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In questo periodo in cui è in pieno svolgimento l’anno scolastico, molti adolescenti che già affrontano sfide e insicurezze legate a questo particolare momento del loro sviluppo, si trovano a vivere quel processo fatto di tentativi ed errori che è l’apprendimento.

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Alle domande sul proprio sé in fase di cambiamento, si uniscono le difficoltà legate alla comprensione dei contenuti scolastici e alle prove cui deve partecipare. È facile, di conseguenza, che un adolescente trovi ulteriori difetti in se stesso e motivi aggiuntivi per abbattersi e perdere fiducia.

Quando i genitori diventano impazienti, irritati o colpevolizzanti, rendono ancora più difficile questo momento di passaggio.

Nei genitori può si può verificare una sorta di amnesia dell’adulto, quando si dimentica quanto possa essere difficile l’adolescenza quando si vivono difficoltà dovute a crescenti insicurezze.

Gli adulti possono rimproverare i ragazzi, accusandoli di adottare comportamenti sbagliati e di fare scelte stupide, senza ricordare di averne fatte altrettante da giovani.

Al contrario, per aiutare un adolescente abbattuto, scoraggiato per il suo ultimo “fallimento”, è meglio discutere con lui di quanto possa essere duro l'apprendimento, soggetto a errori, dovuti a volte anche a un po’ di sfortuna. Questo vale da studenti ma anche quando si diventa grandi.

La vita, in altri termini, è una scuola in cui si resta sempre studenti, al di là dell’età e dell’esperienza fatta. Non si potrà mai sapere tutto, ricordare ogni cosa, padroneggiare ogni materia. Si continuerà sempre a fare cose che a posteriori si considereranno stupide o sbagliate.

La cosa migliore è fare sempre del proprio meglio, continuare a provarci quando il gioco si fa complesso, imparare dagli errori e attribuirsi il merito di ciò che invece ha funziona. Di questo deve essere consapevole un ragazzo, trovando “una sponda” nell’adulto, un punto di riferimento anche per la fallibilità e non solo un modello per i successi.

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I genitori, spiegano gli esperti di apprendimento, possono essere di supporto sostenendo un’educazione basata sugli errori. Ragionamento sull’errore, infatti, si può crescere, le scelte sbagliate possono portare a un incremento di consapevolezza.

Un errore è una scelta che in futuro si potrà evitare, se capiterà di doverla fare di nuovo. Si commettono errori non perché lo si desideri, accade perché in quel momento non si sapeva come meglio procedere o non si pensava in modo più chiaro.

Gli errori pesano e hanno un costo, ma hanno un lato positivo se vengono poi utilizzati per apprendere e crescere, e anche un errore pesante può impartire una buona lezione.

In altre parole, commettere un errore non è un fallimento; lo è non imparare dall’errore commesso. L’errore mostra un’ignoranza, solo ripeterlo dimostra stupidità.

I ragazzi più intelligenti non sono quelli che non commettono mai errori, ma quelli che sfruttano gli errori per fare scelte migliori la volta successiva. Viceversa, l’ottusità consiste nel non essere in grado o nel non voler ammettere e imparare dai propri errori.

È bene pertanto che i genitori riconoscano e discutano dei rischi dell’apprendimento con i figli, e analizzino con loro il portato positivo che può derivare dalla riflessione sugli sbagli.


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