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Come tutti, anche i giovani nel mondo di oggi, in cui le cose vengono spesso presentate al contrario di quello che sono, si trovano in difficoltà a separare i fatti dalla finzione, e fanno del loro meglio per riuscirci.20170918 verità

Le false notizie sono diventate un elemento diffuso e trasversale che riguarda una vasta gamma di comunicazioni e contenuti – che vanno da questioni e argomenti destinanti a carpire il consenso politico o sociale, traendo in inganno, alla satira, a errori di contenuto compiuti senza malafede, fino a questioni sulle quali le persone semplicemente non sono d'accordo e deformano dal loro punto di vista la realtà dei fatti.

Quello della veridicità dell'informazione è un grosso problema, specialmente per gli adolescenti che stanno elaborando dentro di loro le “mappe” del mondo dei media. In questo contesto, la cosa peggiore che gli operatori della comunicazione possano fare è di confondere ulteriormente la situazione producendo e promuovendo contenuti falsi.

Poiché il termine fake riferito a una notizia è ormai così alla mano, alcuni potrebbero trovare difficile quantificare l'effettivo campo di estensione del problema. Fortunatamente, esiste un certo numero di organizzazioni che si sono prese la responsabilità di spiegare quanto problematica in realtà sia la situazione in cui ci troviamo.

Lo scorso anno, l'Università di Stanford ha pubblicato un piccolo  simpatico sondaggio intitolato: " Valutare le informazioni: la pietra angolare della ragionamento civico online". Si basa sulle risposte di più di 7.800 studenti, che vanno dalla scuola media all'università. I risultati dipingono un quadro abbastanza triste.

Gli studenti di qualunque età e livello scolastico hanno avuto difficoltà a distinguere i fatti dalla finzione. Non sono stati in grado, ad esempio, di identificare correttamente la pubblicità - e soprattutto la cosiddetta pubblicità nativa, quella forma di pubblicità sul web che, per generare interesse negli utenti, assume l'aspetto dei contenuti del sito sul quale è ospitata - da vere e proprie notizie.

Non sono riusciti a discernere le differenze tra le notizie e le opinioni. Le immagini - senza alcun contesto di riferimento - sono state ritenute reali, importanti e affidabili. Purtroppo, nessuna di queste cose riesce davvero a sorprendere. Viviamo in una cultura dei media che ha fatto un passo dopo l'altro nella direzione di svalutare la propria credibilità e le conseguenze di questo sono gravi.

Basta guardare quello che è accaduto in recenti campagne elettorali, a livello internazionale, per vedere come la diffusione e la risonanza di false notizie abbia diviso e messo in crisi i media.

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Tutto questo è ormai una realtà, ed è solo il culmine di un lungo percorso che la società ha intrapreso da molto tempo. Quando il fatto e la finzione, i pettegolezzi e la verità si confondono, non solo è difficile avere il senso reale delle cose, ma il problema va più in profondità - anche le fonti di notizie genuine diventano meno attendibili. E non esiste nessun arbitro che possa dirimere le questioni e separare verità e montature.

Per quanto sia terribile per gli adulti, molti dei quali sono stati educati nel mondo pre-digitale, trovarsi “sganciati” dalla realtà, per gli adolescenti di oggi è ancora molto peggio.

Per comprenderlo, basta immaginare di non avere le abilità di pensiero critico per valutare le informazioni. Immaginare di essere in grado di assimilare informazioni come se fossero oro colato, senza avere la capacità di scavare più in profondità per ottenere dettagli sufficienti al fine di valutare adeguatamente queste informazioni. È quanto espone il riepilogo dello studio di Stanford.

Agli studenti inclusi nella ricerca sono state presentate informazioni  – informazioni di diversa natura – ed è stato chiesto loro di giudicarle. Di fatto la maggior parte di loro non è riuscita a farsene un’opinione corretta e, nonostante ciò, questi ragazzi prenderanno, nelle varie situazioni in cui si troveranno a farlo, decisioni basate sulle informazioni disponibili.

Le informazioni non corrette relative alla vita sociale e politica stanno facendo crollare i livelli di fiducia, a questo si aggunge la quota di disinformazione che i marchi pubblicitari e gli inserzionisti producono sui social. Il tutto viene assorbito dai giovani in un momento delicato della loro vita, durante il quale si costruisce in loro la comprensione e la valutazione dei media e della loro funzione sociale.

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Ogni menzogna che viene raccontata, ogni illazione presentata come un fatto, ogni affermazione che falsa la realtà - ognuna di queste cose mina la capacità delle persone di capire e valutare le informazioni. Alla fine si rischierà di avere persone cui semplicemente non importerà più nulla di questo, persone per le quali tutte queste cose - fatti, notizie, dettagli, ecc. – alla fine diventeranno indistinguibili e ributtanti allo stesso tempo.

Chiunque abbia l’occasione di entrare in relazione e di lavorare con degli adolescenti, deve farlo in modo chiaro e onesto. A quanta più informazione “spazzatura” sono esposti, tanto più importante diventa aver cura di loro aiutandoli a discernere.

Se si mente loro e li si inganna, li si renderà incerti e diffidenti. Politici e pubblicitari, opinionisti in malafede possono pensare di approfittare di questa situazione per avvantaggiarsene e per “demolire” un competitore, e di poterlo fare senza subirne conseguenze. Ma alla fine nessuno, in una società del genere, sarà al sicuro da quello che può accadere quando le persone sono disinformate e agisco in base a illazioni infondate.

Ma tutto questo cosa ha a che fare, qualcuno penserà, con gli adolescenti? Tra vent’anni gli adolescenti di oggi presumibilmente saranno in posizioni di responsabilità nella società. Saranno preparati a questo? Avranno le capacità di pensiero critico necessarie per produrre giudizi corretti? Basandosi su quello che vediamo oggi, è difficile immaginare che la situazione migliorerà negli anni a venire.

Sostenere lo sviluppo delle capacità critiche è uno dei compiti più importanti di chi ha a che fare con i ragazzi.


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