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Secondo uno studio di recente pubblicazione, misurare l'interazione delle reti cerebrali potrebbe potenzialmente aiutare a identificare gli adolescenti a rischio di abusare di consumo di alcol.

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I ricercatori hanno esplorato la relazione tra i segnali cerebrali e il futuro comportamento legato al consumo di alcolici.

L’abitudine alle bevande alcoliche inizia e aumenta comunemente durante l'adolescenza, un periodo cruciale per lo sviluppo del cervello. Il consumo di alcol può alterare lo sviluppo cerebrale in modi che aumentano il rischio di contrarre un disturbo da uso di alcol.

Comprendere quali fattori predispongano alcuni adolescenti a un consumo più intenso o frequente potrebbe aiutare a prevenire il rischio di alcolismo e i relativi problemi.

Mentre ricerche precedenti hanno esaminato la struttura del cervello alla ricerca di indizi sul rischio futuro di consumo di alcol degli adolescenti, uno studio sulle dinamiche funzionali delle reti cerebrali – ovvero su come le regioni cerebrali comunicano tra loro in ogni istante – potrebbe rivelarsi più promettente.

Per lo studio, pubblicato su Alcohol: Clinical & Experimental Research, i ricercatori della Carolina del Nord hanno verificato se le dinamiche delle reti cerebrali potessero aiutare a predire questo tipo di abuso negli adolescenti.

I ricercatori hanno lavorato con i dati di risonanza magnetica (MRI) di 295 partecipanti diciassettenni che non consumavano alcol o ne bevevano poco: il 52% erano femmine. Questi dati provenivano dal National Consortium on Alcohol and NeuroDevelopment in Adolescence. I ​​partecipanti sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale per misurare la loro funzionalità cerebrale a riposo.

Utilizzando questi dati, i ricercatori hanno esaminato come il cervello dei partecipanti si muovesse attraverso una sequenza di "stati" cerebrali. Per la prima volta che questo approccio è stato applicato al consumo di alcol tra gli adolescenti.

Un anno dopo le scansioni cerebrali, i partecipanti hanno compilato un questionario che descriveva dettagliatamente il loro consumo di alcol dopo la scansione.

I ricercatori hanno utilizzato la frequenza e l'intensità del consumo di alcol (la quantità massima di alcol consumata in un determinato periodo di tempo) come indicatori comportamentali.

L'analisi statistica ha esplorato la relazione tra il tempo trascorso in certi stati cerebrali a 17 anni e il comportamento in termini di consumo di alcol nell'anno successivo. Le analisi hanno anche verificato se i risultati variassero in base al sesso.

Durante le scansioni cerebrali, il tempo trascorso in vari stati cerebrali era simile tra coloro che avevano consumato alcol nell'anno successivo alle scansioni e coloro che non ne avevano fatto uso.

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Tra i ragazzi che bevevano, tuttavia, i ricercatori hanno identificato associazioni tra il tempo trascorso in determinati stati cerebrali e la futura frequenza di consumo di alcol.

Un tempo maggiore trascorso in uno stato con elevata attivazione della “Default Mode Network” (DNM) del cervello – una rete associata alla salute mentale e al comportamento – è stato collegato a un minor numero di giorni di consumo di alcol nell'anno successivo, suggerendo che un maggiore tempo trascorso in quello stato possa proteggere dal consumo futuro di alcol.

Per altri stati cerebrali, la relazione tra il tempo trascorso in quello stato e la frequenza futura di consumo di alcol differiva a seconda del sesso. I ricercatori sottolineano che questo è il primo studio a riscontrare questa differenza.

Le dinamiche cerebrali tra gli adolescenti che non bevevano o bevevano poco erano collegate alla frequenza futura del consumo di alcol, ma non all'intensità del consumo.

È possibile che le dinamiche cerebrali, che potrebbero potenzialmente segnalare la vulnerabilità al disturbo da uso di alcol, siano più informative sulla regolarità dei comportamenti rispetto alla loro intensità sporadica.

Ulteriori verifiche, soprattutto in riferimento a quello che accade in situazioni più simili a quelle della vita reale, potranno dare altre conferme di queste ipotesi, che restano comunque importanti indizi di quello che accade al cervello di un giovane adolescente, ancora in fase di formazione, se attaccato da sostanze nocive come l’alcol.


Riferimento bibliografico

Mary Beth Miller et alii.
The Drinking Dashboard for alcohol‐induced blackout: A randomized pilot trial, Alcohol.
Clinical and Experimental Research (2025).

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