Anche se è non possibile stabilire una connessione diretta e causale tra disturbi psicologici e condotte devianti e illegali, la sofferenza mentale può influire sull’equilibrio e sul comportamento di un giovane, limitando le sue capacità di gestire le emozioni e reazioni, e aumentando la possibilità di comportamenti a rischio.
Nel nostro paese il dibattito sulla giustizia minorile si è acuito negli ultimi anni a seguito di episodi di cronaca con minori protagonisti di atti violenti o criminali. Il quadro legislativo ha visto una stretta con il cosiddetto Decreto Caivano. Il caso australiano, analizzato da un recente studio, offre uno spunto utile per riflettere su come approcci più umani e basati sull’evidenza possano rappresentare alternative più efficaci alla detenzione precoce.
La retorica populista che prende di mira i giovani autori di reato, dicono gli autori dello studio, porta spesso a reazioni punitive istintive, come l’inasprimento delle leggi e l’abbassamento dell’età della responsabilità penale. Questo, a sua volta, ha portato a un aumento delle incarcerazioni di giovani.
In Australia, il numero di ragazzi trattenuti in strutture detentive è aumentato dell’8% (da 784 a 845) tra il secondo trimestre del 2023 e lo stesso periodo del 2024.
Ma cosa succederebbe se alcuni di questi giovani venissero curati e aiutati, anziché incarcerati? Una serie di studi pubblicati di recente, che esaminano la salute mentale nella popolazione minorile che ha commesso violazioni della, suggerisce che il trattamento sarebbe più utile delle misure punitive – alcune delle quali potrebbero persino favorire la recidiva e i comportamenti illeciti.
Nel Nuovo Galles del Sud si è registrato un aumento del 31% dei giovani detenuti tra il 2023 e il 2024.
Aumenti nei numeri dei giovani detenuti sono stati segnalati anche nel Queensland, nel Territorio della Capitale Australiana, in Tasmania e nell’Australia Meridionale nello stesso periodo.
Circa il 60% dei giovani detenuti sono giovani nativi.
L’incarcerazione come catalizzatore
I giovani nel sistema giudiziario presentano tassi significativamente più elevati di disturbi mentali e esperienze infantili avverse rispetto ai loro coetanei nella popolazione generale.
È però meno chiaro in che modo il coinvolgimento nel sistema giudiziario, in particolare la custodia, influenzi nel tempo la gravità e l’evoluzione di tali problematiche mentali, e di conseguenza, i comportamenti a rischio.
Il gruppo di ricerca ha esaminato l’impatto dell’esposizione al sistema giudiziario sulla salute mentale dei giovani nel Nuovo Galles del Sud, analizzando dati amministrativi sanitari e giudiziari nei due anni successivi alla supervisione.
Questi dati provengono da oltre 1.500 giovani coinvolti nel sistema di giustizia che hanno partecipato al “Young People in Custody Health Survey” (2003, 2009 e 2015) e al “Young People on Community Orders Health Survey” (2003–2006).
I ricercatori hanno riscontrato che i giovani che avevano trascorso del tempo in carcere presentavano tassi significativamente più alti di successivo ricovero psichiatrico rispetto a coloro che erano stati supervisionati e seguiti da provvedimenti all’interno della comunità.
Il rischio di ricovero psichiatrico era più elevato nei casi di custodia multipla, dimostrando l’impatto negativo significativo dell’incarcerazione sulla salute mentale dei giovani, anche molto tempo dopo il rilascio.
È stato inoltre analizzato come l’impatto dell’incarcerazione sui ricoveri psichiatrici vari in base all’età.
I tassi di ricovero psichiatrico erano simili tra i giovani dai 14 ai 17 anni supervisionati nella comunità e quelli di età pari o superiore ai 18 anni.
Tuttavia, i giovani di età compresa tra 14 e 17 anni posti in custodia venivano ricoverati in misura significativamente maggiore rispetto ai loro coetanei più grandi.
Questo suggerisce che l’incarcerazione è particolarmente dannosa per i minori più giovani.
Qual è l’effetto sulla criminalità?
Quando abbiamo analizzato le conseguenze a lungo termine della detenzione minorile sulla recidiva, spiegano gli autori della ricerca, abbiamo scoperto che una condanna durante l’adolescenza – soprattutto prima dei 14 anni – aumentava significativamente la probabilità di entrare nel sistema penale per adulti.
Coloro che erano stati incarcerati durante l’adolescenza presentavano un rischio cinque volte maggiore di essere incarcerati da adulti rispetto ai giovani che non erano mai stati detenuti.
Questo indica che potrebbe essere utile ritardare, avvalendosi di misure alternative, il coinvolgimento formale dei giovani nel sistema giudiziario per prevenire recidive future.
Interrompere il ciclo
Cosa si può fare, allora, per aiutare questi ragazzi? si chiedono gli studiosi.
Nel Nuovo Galles del Sud, la normativa consente di deviare i giovani con disturbi mentali dai processi giudiziari verso il trattamento. Leggi simili esistono anche in altri stati, sebbene i modelli specifici varino.
Anche se la ricerca dimostra che i giovani indirizzati al trattamento hanno un rischio minore di recidiva, meno della metà di coloro che potrebbero beneficiarne ricevono effettivamente questa possibilità.
Come aiutare allora chi resta escluso? Gli studi hanno esaminato se il ricorso volontario ai servizi di salute mentale (senza imposizione giudiziaria) possa contribuire a ridurre la recidiva.
Tra i ragazzi che erano stati detenuti, i ricercatori hanno rilevato una probabilità di recidiva inferiore del 40% in coloro che avevano ricevuto cure psichiatriche dopo il rilascio, rispetto a chi non ne aveva ricevute.
Un beneficio simile, ma ancora maggiore, è stato osservato nei ragazzi seguiti e supervisionati nella comunità: lì, il trattamento psichiatrico era associato a una riduzione del 57% del rischio di recidiva.
Riforme basate sull’evidenza
I dati dimostrano che le misure punitive non scoraggiano la criminalità giovanile, ma tendono piuttosto ad alimentare cicli di recidiva fino all’età adulta.
I responsabili politici, sottolineano gli autori dello studio, dovrebbero ripensare la giustizia minorile per proteggere i giovani e creare percorsi concreti di riabilitazione.
Rialzare l’età minima della responsabilità penale per ritardare il primo contatto con il sistema giudiziario è in linea con le scienze dello sviluppo e previene la criminalizzazione precoce dei giovani.
Migliorare lo screening di routine per la salute mentale nel sistema giudiziario e ampliare l’accesso ai programmi di deviazione è una misura necessaria.
I risultati sui benefici del trattamento psichiatrico regolare illustrati nella ricerca evidenziano il potenziale di approcci più integrati. Se combinati con servizi di supporto per salute e educazione, questi interventi possono risultare ancora più efficaci.
Considerando che detenere un giovane costa circa un milione di dollari all’anno, i programmi basati sul trattamento psichiatrico rappresentano anche una scelta economicamente sensata, concludono i ricercatori. Valutazioni simili a quelle che si possono fare anche da noi, leggendo i dati complessivi su costi e benefici personali e anche finanziari dei provvedimenti restrittivi adottati nell’ambito della giustizia penale minorile.