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Si è chiuso a Verona, il 17 aprile, il progetto “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto”, con un convegno in cui sono stati presentati anche una pubblicazione, tre video e un podcast. L’iniziativa ha permesso di sperimentare il modello della giustizia riparativa per prevenire la criminalità minorile, responsabilizzare i minorenni autori di reato, attivare le comunità locali per far ripartire i ragazzi del penale. 

Se vogliamo ridurre i reati e gli atti devianti commessi dai minorenni è necessario che l’intera comunità si attivi con azioni preventive e precoci.

È questo il messaggio che i promotori di “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto”, un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, lanciano alle istituzioni e all’opinione pubblica. Il limite maggiore del sistema attuale è proprio quello di non aver investito adeguatamente sulla prevenzione e su azioni, fatte “su misura”, che devono coinvolgere i ragazzi fin dai primi segni di comportamenti che creano un danno agli altri e alla collettività.

Questo ha provato a fare il progetto Tra Zenit e Nadir, che si è posto l’obiettivo di promuovere il modello della giustizia riparativa nell’approccio ai minorenni coinvolti in procedimenti penali e alle loro famiglie.

L’iniziativa è stata frutto della consolidata collaborazione nel campo della giustizia riparativa tra la Fondazione Don Calabria per il Sociale, capofila del progetto, e il Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti (CNCA) e ha coinvolto come partner altri 57 soggetti pubblici e del terzo settore attivi in otto province italiane (Milano, Brescia, Cremona, Verona, Vicenza, Venezia, Treviso, Trento).

Il progetto, partito nel settembre 2021, ha dovuto fare i conti nel corso del tempo con due importanti modifiche del quadro istituzionale: la riforma della giustizia Cartabia nel 2022 e il decreto Caivano del 2023. La riforma Cartabia ha introdotto la giustizia riparativa nel nostro ordinamento, anche se siamo ancora lontani da una sua piena attuazione nel nostro paese. Il decreto Caivano, invece, ha rilanciato l’approccio punitivo, ampliando il ricorso al carcere. Il primo provvedimento ha rafforzato il progetto, il secondo – che va in direzione opposta a quella scelta da Tra Zenit e Nadir – ha invece inciso sulle rappresentazioni dell’opinione pubblica.

L’obiettivo della giustizia riparativa – riferimento teorico e valoriale del progetto – è quello di aiutare il reo a comprendere le ragioni che lo hanno portato a commettere il reato e i danni che ha causato alla vittima e alla collettività, ad assumersi concretamente la responsabilità di quanto fatto e ad adoperarsi attivamente per ricostituire il suo legame con la comunità. Nello stesso tempo, la giustizia riparativa sostiene la vittima nell’elaborazione di quanto vissuto, non lasciandola sola, e chiama la comunità locale a ragionare su quello che è accaduto e sui modi per favorire la costruzione di relazioni personali e sociali nuove e positive – per chi ha commesso il reato, per chi lo ha subito, per la collettività che comunque ne subisce gli effetti – là dove il reato ha creato una rottura.

“Per questa ragione”, dichiara Silvio Masin, coordinatore del progetto e responsabile tecnico della Fondazione Don Calabria per il Sociale, “l’iniziativa non si è limitata a promuovere interventi per i ragazzi del circuito penale, ma ha sollecitato e coinvolto i diversi soggetti della comunità (Comuni, scuole, fondazioni…) con l’obiettivo di costituire delle comunità educanti che favoriscano la prevenzione e la riparazione dei reati e degli atti deviantiche responsabilizzino e sostengano invece di escludere. Ai ragazzi del penale non si fanno sconti, gli si chiede di riconoscere e assumersi la responsabilità del danno che hanno causato alle vittime e alla comunità di cui fanno parte, anche con azioni volte proprio a riparare quanto fatto (es. hai danneggiato un motorino, ti attivi per farlo riparare a tue spese), di comprendere cosa li ha spinti a rompere quel patto che ci unisce agli altri e alla collettività e a riprogettare la propria vita su nuove basi.”

Beneficiari del progetto sono stati, prima di tutto, 536 ragazzi provenienti dal circuito penale (oltre il 98%) o segnalati dai servizi sociali comunali (meno del 2%), minorenni o che hanno commesso un reato quando erano in minore età. L’80% di essi è nato in Italia, mentre il restante 20% proviene da altri Paesi. Tuttavia, solo il 70% di loro ha la cittadinanza italiana. L’87% di questi ragazzi sono stati bocciati almeno una volta e la metà almeno due volte. Più del 50% di loro non segue alcun percorso di istruzione, mentre circa il 20% frequenta un percorso triennale o quadriennale di formazione professionale. Il 43% presenta disturbi psichici, disturbi evolutivi specifici e/o bisogni educativi speciali e/o svantaggi culturali, sociali, linguistici e il 29% dipendenze patologiche, quasi sempre da sostanze. Più della metà di questi beneficiari (58%) al momento dell’ingresso nel progetto non era in carico ad alcun servizio specifico. Circa tre quarti di loro erano sottoposti a una misura penale al momento della presa in carico (per il 75% la messa alla prova).

Per questi ragazzi il progetto ha attivato diverse tipologie di attività: potenziamento delle competenze di base (supporto scolastico…), potenziamento delle life skills (attività sportive, produzione audiovisivi, attività artistico ricreative…), potenziamento delle competenze professionali (formazione professionale…), attività di tempo libero, coinvolgimento in attività di volontariato o di impegno sociale, supporto psicologico e sociale, orientamento scolastico e professionale, rafforzamento dei legami familiari e sociali, interventi di giustizia riparativa (incontro tra reo e vittima…).

Tra Zenit e Nadir ha, però, attivato anche numerose iniziative di prevenzione rivolte ad adolescenti, in particolare nelle scuole secondarie di primo e di secondo gradoper ragionare con loro sui temi della giustizia, della riparazione, dei reati. Nel complesso sono stati 4.096 (di cui il 73% italiani e il 27% stranieri) i ragazzi raggiunti dal progetto. 557 (di cui l’85% italiani e il 15% stranieri) sono invece i genitori che hanno usufruito delle attività del progetto e 1.055 gli insegnanti e gli operatori coinvolti. Sono stati attivati 120 laboratori: 77 per i minorenni, 17 per i genitori, 26 per docenti e operatori.

Un bilancio del progetto è stato proposto in occasione del convegno “Solo nel buio si rivelano le stelle. Il paradigma della giustizia riparativa nell’esperienza del progetto Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto”, che si è tenuto a Verona il 17 aprile. Nell’evento conclusivo del progetto sono state anche presentate alcune esperienze territoriali che sono state realizzate per aiutare minorenni e giovani adulti coinvolti nel circuito penale. Nel convegno sono intervenuti  alcuni esperti sui processi che si possono mettere in atto per affrontare la tematica dei minorenni che commettono reato. A conclusione, una tavola rotonda ha cercato di indicare alcuni percorsi futuri realizzabili.
In occasione del convegno del 17 aprile sono stati presentati anche alcuni prodotti realizzati all’interno del progetto: un libro, tre video e un podcast in tre puntate. I risultati e i dati del progetto, alcuni approfondimenti teorico-metodologici e diverse storie di ragazzi coinvolti sono esposti nella pubblicazione Solo nel buio si rivelano le stelle.

L’esperienza del progetto “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto”, può essere scaricata liberamente in formato pdf QUI.

I video e il podcast, invece, raccontano tre diverse esperienze attivate all’interno di Tra Zenit e Nadir. I prodotti sono stati realizzati da Genera, società consortile che si muove a 360° nell'ambito delle Digital Humanities e sono a cura di Massimiliano Colletti. I video sono disponibili sul canale YouTube del progetto, il podcast su SpreakerSpotify e altre piattaforme di podcast. Queste le tre iniziative raccontate:

Dal 2022 al 2024 la cooperativa sociale Arimo ha svolto presso l’Istituto Negri di Milano un laboratorio sulla legalità con le classi seconde e terze della scuola secondaria di primo grado. Il laboratorio è stato suddiviso in tre parti: un primo incontro di presentazione della cooperativa e del suo lavoro a fianco di giovani inseriti in percorsi penali; un secondo incontro di simulazione di un processo penale partendo da racconti di vita personale e di quartiere dei ragazzi della classe; un terzo incontro in presenza di un testimone, un giovane seguito dalla cooperativa nel suo percorso di messa alla prova.

Il percorso “Io, la mia Città e l’Arte”, promosso dalla cooperativa sociale Il Calabrone, la Fondazione Pavoniana e l’Ufficio di servizio sociale per i minorenni (USSM) di Brescia, in collaborazione con la Fondazione Brescia Musei, ha permesso ai ragazzi coinvolti di accostarsi al mondo dell’arte e di conoscere i musei del proprio territorio. L’iniziativa si è proposta di aiutare i partecipanti a riflettere sulle difficoltà e le fatiche dell’esistenza trovando un nuovo modo per sublimarle, traducendole in qualcosa di creativo e bello. Al percorso hanno partecipato 13 ragazzi (11 maschi e 2 femmine) in carico all’USSM del Tribunale per i minorenni di Brescia.

Il Tavolo per la Cultura riparativa di Trento, istituito con la delibera comunale dell’8 aprile 2024, vede insieme enti, istituzioni e associazioni che a vario titolo promuovono riflessione, dialogo e collaborazione in tema di cultura riparativa quale approccio per la risoluzione di conflitti. Al Tavolo aderiscono, oltre al Comune di Trento e alla cooperativa sociale Progetto 92, anche la Provincia autonoma di Trento, il Centro per la giustizia riparativa della Regione autonoma Trentino-Alto Adige, il Tribunale di Trento, l’Ufficio distrettuale di esecuzione penale esterna di Trento, l’USSM di Trento, l’Ordine degli Avvocati di Trento, la Camera penale di Trento, l’Istituto comprensivo Trento 7, l’Istituto comprensivo Trento 6, l’associazione provinciale Aiuto Sociale, il Centro servizi volontariato, la cooperativa sociale Arianna.

“Alle istituzioni”, afferma Riccardo Pavan, del CNCA, “chiediamo di attivarsi per costruire, sul proprio territorio, dei luoghi permanenti di confronto e azione condivisa, in cui coinvolgere non solo i soggetti che operano dentro o con il penale minorile, ma tutti gli attori della comunità locale per costruire insieme dei percorsi calibrati sulla storia e le caratteristiche dei ragazzi. All’opinione pubblica chiediamo di guardare in modo diverso le storie dei ragazzi inseriti nel circuito penale, senza la scorciatoie e gli stereotipi offerti da un approccio puramente repressivo Agli operatori suggeriamo di lavorare in modo sempre più integrato con le istituzioni e gli altri soggetti del territorio, unendo professionalità e competenze diverse, senza le quali è impossibile co-costruire percorsi fatti su misura, sartoriali, per ogni ragazzo.”

Partner del progetto “Tra Zenit e Nadir: rotte educative in mare aperto”
Partner nazionali:
Fondazione Don Calabria per il Sociale (capofila), CNCA
Partner locali:
Lombardia
Comune di Milano, Comune di Brescia, Comune di Cremona, USSM di Milano, USSM di Brescia, I.C.S. Calasanzio, I.C.S. Est 1, I.C.S. Cremona 2, IAL Cremona, Coop. Soc. Arimo, Itinerari Paralleli, A.P.S. I Tetragonauti, Diapason, Ass. DIKE, Ass. culturale Ludwig, Coop. Nivalis, Coop. Soc. Il Calabrone, Opera Pavoniana, Coop. Soc. Cosper, Coop. Soc. Nazareth
Veneto
Comune di Verona, Comune di Vicenza, Comune di Venezia, Comune di Valdobbiadene, Comune di Montebelluna, Comune di Segusino, Centro Giustizia Minorile della Regione Veneto, ULSS 9 Scaligera, ULSS 7, ULSS 3, I.C.S. Verona 19, I.C.S. Legnago 1, I.C.S. Valdobbiadene, I.T.E.T Luigi Einaudi Montebelluna, FICIAP Veneto, San Gaetano - FICIAP, Stimmatini - FICIAP, FICIAP Venezia, Legalmente Minore, Coop. Soc. Albero, Coop. Soc. Aretè, ASAV, Coop. Soc. Insieme, Coop. Soc. Tangram, Ass. Donna chiama Donna, Legambiente Vicenza, Coop. Soc. Adelante, Ass. Vulcano, Ass. Arcobaleno – ki CI sta, Coop. Soc. REM, Coop. Soc. Titoli Minori, Ass. Farmacia ZOO:E, BLife
Trento
Centro per la Giustizia Riparativa - Regione Trentino-Alto Adige, I.C.S. Trento 6, Progetto 92, Coop. Soc. Ephedra, Coop. Soc. Arianna, Ass. Kaleidoscopio

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