano i più alti tassi di disoccupazione e la maggior presenza di NEET, cioè di giovani fuori dal mercato del lavoro e dall’istruzione. Falchera, Aurora, Barriera di Milano, Regio Parco e Mirafiori Sud sono i quartieri in cui è maggiore il disagio giovanile. Ciò che si evidenzia è che i quartieri in cui i giovani hanno più difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro sono gli stessi in cui gli adulti hanno un livello di istruzione più basso. L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte interviene in questa Giornata per sollecitare la Rete dei servizi ad una più intensa collaborazione, l’unica via efficace per contrastare i circuiti di povertà e deprivazione, e le istituzioni a fornire più risorse perché ciò diventi la normalità e non una buona eccezionale pratica.
Antonio Attinà (Vice Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) afferma: “L’accesso al mercato del lavoro diventa sempre più difficile per chi non ha sviluppato specifiche competenze e abilità. Il rischio che si corre, con investimenti inadeguati per fronteggiare le disuguaglianze anche in questo ambito, è quello di condannare i giovani a divenire i futuri adulti poveri. Compito delle Istituzioni, in sinergia con il settore privato, è quello di garantire il diritto allo studio, abbattendo gli ostacoli che rendono difficoltoso l’accesso al mondo della formazione fornendo gli strumenti necessari per affrontare il percorso scolastico. Il voucher scuola della Regione Piemonte, ad esempio, è una misura importante, ma non sufficiente. Occorre sostenere i giovani e le famiglie durante tutto il processo formativo, offrendo corsi professionali regionali, tirocini o stage retribuiti, aumentare l’offerta formativa e di attività educative mirate che consentano di accrescere quelle competenze cosiddette “smart” e digitali”.
Focus dei servizi sociali è il contrasto di due fenomeni attuali e multidimensionali: la povertà educativa e la dispersione scolastica.
“Il mondo della scuola, insieme a quello dei Servizi sociali e alle famiglie, - racconta Chiara Biraghi (consigliere dell’Ordine regionale nonché assistente sociale presso un servizio sociale del biellese) - a causa del Covid-19 è stato costretto a far fronte a numerose sfide, una di queste la didattica a distanza. La DAD ha colto tutti impreparati: i diversi sistemi hanno dovuto implementare la loro collaborazione. I Servizi, affinché nessuno restasse indietro, hanno immediatamente rimodulato le loro attività, gli assistenti sociali sono stati di frequente sentinelle attente per intercettare i bisogni e ridurre le difficoltà, economiche, linguistiche e digitali di ogni famiglia”.
Una recente indagine Istat mostra un quadro non facile: il 14,3% delle famiglie con almeno un minore non possiede computer o tablet, e solo nel 22,2% delle famiglie ogni componente ha a disposizione un pc o tablet. E anche qui il grado d’istruzione influisce: nelle famiglie mediamente più istruite (in cui almeno un componente è laureato) la quota di quanti non hanno nemmeno un computer o un tablet si riduce al 7,7%. Nel 22,7% delle famiglie sono meno della metà i componenti che hanno a propria disposizione un pc da utilizzare. Solo per il 22,2% delle famiglie è disponibile un computer per ciascun componente.
“Per far fronte a questa drammatica realtà - aggiunge Carmela Francesca Longobardi (consigliera dell’Ordine piemontese e referente di progetti d’innovazione sociale presso un’impresa sociale) - il Terzo Settore ha tentato, insieme ai servizi sociali e ai territori, di fornire delle risposte creative e pratiche, grazie alla messa a disposizione, tramite bandi, di ben 24 milioni da parte delle Fondazioni bancarie piemontesi. Diviene sempre più importante consultare le comunità, co-progettando con loro mediante l’uso di strumenti partecipativi, al fine di immaginare soluzioni diverse a bisogni che si fanno più complessi. Non va dimenticato il fenomeno dei ritirati sociali. Soprattutto nelle situazioni più gravi, è necessario uscire dal virtuale per agganciare le famiglie nei luoghi in cui elle vivono”.
Antonio Attinà conclude: “Il virus è stato definito “democratico” e ha toccato tutti, indistintamente; alcune famiglie, le più fragili, hanno sofferto maggiormente l'impatto del lockdown compreso non poter accedere ai diversi servizi offerti normalmente dalla scuola e dalle istituzioni. Può essere utile un maggior coinvolgimento di tutte le forze sociali sul tema delle politiche del lavoro giovanili affinché si possa creare una sinergia ancora più strutturata che possa immaginare e sostenere progetti innovativi, finalizzati all'empowement dei giovani e all’acquisizione di competenze formali ed informali necessarie per l’ingresso nel mercato del lavoro, ed in questo noi siamo assolutamente disponibili”.
Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel: 333.4896751
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Osservatorio Terre des Hommes e ATS Milano sugli studenti della Città Metropolitana ai tempi del Covid
8 ragazzi su 10 chiedono più attenzione alle esigenze dei giovani
“La scuola è fatta da persone e senza di esse non può definirsi tale”: una sintesi folgorante che contiene tutti i disagi e le preoccupazioni degli studenti italiani in questa fine dell’anno scolastico. È il commento di uno degli oltre 500 studenti delle scuole superiori della città metropolitana di Milano che hanno partecipato all’indagine online “Essere Studenti ai tempi del Coronavirus” lanciato da Terre des Hommes assieme alla rete di EducaPari, il programma di peer education e il programma Food Game di ATS Milano Città Metropolitana. Condotto nel mese di maggio, questo sondaggio segue quello realizzato su scala nazionale e raccoglie le opinioni degli alunni delle scuole milanesi sul periodo del lockdown e le loro proposte per la riapertura della scuola a settembre.
“La città metropolitana di Milano è stata una delle zone più colpite dall’emergenza Covid-19, per questo ci è sembrato importante capire l’impatto, soprattutto emotivo, che ha avuto sugli studenti” dichiara Manuela D’Andrea, responsabile del progetto Network Indifesa di Terre des Hommes in partnership con Associazione Kreattiva. “Da anni, con il nostro Osservatorio e la rete di webradio Indifesa, ascoltiamo le voci degli adolescenti su argomenti cruciali, come gli stereotipi e le discriminazioni di genere, bullismo e violenza on line. Soprattutto, attraverso il Network, incoraggiamo la piena partecipazione e il protagonismo dei ragazzi nei processi decisionali che li riguardano da vicino. Purtroppo, quest’ultima indagine ci conferma che i ragazzi non si sentono considerati a sufficienza da chi prende le decisioni: infatti solo il 15,6% degli intervistati pensa che le loro esigenze siano state prese in considerazione in questo periodo di emergenza Covid”.
“Sono stati mesi difficili ma hanno rafforzato ognuno di noi in modo diverso”
Nei mesi della chiusura la salute psicologica dei ragazzi milanesi è stata messa a dura prova. 3 studenti su 4 si sono sentiti soli e la cosa che è mancata di più è vedere gli amici (81%), andare a scuola (45%) e fare sport (38,4%). La convivenza in famiglia è andata bene o molto bene per più di 8 ragazzi su 10. Ma tra chi ha risposto “male” (il 14%), quasi la metà lo ascrive al cattivo rapporto con i genitori e il 39% alla mancanza di privacy. Il 30% si lamenta degli spazi troppo stretti in casa e il 26% dei litigi tra i genitori. 6 ragazzi su 10 dicono di essersi sentiti stressati, quasi 1 su 3 è stato triste, ansioso o confuso. Non manca però chi si è sentito felice (14,2%), tranquillo (15,6%) e fiducioso (15,2%). La metà dei ragazzi e delle ragazze afferma che questa emergenza li ha resi più consapevoli di ciò che accade attorno, un quarto dice di sentirsi più maturo o responsabile. Il 20% invece non si sente cambiato.
"Riteniamo queste risposte molto significative per comprendere meglio l'impatto emotivo che ha avuto questo periodo di lockdown sui nostri giovani", dichiara Nicola Iannacone, responsabile del programma Educapari di ATS Città Metropolitana di Milano. "Questa fase di ascolto è particolarmente importante per riuscire a coinvolgere sempre più ragazzi del nostro territorio per una promozione attiva della salute. Tale lavoro rientra fra le attività previste nel protocollo d'intesa siglato con Terre des Hommes".
“Dovrebbero darci più libertà per imparare seguendo noi stessi, non numeri di pagine, cosicché gli insegnanti siano guide e compagni più che robot alla cattedra”
Passando all’esperienza della didattica a distanza (DAD), più del 10% afferma di non essere riuscito a seguire le lezioni a distanza e il 30% non è riuscito comunque a seguire tutte le lezioni. Spesso la condivisione forzata dei dispositivi ha ostacolato gli studenti, dato che il 18% degli intervistati non possiede un pc e tablet personale per seguire la didattica. A più di 6 ragazzi su 10 è mancato soprattutto il rapporto con i compagni, mentre solo il 12% ha menzionato la mancanza del rapporto con gli insegnanti. Docenti che per il 47% degli intervistati non erano adeguatamente preparati per offrire una DAD di qualità. Non solo, anche dal punto di vista umano, quasi la metà degli studenti milanesi sentono di non aver ricevuto dagli insegnanti il necessario aiuto a comprendere e vivere meglio un momento così particolare.
Come strumento didattico però la DAD non è condannata tout-court: quasi la metà dei rispondenti la considera utile per supportare la didattica tradizionale in futuro e vede favorevolmente un mix di lezioni in presenza e online per gestire la ripresa scolastica a settembre se fosse ancora necessario mantenere il distanziamento. Uno studente su 3 invece preferirebbe i turni con classi più piccole e 1 su 4 lezioni solo online.
“Ho imparato il valore dell'attività fisica quotidiana e quello di una sana alimentazione, credo che questi mi abbiano permesso una crescita maggiore in questo periodo e che quindi li porterò avanti anche dopo l'emergenza Covid”
Ma cosa è cambiato per gli altri aspetti della vita quotidiana? Per un ragazzo su 3 lo stare sempre a casa ha peggiorato la propria alimentazione, mentre il 25% circa la ritiene migliorata. Le serie e i film sono stati il passatempo più gettonato per 6 ragazzi su 10, più della metà ha passato parte del suo tempo libero nelle chat e videocall con gli amici. La lunga permanenza sulla rete ha portato 3 ragazzi su 10 a sentirsi più esposto ai pericoli online e la metà dei ragazzi ritiene che i fenomeni di cyberbullismo e sexting siano aumentati, anche se solo il 4% dichiara di aver subito atti di cyberbullismo, trolling e sexting.
La chiusura ha significato per il 26% degli studenti la completa inattività fisica, mentre il 45,5% ha trovato nuovi modi (allenamenti online, tutorial, app) per fare sport. Il lockdown ha significato per molti la scoperta di nuovi hobby, spesso attività tradizionali che la frenesia del vivere cittadino aveva messo in secondo piano. Il 36% ha scoperto come nuovo hobby la cucina, il 18% la musica e 16,4% la lettura.
“Ho compreso profondamente che la nostra società ha bisogno di una radicale rivoluzione per fronteggiare una crisi che sarà molto più devastante e che colpirà soprattutto noi giovani in futuro, la crisi climatica”.
IL NETWORK INDIFESA E L’OSSERVATORIO SUGLI ADOLESCENTI ITALIANI
Da due anni Terre des Hommes, assieme all’associazione Kreattiva, ha dato vita al Network indifesa, la prima rete italiana di WebRadio e giovani ambasciatori contro la discriminazione, gli stereotipi e la violenza di genere, bullismo, cyber-bullismo e sexting. La rete, fondata sulla partecipazione e il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze attraverso il coinvolgimento attivo in tutte le fasi del progetto, ha stimolato ndo gli studenti degli istituti secondari di secondo grado a realizzare programmi radio mirati alla conoscenza e alla riflessione su violenza, discriminazioni e stereotipi di genere. Dopo essere stata ospite dell’ultimo Radio City Milano, adesso Radio indifesa si è estesa a tutto il territorio nazionale grazie anche al finanziamento del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di BIC® e BIC Foundation. Al network hanno già aderito 12 WebRadio di tutto il territorio nazionale. Per info: www.networkindifesa.org
Terre des Hommes dal 1960 è in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento e per assicurare a ogni bambino scuola, educazione informale, cure mediche e cibo. Attualmente Terre des Hommes è presente in 67 paesi con 816 progetti a favore dei bambini. La Fondazione Terre des Hommes Italia fa parte della Terre des Hommes International Federation, lavora in partnership con EU DG ECHO ed è accreditata presso l’Unione Europea, l’ONU, USAID e il Ministero degli Esteri italiano - Agenzia Italiana per la Cooperazione Internazionale (AICS). Per informazioni: www.terredeshommes.it
Per maggiori informazioni e richiesta di interviste:
Rossella Panuzzo, Ufficio stampa Terre des Hommes
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1 giugno, Torino. Si festeggia la Giornata Mondiale dei Genitori, istituita nel 2012 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per ricordare che i genitori sono i primi autentici educatori dei bambini. Quest’anno la Giornata acquisisce un significato particolare perché l’emergenza sanitaria, che ha colpito pesantemente il Piemonte, ha alterato la vita delle famiglie, dei bambini, dei ragazzi e dei genitori, colpendo tutte le sfere della loro vita personale.
L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte interviene per chiedere politiche sociali e azioni mirate volte al rafforzamento dei processi di sostegno alla genitorialità ed alla famiglia, nelle sue diverse e molteplici forme ed espressioni.
“L'emergenza – afferma Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) - ha amplificato e acuito le difficoltà legate al rapporto genitori-figli, a causa della perdita o mancanza di lavoro di uno o entrambi i genitori, alle criticità legate alla conciliazione cura familiare-lavoro, alla riduzione del reddito e allo sforzo di proiettarsi in un futuro ancora più incerto. Non deve inoltre essere sottovalutata la complessità a cui i bambini e i giovani sono stati sottoposti: improvvisamente le misure di contenimento dell’emergenza li hanno privati della socialità tra pari tipica del mondo scolastico, del mondo sportivo ed associativo. La nostra professione ci porta a stare accanto ai genitori con i quali avviamo processi di aiuto e percorsi di sostegno relazionale e/o materiale con il supporto della rete dei servizi socio sanitari ma non possiamo sottovalutare l’importanza, in questo periodo, di trovare il modo di aiutarli a spiegare ai figli, in modo adeguato al loro grado di comprensione e alla loro maturità emotiva, ciò che sta avvenendo intorno a loro. Soprattutto in un periodo di tensione e di perdita di riferimenti come la scuola, non ricevere spiegazioni dagli adulti, rischia di generare un'ansia ancora maggiore".
Simona Passanante, consigliera dell’Ordine regionale nonché assistente sociale presso servizi sociali di territorio, aggiunge: “Come Ordine degli Assistenti Sociali vogliamo rappresentare quanto contemplato negli art 11, 12 e 39 del nuovo Codice Deontologico, ovvero sollecitare scelte politiche “finalizzate al miglioramento del benessere sociale e della qualità di vita dei membri delle comunità maggiormente esposti a situazioni di fragilità, vulnerabilità o a rischio di emarginazione”, e di fungere da grimaldello perché si attuino le innovazioni e i cambiamenti strutturali necessari affinché il complesso sistema dei servizi sociali e socio sanitari diventi più efficace, più equo e più capace di utilizzare in modo integrato le risorse del settore pubblico e del terzo settore. Chiediamo alle istituzioni politiche sociali ed azioni mirate volte al rafforzamento delle risorse umane e sociali, che consentano ai servizi preposti di attivare processi di sostegno alla genitorialità in senso ampio, tenendo conto del fatto che gli effetti della precarietà e dell'incertezza saranno ancor più tangibili nel lungo periodo. La circostanza sanitaria ha richiesto impegno, spirito di inventiva e sforzi non indifferenti per gli assistenti sociali dei servizi sociali che in quanto servizi essenziali ed indifferibili hanno continuato a lavorare silenziosamente ed ininterrottamente, garantendo interventi necessari ed una vicinanza che seppure diversa ha costituito una importante àncora a cui aggrapparsi per tanti genitori e per tanti bambini”.
Quanto sta accadendo in queste ultime settimane, ci consente di immaginare che nel dopo-covid gli assistenti sociali si troveranno di fronte a nuove domande di aiuto di genitori resi ancor più fragili dalle circostanze di emergenza. Per tale motivo il sistema dei servizi a sostegno dei cittadini deve essere rafforzato con investimenti strutturali.
Rosina conclude: “Il nuovo Codice Deontologico entra in vigore proprio oggi e in questa nuova versione si precisa, rispetto alla genitorialità, quanto già presente nei principi professionali che non discriminano le persone in base alle loro scelte: l’assistente sociale riconosce le famiglie, nelle loro diverse e molteplici forme ed espressioni, nonché i rapporti elettivi di ciascuna persona, come luogo privilegiato di relazioni significative. Anche in questa prospettiva è importante che nessuno sia lasciato indietro e che le diverse espressioni di genitorialità siano appieno riconosciute”.
Carmela, Francesca Longobardi – Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass media – Ordine Assistenti sociali Piemonte / tel. 333.4896751
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In merito all emergenza Covid e alla realtà delle strutture di accoglienza , socioeducative e comunità terapeutiche per minori , si sta sollevando la questione , in prospettiva e in un' ottica di lungimiranza , questione "spinosa" , delicata ( ma tuttavia doverosa, da porsi) dei permessi relativi ai rientri a casa dei pazienti/ospiti minori e successivo rientro in Struttura perlomeno di quelli intraregione ( sulle visite dei familiari e sulla possibilità di fare dei piccoli gruppi in un qualche modo un apertura , con tutte le doverose accortezze del caso , c è stata, ma ancora è poco in quanto prevista solo come residuale ). Mi spiego:
La questione che si vuole porre , evidenziata alla fine di questo messaggio , come detto, concerne in particolar modo il tema dei rientri, dietro permesso, a casa. Questione da porsi, in prospettiva, nei prossimi mesi, giusto per essere lungimiranti, a meno che si vogliano assimilare queste Strutture a "Strutture di custodia" o involontariamente prefigurare, si passi la battuta, una sorta di "sequestro di persona". Non si danno soluzioni esaustive , ma l'intento è di sollevare la questione. Infatti:
1) l' ultimo decreto Conte prevede il ricongiungimento con i congiunti
2) in materia di sanità ha "parola ultima" la Regione.
3) Sulla questione rientri brevi dei pazienti c/o famiglie , nessuno finora si è chiaramente espresso ne regioni, ne ministero Sanità
4) Le Strutture per minori ( case famiglia , comunità terapeutiche) non sono luoghi di custodia
5) Allo stato i pazienti possono andare a casa qualora sospendano il programma o lo interrompono. E' l unico modo al momento per poter rientrare a casa, il che mi sembra alquanto paradossale. La Struttura non può permettere, ma il paziente ( o la famiglia) , giustamente, può decidere di interrompere un programma
6) la questione è studiare quale sia un protocollo che permetta , dopo un autorizzazione della Comunità ad un minore di rientrare a casa, per poi far rientro in Comunità, secondo criteri di sicurezza (tamponi/ test sierologici prima e dopo?)
7) Ad ora la cosa non è stata pensata poichè le varie ordinanze regionali e del ministero della sanità, non solo sono precedenti all' ultimo DPCM CONTE, ma sono state contemplate avendo in testa, in linea di massima , gli ospedali e le grandi organizzazioni ( io in un ospedale entro, ed esco quando sono guarito; ovvero non è contemplato in un programma ospedaliero il rientro a casa, se non quando sono stato dimesso. ). Il risvolto , di questa chiusura forzata, e' che si mettano a rischio rapporti terapeutici di fiducia costruiti faticosamente , con rischio concreto di drop-out. L altra aberrazione è questa : gli operatori possono andare a casa e tornare a lavorare in comunità . Per i pazienti questo non è valido . Si ravvisa in ciò uno sbilanciamento sottilmente pericoloso. È come se si partisse da un assunto implicito che le famiglie dei pazienti/ospiti , siano per definizione, sempre e comunque, famiglie scellerate. ...
Ecco quello che in maniera più articolata , prendendo spunto da alcune associazioni di categoria che hanno preparato due documenti ( che si allegano) e che si sono poste il problema ( Associazione per le Comunità Mito e Realtà , Fenascop , ecc) voglio porre alla Sua attenzione:
RIENTRI A CASA
Dal momento che nel DPCM 26 aprile us, vengono considerati come necessari gli spostamenti per incontrare i congiunti, si chiedono chiarimenti , per mezzo delle singole Regioni, in merito ai protocolli per la gestione dei permessi a casa e di rientro poi in comunità ( test in uscita e test al rientro?)
Difatti i permessi a casa - salvo un “abbandono” o sospensione del programma da parte del paziente o della famiglia → nei casi dei minori, laddove sono i genitori a detenere la responsabilità genitoriale - sono parte integrante del programma comunitario che non nasce con fini custodialistici e che prevede un’ aderenza volontaria del paziente al progetto terapeutico/riabilitativo.
Incontri e procedure nelle strutture residenziali – Comunità Terapeutiche per minori di età/adolescenti -
tra famiglie soggetti adulti e minorenni adolescenti a seguito Emergenza Coronavirus (COVID-19)
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GESTIONE FASE 2 - OSSERVAZIONI E PROPOSTE A INTEGRAZIONE
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OSSERVATORIO TERRE DES HOMMES E SCUOLAZOO: NON CONVINCE LA DIDATTICA ONLINE.
PER 6 MATURANDI SU 10 LA QUALITÀ DELL’APPRENDIMENTO È A RISCHIO.
Per far fronte all’emergenza coronavirus gli adolescenti italiani hanno dovuto reinventare il proprio tempo, fare i conti con la didattica a distanza e misurarsi con piattaforme virtuali per mantenere i legami affettivi. Ma quali sono i loro umori e le loro opinioni? 1 ragazzo su 2 dichiara che l’isolamento lo ha fatto sentire triste e sulla didattica a distanza hanno le idee chiare: c’è da lavorare sulla qualità dell’apprendimento. È quanto mettono in luce i risultati dell’Osservatorio “La scuola digitale per la Generazione Z” di Terre des Hommes e ScuolaZoo sull’impatto dell’emergenza covid-19 sugli adolescenti italiani.
Milano, 4 maggio 2020 – L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo”, recita una celebre dichiarazione di Nelson Mandela. Eppure, la didattica a distanza messa a punto non senza difficoltà per rispondere all’emergenza coronavirus, sta facendo emergere disuguaglianze e isolamento didattico mettendo, di fatto, a repentaglio il diritto allo studio e l’accesso ad un’istruzione di qualità. Sebbene il 97,8% degli studenti intervistati abbia seguito le lezioni online, solo il 10% crede che questo abbia migliorato la qualità dell’apprendimento mentre per il 42,4% è peggiorata. 7 ragazzi su 10 ritengono di ricevere un carico maggiore di compiti e il 60% teme che gli insegnanti non riusciranno a concludere il programma entro la fine dell’anno scolastico. Tuttavia, il 58% crede che la chiusura delle scuole non influenzerà in modo decisivo il voto in pagella. È questa la fotografia scattata da Terre des Hommes e ScuolaZoo attraverso i risultati dell’indagine online “La scuola digitale per la Generazione Z”, a cui hanno partecipato e risposto 5.000 studenti delle scuole secondarie italiane per raccontare l’impatto che l’emergenza Covid-19 sta avendo sugli studenti e quali scenari futuri si aspettano i ragazzi.
Un focus speciale è stato dedicato ai maturandi che, stando ai dati, sembrano essere la fascia di studenti più preoccupati per la situazione attuale e per il loro futuro. Quasi il 60%, infatti, pensa che la didattica a distanza abbia peggiorato la qualità dell’apprendimento, mentre il 75% dichiara di ricevere una mole di lavoro individuale maggiore ed è convinto che il programma non verrà completato. Inoltre, 1 maturando su 2 è preoccupato del fatto che tutto questo possa notevolmente influenzare il risultato finale dell’esame.
E quando ai ragazzi si chiede se pensano che la didattica a distanza avrà un futuro anche nella fase2 dell’emergenza, ritengono – e probabilmente sperano – che la scuola tornerà presto alla normalità, abbandonando il sistema della didattica online. Solo una minoranza (due studenti su 10) pensa che anche quando si tornerà alla normalità, la didattica a distanza potrebbe avere una qualche utilità.
Allargando poi lo sguardo a come i ragazzi hanno vissuto questi mesi di quarantena forzata, ai loro nuovi hobby scoperti in casa e a come sono cambiate le loro abitudini, dall’Osservatorio di Terre des Hommes e ScuolaZoo emerge che i ragazzi vogliono tenersi informati sulla crisi sanitaria e lo fanno soprattutto attraverso la tv (88%) e siti online di news (58%).
I canali tradizionali battono quindi i social network, che rimangono però i canali più utilizzati per mantenersi in contatto. Nonostante, infatti, il fiorire di nuovi software per organizzare videochiamate, Whatsapp e Instagram restano i preferiti. Inoltre, si scopre che, la generazione più “social” di tutte stia sfruttando l’occasione per dedicarsi anche ad altri hobby: il 73% guarda cinema e serie tv, il 52% ha iniziato a giocare agli e-sport e il 42% ha scoperto la passione per la cucina.
Guardando al futuro, però, il 62% degli studenti dichiara che non continuerà a incontrare gli amici via chat e più di 1 su 3 che abbandonerà le abitudini prese in isolamento. Di fondo, infatti, un ragazzo su due (48% del campione intervistato) ha dichiarato che l’isolamento sociale lo ha reso più triste, solo una piccola minoranza (il 4%) invece si è sentita più felice.
“Il benessere dei bambini e dei ragazzi è la ragione d’essere di Terre des Hommes e in un momento così difficile siamo più che mai interessati a conoscere la loro opinione. Per questo motivo abbiamo deciso di unire le forze con ScuolaZoo e ascoltare dalla voce dei ragazzi come stanno vivendo questo periodo e come si aspettano il futuro”, - dichiara Federica Giannotta, Responsabile Advocacy e Progetti Italia di Terre des Hommes. “Tramite l’Osservatorio e il nostro progetto Network Indifesa vogliamo portare la loro voce direttamente presso le istituzioni che si debbono occupare del loro benessere. Preoccupa infatti il loro stato d’animo a due mesi di lockdown, ma soprattutto l’insoddisfazione generale per la didattica a distanza, e la preoccupazione per il rendimento scolastico futuro. Sicuramente sono aree su cui le istituzioni dovranno lavorare nei prossimi mesi, se non vogliamo abbassare ulteriormente le performance degli studenti italiani e il numero di ragazzi che completano il ciclo superiore di studi”.
“Stiamo attraversando questa fase con un grande senso di responsabilità, perché sappiamo di essere un punto di riferimento per gli oltre 10 milioni di studenti che ci seguono sui diversi canali. Proviamo a essere un loro compagno, tutti i giorni, pubblicando informazioni e news sul mondo della scuola e provando a intrattenerli con una serie di format innovativi e affini al loro linguaggio”, - commenta Francesco Marinelli, Direttore Editoriale di ScuolaZoo. “Per fare questo però dobbiamo ascoltare quotidianamente i ragazzi e indagare le loro opinioni su temi che li riguardano direttamente. Per questo siamo felici di essere da sei anni in partnership con Terre des Hommes, un movimento di fama mondiale che come noi ha a cuore i diritti dei più giovani”.
IL NETWORK INDIFESA E L’OSSERVATORIO SUGLI ADOLESCENTI ITALIANI
Da due anni Terre des Hommes, assieme all’associazione Kreattiva, ha dato vita al Network indifesa, la prima rete italiana di WebRadio e giovani ambasciatori contro la discriminazione, gli stereotipi e la violenza di genere, bullismo, cyber-bullismo e sexting. La rete, fondata sulla partecipazione e il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze attraverso il coinvolgimento attivo in tutte le fasi del progetto, ha stimolando gli studenti degli istituti secondari di secondo grado a realizzare programmi radio mirati alla conoscenza e alla riflessione su violenza, discriminazioni e stereotipi di genere. Dopo essere stata ospite dell’ultimo Radio City Milano, adesso Radio indifesa si è estesa a tutto il territorio nazionale grazie anche al finanziamento del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di BIC® e BIC Foundation. Al network hanno già aderito 12 WebRadio di tutto il territorio nazionale. Per info: www.networkindifesa.org
Terre des Hommes e ScuolaZoo dal 2014 collaborano per raccogliere le opinioni dei giovani italiani attraverso l’Osservatorio Indifesa, amplificarle, promuovere iniziative per la difesa dei loro diritti e favorire il dialogo tra gli adolescenti e le istituzioni. Al sorgere dell’emergenza Coronavirus Terre des Hommes in Italia ha subito messo disposizione una Helpline di sostegno psicologico per medici e operatori sanitari, ha supportato con donazioni l’Ospedale Buzzi di Milano e un centro d’accoglienza temporaneo per bambini rimasti soli a causa del Covid-19. In questi giorni sta distribuendo alimenti e tablet per la continuità didattica dei ragazzi a famiglie bisognose. Nel mondo è rimasta al fianco di migliaia di bambini con la condivisione di materiale informativo per la prevenzione, video didattici e ricreativi, e avviando attività di formazione per gli operatori sociali e insegnanti. Fin dal primo giorno di emergenza ScuolaZoo ha creato un fitto palinsesto di iniziative per informare, sostenere nella didattica a distanza e a far divertire i ragazzi.
About Terre des Hommes
Terre des Hommes dal 1960 è in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento e per assicurare a ogni bambino scuola, educazione informale, cure mediche e cibo. Attualmente Terre des Hommes è presente in 67 paesi con 816 progetti a favore dei bambini. La Fondazione Terre des Hommes Italia fa parte della Terre des Hommes International Federation, lavora in partnership con EU DG ECHO ed è accreditata presso l’Unione Europea, l’ONU, USAID e il Ministero degli Esteri italiano - Agenzia Italiana per la Cooperazione Internazionale (AICS). Per informazioni: www.terredeshommes.it
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Raffaele Di Staso, Media Relations
Gaia Marzo, Head of Corporate Brand
Rossella Panuzzo, Ufficio stampa Terre des Hommes
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28 aprile, Torino. La Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, che si svolge il 28 aprile di ogni anno, è stata istituita nel 2003 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO/BIT). La manifestazione, di respiro mondiale, ha lo scopo di focalizzare l’attenzione internazionale sull’importanza della prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro e delle malattie professionali e sulla necessità di un impegno collettivo per la creazione e la promozione della cultura della sicurezza e della salute sul lavoro.
L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte prende la parola insieme a due esperti del servizio sociale INAIL: Alessia Congia e Davide Damosso.
“L’emergenza Covid-19 - afferma Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) - rappresenta una tragedia umana drammatica sia dal punto di vista sanitario sia da quello sociale, economico ed occupazionale. La salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro costituiranno il cardine delle misure da adottare nella fase 2, con la riapertura graduale delle attività produttive e commerciali. La pandemia ha messo in forte crisi anche i servizi sociali, sono numerose le testimonianze che ci permettono di affermare che per la professione ha implicato un ripensamento importante. Obiettivo dei professionisti del sistema dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari, è contemperare a due esigenze antitetiche e difficili da coniugare: garantire la continuazione delle attività in quanto facenti parte di servizi essenziali nel rispetto delle disposizioni sul distanziamento sociale e sul divieto degli spostamenti e le relazioni di vicinanza relazionale con le persone, strumento fondamentale per portare avanti progetti di sostegno, accompagnamento, riconoscimento delle risorse personali, familiari, sociali. In queste settimane abbiamo individuato, attraverso diversi strumenti informatici (come skype, whatsapp, teams), non solo modalità per garantire il confronto con altri professionisti ma anche, ad esempio, per favorire l’incontro di gruppi di familiari di persone, con malattia mentale o patologie neurologiche. Deve inoltre essere riconosciuta l’attenzione nel mantenere, con incontri a distanza regolari, in sostituzione degli incontri in luogo neutro, la continuità affettiva tra bambini in affidamento o figli di coppie con vicende separative caratterizzate da alta conflittualità ed i loro genitori o nonni, tra gli anziani o le persone con disabilità inserite in strutture residenziali e le loro famiglie.”
Alessia Congia, assistente sociale INAIL, aggiunge: “La professione ha dato prova di sapersi reinventare e trovare soluzioni per poter essere vicini ai destinatari dei propri servizi, per “stare con l’altro” in sicurezza. Diverse e numerose sono state anche le iniziative per promuovere la solidarietà nelle comunità e tra i singoli, creando contatti, stimolando confronto e sostegno reciproci, formando vere e proprie reti di fronteggiamento”.
Il Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione dell’Inail, del mese corrente, attribuisce una classe di rischio (basso, medio-basso, medio-alto, alto) ai settori produttivi. Si considerano due variabili: l’esposizione e la prossimità. Il risultato prodotto viene combinato ad un terzo fattore, ossia l’aggregazione. Secondo questa classificazione, il comparto della Sanità e dell’Assistenza sociale presenta un rischio alto. Non è ovviamente l’unico.
“Importante sarà, quindi, - conclude Davide Damosso (Assistente sociale INAIL) - porre attenzione particolare alla salute psico-fisica di chi lavora nel sociale. Solo così si potranno garantire professionisti in grado di contribuire al sostegno di individui, famiglie ed alla ricostruzione delle comunità”.
Carmela, Francesca Longobardi – Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass media – Ordine Assistenti sociali Piemonte / tel. 333.4896751