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Quasi la metà degli Stati americani ha fatto passi da gigante negli ultimi otto anni nella riforma del trattamento penale dei minori, sia in relazione ai processi che in riferimento all'incarcerazione nelle prigioni per adulti.

Tracy McClard ha lottato a lungo per le riforme del sistema penale minorile del Missouri, in memoria del figlio, Jonathan McClard, che si è impiccato in carcere nel gennaio 2008, tre giorni dopo il suo 17° compleanno - e dopo un mese di detenzione in isolamento per aver violato le regole della prigione durante una visita della madre.

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Jonathan aveva 16 anni quando fu processato come un adulto, accusato di aggressione di primo grado con un'arma da fuoco con la quale aveva sparato a un giovane che usciva con la sua ex fidanzata - e che lui credeva avesse minacciato di farle del male. La vittima è poi sopravvissuta al ferimento.

Il funzionario della giustizia minorile che aveva esaminato il caso di Jonathan aveva concluso che questi poteva essere rieducato e riabilitato, e aveva quindi consigliato al giudice che venisse collocato in una struttura per minori in grado di offrire istruzione e programmi di riabilitazione nell'ambito del programma di doppia giurisdizione dello Stato del Missouri. Tale programma consente ai giovani di essere condannati in modo non esecutivo con il sistema degli adulti e di venire collocati in un centro di detenzione minorile.

{xtypo_quote_left}L’opinione pubblica non sa davvero quello che accade a dei minori, quando vengono arrestati. Nemmeno i politici lo sanno{/xtypo_quote_left}

Tra le altre cose, "La Legge di Jonathan ", approvata dalla Commissione Giustizia del senato del Missouri nel maggio del 2013, così chiamata in memoria dell'adolescente, ​richiede in particolare ai giudici ​di dichiarare per iscritto le proprie motivazioni, nel caso neghino a un giovane il collocamento in una struttura minorile nell'ambito del programma di doppia giurisdizione. Impone, in altre parole, un'assunzione di responsabilità da parte dei giudici.

La ​ legge aumenta anche l'età in cui i giovani possono essere giudicati in base alla doppia giurisdizione: da 17 a 17 anni e sei mesi.

La madre di Jonathan ha fondato un’organizzazione che si è battuta per cinque anni per far approvare la “Legge di Jonhatan” e continua tuttora a chiedere la riforme della giustizia minorile. 20131023

"L’opinione pubblica non sa davvero quello che accade a dei minori, quando vengono arrestati. Nemmeno i politici lo sanno", ha detto la signora McClard .

Un rapporto pubblicato in questi giorni dall’organizzazione Campaign for Youth Justice, con sede a Washington - un gruppo di difesa nazionale che cerca di porre fine alla pratica di processare, giudicare e incarcerare i giovani minori di 18 anni all’interno del sistema di giustizia penale degli adulti – espone e analizza le riforme in corso nei vari Stati.

Il rapporto mette in evidenza le riforme in atto in 23 stati, tra cui quelle che limitano le autorità nel disporre l’invio dei giovani nelle carceri per adulti; quelle che impongono l’innalzamento dell'età di competenza dei tribunali minorili a 18 anni in modo tale che i minori più grandi non vengano più processati automaticamente come adulti; quelle che attuano una revisione delle leggi in modo tale che per i giovani risulti più probabile il restare in carico alla giustizia minorile piuttosto che l’essere trasferiti a quella degli adulti; e quelle che  cambiano i termini minimi per gli automatismi di avvio dei procedimenti penali.

Molte delle riforme sono state approvate all’unanimità, dato che riflette la coscienza diffusa della necessità di un nuovo atteggiamento  nei confronti dei minori autori di reato.

I responsabili del rapporto affermano che numerose ricerche e dati hanno dimostrato che le dure politiche del passato non hanno aumentato la sicurezza pubblica o ridotto la criminalità giovanile. Trattare i giovani come gli adulti non ha funzionato, ora ne sono sempre più convinti anche i politici.

Il report mette in rilievo che molti stati avevano emanato leggi molto dure negli anni ‘80 e ‘90 finalizzate a colpire la criminalità giovanile, rendendo più semplice l’avvio di procedimenti penali a carico dei giovani all’interno del sistema penale degli adulti, senza ottenere un miglioramento dei livelli di sicurezza sociale o una riduzione degli illeciti.

{xtypo_quote}L’opinione pubblica resta in gran parte inconsapevole che il 95 per cento dei giovani processati in tribunali per adulti a livello nazionale sono accusati di reati non violenti. Nonostante le riforme in atto circa 250.000 minori vengono processati in tribunali per adulti ogni anno e sono quasi 100.000 i giovani incarcerati in prigioni per adulti. Metà degli Stati americani non ha ancora intrapreso alcuna riforma della giustizia minorile.{/xtypo_quote}

"Crediamo che l’opinione pubblica non ne sia consapevole soprattutto a causa delle notizie che si vedono sui giornali, le quali  evidenziano i crimini più atroci ma non parlano mai del ragazzo che, ad esempio, partecipa a una rissa nel cortile della scuola e viene imputato come se fosse un adulto” dicono i responsabili del report.

Il report mette in luce come i giovani inseriti nel sistema di giustizia penale degli adulti abbiano un tasso i recidiva molto più elevato rispetto a quelli giudicati dal sistema giovanile e che il rischio di suicidio è 36 volte maggiore per chi entra in un carcere per adulti piuttosto che in un centro di detenzione minorile. E la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato rilievo alla la ricerca che mostra come i cervelli dei giovani siano ancora in via di sviluppo e che non hanno la maturità di adulti .

Tra le riforme messe in evidenza nel report:

Undici Stati - Colorado , Idaho , Indiana , Maine , Nevada , Hawaii , Virginia , Pennsylvania , Texas , Oregon e Ohio - hanno promulgato leggi che limitano la possibilità di incarcerare i giovani casa nelle prigioni per gli adulti.

{xtypo_quote_right}Quanto più saremo in grado di inserire questi giovani in programmi riabilitativi del sistema minorile, migliori saranno gli effetti sia per i giovani sia per le comunità in cui si reinseriranno{/xtypo_quote_right}

Quattro stati - Connecticut , Illinois , Mississippi e Massachusetts - hanno aumentato l'età per l'applicazione del sistema penale minorile. Questo significa che i ragazzi più grandi non finiscono più automaticamente nei tribunali degli adulti .

Dodici Stati - Arizona , Colorado , Connecticut , Delaware , Illinois , Nevada , Utah , Virginia , Washington , Ohio , Maryland e Nevada - hanno rivisto le leggi sul trasferimento dei giovani al sistema penale degli adulti , aumentando la possibilità che i giovani rimangano nel sistema di giustizia minorile.

Otto stati - California , Colorado , Georgia , Indiana , Texas , Missouri, Ohio e Washington - hanno cambiato i termini minimi per l’avvio obbligatorio del procedimento penale. 

Il report sottolinea come questa, nonostante esista ancora un gran lavoro da svolgere, sia una direzione ormai certa di evoluzione del sistema penale minorile Usa.

"Quanto più saremo in grado di inserire questi giovani in programmi riabilitativi del sistema minorile, migliori saranno gli effetti sia per i giovani sia per le comunità in cui si reinseriranno" sostiene Michele Deitch , professore presso la Lyndon B. Johnson School of Public Affairs dell'Università del Texas, a Austin. Le sue ricerche hanno dimostrato che molti giovani accusati di reato possono essere recuperati alla società attraverso adeguati percorsi di rieducazione.

"Per questa via, migliora la sicurezza pubblica. Si riduce il numero delle vittime. Si riduce la possibilità che questi ragazzi divengano, in ultima analisi, criminali abituali e finiscano per sempre nel sistema degli adulti, diventando anche un peso economico per la società".

"È una pessima soluzione mettere i minori in strutture per adulti, dove la loro condizione fisica e la loro salute mentale sono a rischio, e dove i programmi e i servizi che vengono offerti sono solo del tutto inappropriati per questa fascia di età" conclude il rapporto. "Le prigioni non sono in grado di fornire ai minori l'educazione, il  trattamento e i servizi educativi di cui hanno bisogno, e possono solo peggiorare la loro situazione, portandoli in molti casi anche a comportamenti autodistruttivi".


articolo pubblicato da "JJ Information Exchange", ottobre 2013

 


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