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Quando un figlio o una figlia adolescente sono sottosopra, magari per aver litigato con amici o per un torto che hanno subito, spesso sfogano a casa la loro emotività e la loro agitazione. I genitori se ne accorgono e offrono aiuto e consigli. Una reazione molto comprensibile che però in molti casi ha esiti imprevisti.

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Sfortunatamente, infatti, gli adolescenti che sono preda di un’emozione molto forte, arrabbiati o singhiozzanti, in genere non sono nel migliore stato d'animo per gestire i consigli i consigli che ricevono. Anche se sono d'accordo con i suggerimenti che provengono dai genitori, le loro emozioni possono prevalere sulla loro capacità di seguire efficacemente l’atteggiamento consigliato.

In questa particolare situazione, come in molte altre, le migliori intenzioni dei ragazzi vengono annullate da reazioni governate dall’emotività.

A questo punto, la reazione contraria dei genitori è spesso quella di arrabbiarsi, vedendo che il figlio con la sua emotività ha peggiorato le cose. Non è raro vedere un quadro del genere: genitori diventati furiosi in presenza di un figlio che cerca supporto.

Ci si potrebbe chiedere perché questi genitori propendano alla rabbia piuttosto che una modalità efficace di sostegno. Le due cose, per certi versi, non si escludono a vicenda. Cercare di sostenere qualcuno e vedere di non riuscirci può far sentire impotenti. Quando questa sensazione diventa intollerabile, viene spesso comunicata sotto forma di rabbia.

In altre parole, la rabbia che si esprime verso la persona che si sta cercando di sostenere può essere un riflesso del sentirsi impotenti. Questo genere di reazione può diventare particolarmente forte quando si tratta dei propri figli. Dopo tutto, è dovere di un genitore proteggerli. Quando non ci riesce, un genitore può comunicare male il suo stato d’animo, cedere alla rabbia e rivolgerla, paradossalmente, ai figli adolescenti per essere stati feriti.

Molti genitori ricordano bene quando, in gioventù, sono stati loro stessi destinatari di quel tipo di rabbia, quel tono di crescente frustrazione nella voce dei genitori. Un genitore vede che qualcosa non va, che il figlio soffre per qualche motivo e gli urla: "Vuoi dirmi cosa c'è che non va, altrimenti come posso aiutarti?".

È importante, a ruoli invertiti, comprendere la vera origine di questa rabbia. La frustrazione.

Un genitore dovrebbe sempre ricordare le sue esperienze di adolescente, chiedendosi: “Quando ero arrabbiato o stavo male, di cosa avrei avuto più bisogno dai miei genitori?”

Di solito gli adolescenti hanno bisogno di sentirsi amati e sostenuti più di quanto abbiano bisogno di consigli.

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Cosa può fare un genitore per essere d’aiuto, quando la rabbia gli ribolle dentro?

Anzitutto essere consapevole dei propri sentimenti di impotenza. Quando una persona è consapevole dei pensieri che alimentano le sue emozioni, dispone di uno strumento per diminuire l'intensità delle stesse emozioni. In questa particolare situazione, riformulare i pensieri di impotenza può ridurre la rabbia e consentire di prendere atto semplicemente dell'angoscia di un figlio.

Nello specifico, si può poi ricordare a se stessi di non essere realmente impotenti quando un figlio ha bisogno di sostegno. Nella maggior parte delle situazioni, un figlio non sta chiedendo a un genitore di risolvere i suoi problemi. Gli sta chiedendo di condividere la sua angoscia e di essere dalla sua parte.

È bene poi prendere tempo. Se si percepisce il ​​bisogno di esprimere rabbia, è meglio allontanarsi dalla situazione. Esprimere quella rabbia non allevierà l'angoscia del figlio, né quella dell’adulto. Al contrario, prendersi una pausa per calmare i propri sentimenti fa da esempio al figlio, mostrandogli di non agire d’istinto quando le sue emozioni sono troppo forti.

Si deve poi ricordare che gli adolescenti spesso devono fare le proprie scelte e sperimentarne le conseguenze. I genitori non possono proteggere i figli adolescenti dal farsi male. Possono incoraggiarli a fare scelte che ritengono utili ma, alla fine, devono riconoscere di non poter essere onnipotenti con i figli. Invece di arrabbiarsi con loro, è meglio essere al loro fianco per gestire le conseguenze dei loro errori.

È utile poi dare un po’ di tregua a se stessi. Se la rabbia deriva dall'impotenza, può essere ridotta dall’avere un po’ di compassione per sé. Nessun genitore sa come gestire ogni situazione che turba il figlio adolescente. Bisogna liberarsi dall’aspettativa di poterlo invece, in ogni caso, saper fare.

Sarà difficile probabilmente controllare del tutto la rabbia indotta dall'impotenza. Tuttavia, la consapevolezza di questa connessione tende a ridurre la probabilità di una “escalation” delle discussioni piene di collera.

I figli stessi, crescendo, capiranno che dietro quella rabbia c’era invece un desiderio di sostegno da parte dei genitori e, di fatto, anch’essa indicava che erano dalla loro parte.


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