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Fermo immagine

Isabella (29 anni) è in sala d’attesa del pediatra insieme alla piccola Gaia (9 mesi) per la consueta visita mensile tesa a verificare la crescita della bambina, e dove finalmente potrà rivolgere al medico i quesiti che si è appuntata, sotto suo consiglio, tra una visita di controllo e l’altra: posso inserire le fragole nell’alimentazione? La piccola si sveglia ancora durante la notte e noi siamo esausti, che possiamo fare? Ancora non sembra indicare gli oggetti, va tutto bene? È cresciuta? Mentre Isabella fa un rapido rewind della sua checklist, Gaia seduta sulle sue ginocchia rivolge lo sguardo al bambino seduto accanto a lei di circa 1 anno e mezzo, che scorre con il suo ditino le immagini colorate sullo schermo del tablet, mentre davanti a lei un’altra bambina della stessa età circa ha in mano lo smartphone della mamma e sorride al touchscreen, completamente assorta da Peppa Pig che canta una canzoncina. In sala d’attesa c’è in silenzio inconsueto per un ambiente in cui le voci dei bambini si facevano sentire con tutto il loro carico di vitalità, energia, sguardi vivaci tesi a cogliere lo sguardo dell’altro come guida orientativa di comprensione della realtà.

 

17 giugno 2018  

Prima della rivoluzione digitale, e in particolar modo prima dell’avvento dei tablet e degli smartphone era impensabile pensare che la tecnologia potesse arrivare in tempi, così rapidi e così precocemente, nelle mani dei bambini che già ad un anno di età sanno scorrere le immagini sul touchscreen, sanno digitare ed immergersi in un colpo di touch in un mondo di suoni, colori, scenari e che ha un  potere attrattivo così potente centrato sulla distrazione  e sulla possibilità immediata e always present di immergersi in un paese delle meraviglie , che come ci rammenda la favola di Lewis Caroll,  ha le sue magie ma anche i suoi pericoli e i suoi paradossi. 

Come abbiamo visto nel nostro ABC dell’Educazione Digitale, e come sa chi mi legge e chi ha scorto le pagine di Genitori Digitali (2017, Il Mulino),  essere genitori nell’era touch presuppone la necessità e,  nel contempo  la sfida,  di accompagnare con resilienza i nostri figli verso le sponde di un uso consapevole dei Dispositivi Mobili (DM) per permettergli da grandi un’immersione nella digitalità sfruttandone al massimo le potenzialità e limitandone i rischi di un fare distratto, poco riflessivo,  veloce e compulsivo,  strutturalmente connesso alla matrice ideativa della mobilità.    

Nei Fermo immagine, ho cercato più volte di dare voce al pensiero dei bambini, facendoli parlare in un dialogo immaginativo con le loro mamme con dei moniti di attenzione come ricordano le parole Marco alla mamma: Mamma l’Ipad non è il ciuccio o un’altra bambina che rassicura la mamma e le dice: Mamma lascia stare l’App sei più brava te! O ancora in linea generale nel monito che anima il mio scrivere sul tema: Non c’è App migliore che la voce di mamma e papà.

Voci di bimbi, di sguardi e di complicità che ho ricostruito su presupposti di ricerche scientifiche e su osservazioni cliniche e quotidiane, per cercare di rassicurare i genitori rispetto al loro vissuto di impotenza e/o incapacità di crescere e far crescere i figli nell’era digitale e dall’altra di limitare i danni di una delegittimazione del ruolo genitoriale suscitato molto spesso dalla loro stessa inconsapevolezza.

Fermiamoci in attimo e ricordiamo che il rischio maggiore che i genitori corrono nell’inseguire l’onda-net è quello di perdere di vista che la prima condivisione affettiva, il primo specchio sul quale si plasma e si riconosce il bambino è lo sguardo attento e riflessivo dei genitori. Il mondo interpersonale del bambino [Stern, 1985], prima ancora di essere condiviso online, si costruisce nelle interazioni «REALI» con i membri della famiglia.

Per marcare questa indicazione, questa volta vorrei fermare l’immagine e dar voce ai suggerimenti e alle indicazioni della buona nonna come che ci suggerisce di seguire la nostra genitorialità intuitiva, di utilizzare il nostro buon senso, di guardare i nostri figli, di osservarli, di leggere le fiabe, di correre nei prati con loro e di seguire le raccomandazioni di una voce autorevole, la Società Italiana di Pediatria (SIP),  che conosce e aiuta i bambini e si occupa dei loro genitori nella considerazione di John Bowlby: “se una società si interessa dei propri bambini deve prendersi cura dei propri genitori” (John Bowlby, (Cure materne e salute mentale del bambino 1951, pag. 127).

Del resto lo stesso Steve Jobs prima di presentare le nuove creazioni Apple, era solito proiettare una diapositiva in cui erano inseriti due segnali che indicavano due vie: uno, rivolto alla saggezza del mondo del passato, e una che rappresentava indicava quella del futuro. La strada della tecnologia si incastrava nell’incontro tra le due vie e lo scenario si apriva sulle tante piccole rivoluzioni che il nuovo strumento poteva permettere, per agevolare la vita nel mondo tridimensionale.

Diamo voce a questo incastro, ancoraggio tra passato e futuro, immaginando, questa volta, le parole di una nonna consapevole e attenta che raccoglie le indicazioni della Società Italiana di Pediatria e che ce le illustra nel suo modo rassicurante: 

17 giugno 2018

 

Carissimi genitori e cari grandi, 

non fatevi spaventare da un mondo che ancora non conoscete bene e che vi chiede nel contempo, in modo imperioso, di essere inserito nell’educazione dei vostri figli, ma iniziate a riflettere, a conoscere e ad essere consapevoli di essere voi stessi la guida per orientarli verso un uso consapevole della tecnologia e delle attività ad esse connesse.

In questa impresa non siete soli in quanto la comunità scientifica, a livello nazionale ed internazionale, sta lavorando per aiutarvi ad acquisire competenze e sicurezza, per darvi strumenti e bussole di orientamento e per evitare di delegittimare il vostro ruolo educativo sulla spinta dell’inconsapevolezza.   

Veniamo ai fatti: il  15 giugno 2018 la Società Italiana di Pediatria ha presentato le raccomandazioni per un uso corretto della Media Device nei bambini in età prescolare ( 0-8 anni - pubblicate nell’ Italian Journal of Pediatrics) e mi fa piacere indicarvele per aiutarvi ad essere Genitori Consapevoli e Sicuri in un mondo in cui la tecnologia è penetrata in modo sempre più capillare.

 Prima dei 2 anni d’età non si dovrebbe dare in mano ai piccoli, che necessitano di costruire le loro relazioni e sviluppare le loro acquisizioni evolutive nel vìs a vìs interattivo, i dispositivi mobili, e in linea generale si dovrebbero proteggere i momenti di costruzioni del dialogo comunicativo, mattoncini dei rituali che rassicurano e che rimarranno indelebili come fonte di supporto nella linea del tempo, quali: i pasti, e un’ora prima di andare a dormire- zone off-limit rispetto alla tecnologia.

E mi raccomando non utilizzate il Dispositivo Mobile come pacificatore ideale per calmare o intrattenere vostro figlio perché gli darete un imprinting sbagliato: delegherete lo schermo di tranquillizzarlo e distrarlo, mentre dovete essere voi con il vostro impegno e la vostra sintonia affettiva,  a portarlo gradualmente ad autoregolarsi in modo da renderlo autonomo quando sarà grande di reagire in modo indipendente alle frustrazioni limitando il potere dissociativo dello spazio digitale.

Quando la relazione si è costruita, a partire dai 2 anni, nella metafora bowlbyana secondo la quale i due alla fine del secondo anno di vita si sono plasmati a vicenda, allora per poco (massimo 1 ora al giorno) potrete inserire i dispostivi mobili nelle interazioni con vostro figlio, potrete vedere l’entusiasmo nel guardare sullo schermo il suo personaggio preferito e proseguendo così a fino ai 5 anni potrete costruire gradualmente una corretta traiettoria educativa che tiene conto della modernità nel quale viviamo. 

Mi raccomando, poco e di qualità e sempre accompagnato dal giocare insieme e condividere insieme uno strumento che tale nella considerazione di McLuhan deve rimanere.

Quando si è più grandi dai 5 agli 8 anni potrete utilizzare i Dispositivi Mobili insieme ai vostri bambini per meno di 2 ore al giorno e selezionare programmi di alta qualità. Mi raccomando di nuovo sempre poco e solo con la in vostra  presenza, non a tavola e prima di andare a dormire. 

Per ultimo ma non meno importante, ricordatevi sempre che i bambini sono grandi imitatori (assunto scientificamente provato dai neuroni specchio) e che lo starting point di una buona Educazione Digitale parte sempre dal nostro Esempio.

Sono certa che siete meno spaventati e più sicuri di fare il bene.

 Buona Educazione Digitale !

 

Nonna Gina 

© Riproduzione Vietata

 

 

Barbara Volpi
Psicologa, specialista in Psicologia clinica, Phd in Psicologia Dinamica e Clinica - collabora con il Dipartimento di Psicologia dinamica e clinica della Sapienza - Università di Roma. È membro dell’Italian Scientific Community on Addiction della Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento Politiche Antidroga e Socio Fondatore della SIRCIP (Società Italiana di Ricerca, Clinica e Intervento sulla Perinatalità). È docente al Master biennale di II livello sul Family Home Visiting presso la Sapienza e dell’ Accademia di Psicoterapia Psicoanalitica di Roma. È autrice di numerose pubblicazioni e articoli scientifici. Tra le sue pubblicazioni recenti: «Gli adolescenti e la rete» (Carocci, 2014) e per il Mulino «Family Home Visiting» (Tambelli, Volpi, 2015), «Genitori Digitali» (Volpi, 2017), «Che cos'è la cooking therapy» (Volpi, 2020), «Docenti Digitali» (Volpi, 2021), «I disturbi psicosomatici in età evolutiva» (Volpi, Tambelli, 2022) Per informazioni scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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