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Secondo un nuovo studio intitolato Sexting and Minors, già all'età di 10 anni, quasi il 15% dei bambini che possiedono uno smartphone sarebbe esposto al rischio del sexting.

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Quando si raggiungono i 13 anni, le statistiche aumentano, con oltre il 36% che sperimenta il sexting. Un genitore potrebbe essere sorpreso da queste statistiche e da questa precocità, arrivando a chiedersi se il proprio figlio rientri in quel 15% o 36%.

I risultati di questo studio potrebbero spingere gli adulti a decidere di avere una conversazione con i propri ragazzi sulla consapevolezza e sui rischi del sexting.

Chi lo pratica?

Anche lo studio Sexting e Minors concorda sul fatto che il sexting sia per lo più reciproco. Tra i 10 e i 17 anni, quasi il 60% di tutto il sexting riguarda interazioni in cui entrambe le parti sono coinvolte. Sebbene le richieste di foto o video a sfondo sessuale raggiungano il loro apice nella metà dell'adolescenza, anche il 24% dei bambini che possiede uno smartphone prende parte a queste conversazioni virtuali che riguardano questa pratica.

Qualcosa che i genitori dovrebbero tener presente è quanto sia importante approcciarsi sia ai ragazzi che alle ragazze allo stesso modo su questo argomento, poiché i rischi e le conseguenze possono essere gli stessi.

Tuttavia, già all'età di otto anni, oltre il 15% delle ragazze con smartphone sarebbe stato esposto al sexting in qualche modo. Secondo questo ultimo studio, il sexting dei ragazzi raggiunge il picco all'età di 14 anni, mentre il sexting delle ragazze rimane costantemente elevato per tutta la loro adolescenza.

Gli esperti che si occupano di questo tema per sensibilizzare insegnanti e genitori, si vedono spesso rivolgere una stessa domanda: "Perché i bambini inviano nudi o qualsiasi contenuto sessuale?"

Spesso si sentono dire da alcuni che sia “normale” o che “lo fanno tutti”, perché magari in un certo contesto è proprio così. Una ragione in più, sottolineano gli esperti, per far capire loro come questa non sia la norma ovunque. Ad un certo punto, se desidereranno fare l’università, trovare un lavoro, entrare in politica o qualunque cosa il futuro riservi loro, questi ragazzi interagiranno con molte persone che non vedranno questa pratica come una cosa normale.

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È importante sottolineare ai ragazzi che una volta che il contenuto di sexting è su un dispositivo, ci sono molti modi per comunicarlo ad altri, per caso o di proposito.

“Una volta che il contenuto viene inviato a un'altra persona, non c'è assolutamente alcun modo per sapere dove o quando potrebbe arrivare. Un genitore dovrebbe chiedere a un figlio, visto che sta condividendo immagini personali su uno strumento o su una piattaforma che collega istantaneamente all’intero pianeta, in che modo questo potrebbe avvantaggiarlo o fargli del male.

I genitori dovrebbero aprire e mantenere aperto il dialogare con i propri figli sulla prevenzione del sexting. Ad esempio chiedendo come contenuti privati dai cellulari o dalle piattaforme dei social media ​diventino invece di dominio pubblico. Partire da questo approccio spesso apre gli occhi ai bambini sulla facilità con cui le informazioni private possono diventare pubbliche.

I genitori, in questo caso, dovrebbero far capire come non si possa nascondere su uno strumento destinato alla comunicazione qualcosa di nocivo per se stessi, se divulgato, e come invece, al contrario, quello stesso strumento possa comunicare al mondo cose positive di sé.

In altre parole, occorre sviluppare nei più giovani una coscienza digitale, portando a un cambiamento di mentalità, prospettive e aspettative, in modo che i cittadini digitali di oggi e di domani possono fare cose incredibili con la tecnologia che le generazioni passate potrebbero non aver mai immaginato possibile.

Genitori e insegnanti dovrebbero mostrare ai ragazzi casi di cronaca e notizie su alcuni casi in cui il sexting ha avuto un impatto pesantemente negativo non solo sugli adulti ma anche sui bambini.

Ci saranno sempre ragazzi che diranno o penseranno che non succederà a loro, ma c'è una grande differenza tra prendere una decisione alla cieca (credendo davvero che il contenuto scomparirà) e prendere decisioni informate – e magari, dopo, farlo lo stesso sapendo però che l'immagine non scomparirà.


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