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Il consumo di alcol in solitudine è aumentato drasticamente tra i giovani adulti, raggiungendo livelli che non si vedevano dalla fine degli anni ’70, secondo i dati di un recente studio. La ricerca è stata realizzata negli Usa ma sembra riflettere una preoccupante tendenza che esiste anche nel nostro Paese.

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I dati che provengono dal Rapporto ISTAT 2025, dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dall’Osservatorio Nazionale Alcol, su questa tematica in Italia mostrano che tra i giovani adulti italiani il consumo di alcol in modo occasionale, fuori pasto e talvolta in solitaria è in aumento, mentre il consumo quotidiano è in calo. Il binge drinking rimane un fenomeno stabile e preoccupante, con una parte rilevante dei giovani adulti che assumono bevande alcoliche in modo rischioso, anche in assenza di un contesto sociale conviviale.

I consumi fuori pasto, cioè alcol bevuto lontano dai pasti e spesso da soli, sono cresciuti, con un aumento significativo soprattutto tra le giovani femmine 21-25 anni (+19,7%), un valore che indica che è in crescita la modalità di bere da soli o in momenti non tradizionalmente usuali per questa abitudine.

La tendenza emersa da uno studio condotto dalla University of Michigan e dalla Carnegie Mellon University, è particolarmente evidente tra le giovani donne, mostra come si stia riducendo il divario di genere storicamente presente in questo comportamento ad alto rischio. Si tratta di un cambiamento nelle modalità di consumo di alcol che preoccupa seriamente gli esperti di salute pubblica.

Pubblicato sulla rivista Alcohol: Clinical & Experimental Research, lo studio ha monitorato il comportamento del bere in solitudine tra i 19 e i 30 anni nel periodo compreso tra il 1977 e il 2022, rivelando dinamiche con implicazioni significative per la salute pubblica.

"I dati mostrano che il divario tra uomini e donne si è ridotto" ha spiegato Megan Patrick, coautrice dello studio e professoressa presso l’Istituto per la Ricerca Sociale dell’Università del Michigan.

"Negli ultimi 25 anni, si è registrato un aumento del bere in solitudine soprattutto tra le giovani donne. Circa il 40% dei giovani adulti che hanno bevuto nell’ultimo anno ha dichiarato di farlo almeno occasionalmente da solo".

Lo studio ha analizzato i dati di 12.851 partecipanti al progetto Monitoring the Future Panel, condotto presso l’Università del Michigan.

Dopo un iniziale calo, il consumo di alcol in solitudine ha ripreso a crescere stabilmente a partire dalla metà degli anni ’90. Questo aumento è diventato particolarmente marcato tra le giovani donne dalla fine degli anni ’90 in poi, tanto da annullare il divario di genere che esisteva in passato a questo riguardo.

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Questa preoccupante tendenza mette in evidenza, secondo i ricercatori, l’urgenza di strategie preventive mirate e differenziate per genere.

"Circa 4 giovani adulti su 10 che consumano alcol riferiscono di aver bevuto da soli almeno una volta nell’ultimo anno" ha dichiarato Kasey Creswell, autrice principale dello studio e professoressa associata di psicologia presso la Carnegie Mellon University.

"Questo è rilevante perché il bere in solitudine è un forte indicatore predittivo del disturbo da uso di alcol. Diversamente dal bere in compagnia, il consumo solitario è spesso legato al tentativo di affrontare emozioni negative, come ansia o depressione. Questo tipo di motivazione porta generalmente a un consumo più pesante e al rischio di sviluppare modalità problematiche di uso dell’alcol."

"L’aumento del bere solitario, in particolare tra le giovani donne, suggerisce un cambiamento nelle abitudini che potrebbe comportare un rischio maggiore di danni futuri legati all’alcol."

Il consumo solitario di alcol, spesso utilizzato come meccanismo di coping per lo stress o la solitudine, è associato a effetti negativi a lungo termine, incluso un rischio maggiore di sviluppare problemi di alcolismo più gravi, sottolineano i ricercatori.

Le conclusioni dello studio sollevano forti preoccupazioni in termini di prevenzione e intervento precoce.

"Il bere in solitudine sembra essere un chiaro segnale di potenziali problemi futuri con l’alcol" ha affermato ancora la dottoressa Creswell.

"Individuare questo schema tempestivamente, soprattutto nei gruppi in cui è in aumento – come le giovani donne – permette alle iniziative di salute pubblica di destinare meglio le risorse verso chi è più a rischio".

"Monitorare l’andamento del bere solitario può inoltre contribuire a orientare le decisioni politiche e a plasmare campagne educative che vadano oltre la quantità di alcol consumata, prendendo in considerazione anche il come e il perché si beve".


Riferimento bibliografico

Kasey G. Creswell et alii.
Historical trends in young adult solitary alcohol use by age and sex from 1977 to 2022.
Alcohol, Clinical and Experimental Research (2025).

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