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Voglio raccontare di quando sono fuggito dall'Afghanistan per andare in Svezia, un viaggio che è durato quasi quattro mesi. Sono arrivato in Svezia con l'aiuto di trafficanti che i miei genitori avevano pagato perché mi portassero in un Paese in cui la mia vita potesse essere migliore e più sicura.

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Sono fuggito clandestinamente sulle montagne e ho viaggiato con camion, auto e su barconi.

Anzitutto, sono andato in Iran. Ci sono voluti venti giorni e molto, molto cammino. Dopo è stata la volta della Turchia, ma questo passaggio è stato un po’ più semplice in quanto abbiamo preso autobus e automobili e abbiamo camminato solo per cinque ore attraverso il confine turco.

Successivamente, siamo arrivati ​​a Istanbul. Le tre settimane trascorse in quella città tanto grande, moderna e bella sono state le migliori di tutto il viaggio, ma i trafficanti a questo punto decisero di andare in Grecia. Questa volta il viaggio è diventato pericoloso; dovevamo attraversare il confine con la Grecia su un gommone.

Siamo arrivati ​​al mare a mezzanotte, la polizia ci ha visti e ha cercato di prenderci. Abbiamo corso perché non volevamo che ci rimandassero in Afghanistan. Finalmente siamo arrivati ​​in Grecia. Ero esausto, affamato e assetato.

In Grecia, la polizia ci ha portato in un campo profughi dove siamo stati controllati, registrati e inviati ad Atene. Ci hanno fatto abbandonato su una grande piazza e noi abbiamo chiamato il contrabbandiere, che ci avrebbe aiutato ad arrivare in Italia su di una barca.

Abbiamo provato a raggiungere il mare più volte il mese successivo. Al terzo tentativo siamo stati presi e messi in prigione per oltre una settimana. Al quarto tentativo, ci siamo riusciti! Eravamo così felici!

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Ma c'era un grosso problema che ci aspettava. Non avevamo cibo né acqua e il viaggio dalla Grecia all'Italia è durato tre giorni e due notti. Abbiamo bevuto acqua di mare per sopravvivere.

Poi, in mezzo al mare, il GPS della barca si è rotto. Eravamo impauriti, molto preoccupati per la nostra sopravvivenza, ma c'era tra noi un ragazzo iracheno che sapeva come governare la una barca, è diventato il nostro capitano e ha guidato l’imbarcazione la barca fino alle coste italiane.

Ma il mio viaggio non era finito qui. Dopo molti altri passaggi in macchina e in treno, sono arrivatofinalmente dal treno a Malmö. Faceva così freddo! Non avevo vestiti per proteggermi da quelle temperature, l'Italia era calda e non avevo idea che facesse tanto freddo in Svezia. Qui ho iniziato la mia nuova vita


La storia di Shookrullah è stata pubblicata nel libro "My Backpack", parte del progetto "Hello Sweden", che racconta storie di minori rifugiati. "Hello Sweden" è un progetto educativo dell'UNHCR in collaborazione con l'organizzazione anti-mobbing svedese "Friends" per creare consapevolezza e modificare atteggiamenti e pregiudizi negativi sui minori rifugiati non accompagnati in Svezia. http://www.hejsverige.nu/en


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