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Se si chiedesse a ogni padre per cosa ha difficoltà a perdonarsi, è probabile che ognuno avrebbe qualcosa da rispondere. Non importa quale possa essere il motivo del senso di fallimento o di errore per quello che è capitato (un momento di rabbia, un incidente, uno sbaglio che ha coinvolto l’intera famiglia). L’incapacità di perdonare se stessi è complessa e può derivare da una serie di fattori.

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Le grandi aspettative di oggi dei genitori di essere sempre perfetti non hanno reso più facile per loro assolversi anche per piccoli inciampi.

Gli psicologi spiegano che la visione della società sulla genitorialità è cambiata radicalmente. Di conseguenza, molti genitori sentono di dover fare tutto al meglio per non sentirsi “persone cattive”.

Imparare a perdonare se stessi per grandi e piccoli errori è importante per la crescita personale. Offre anche ai propri figli insegnamenti molto importanti: come essere vulnerabili, come accettare e andare avanti e come non essere eccessivamente critici. E aiuta a condurre una vita migliore.

La trappola dei genitori

Gli uomini spesso sentono la pressione di dover provvedere e proteggere i figli. Può essere difficile quindi perdonarsi per non averlo fatto, in certi frangenti. Certo, questo non vale per tutti: non tutti gli uomini hanno difficoltà a perdonarsi per errori o comportamenti scorretti.

In generale, però, l'incapacità di perdonare se stessi può trasformarsi in rabbia. La rabbia, spiegano gli esperti, è un'emozione sottostante che protegge una convinzione di fondo negativa.

La gran parte delle persone generalmente hanno una o due convinzioni negative di fondo su se stesse, che rispondono a espressioni come "non sono degno" o "ho fallito in questo o quello". Se la convinzione di un padre è che deve fare le cose per bene, altrimenti sarebbe un essere inutile, non perdonare se stesso per un errore rafforza questa sua convinzione.

Mantenersi saldi al malessere per un errore può dare motivazione per non lasciare che accada di nuovo. Ma rifiutarsi di perdonare gli errori mantiene vive anche la rabbia e l'ostilità, che possono consumare e persino causare conseguenze fisiche negative.

L'obiettivo è impossibile, non si può offrire protezione o essere di supporto ai propri figli in tutte le occasioni in cui sarebbe necessario.

Alcuni genitori, ad esempio, pensano che se il loro ragazzo dimentica il telefono a casa, devono portarglielo il prima possibile. Cosa succederebbe se accadesse qualcosa mentre si trovano senza telefono?

I genitori che si incolpano quando succede qualcosa di negativo ai loro figli possono quindi rimanere bloccati in un ciclo continuo di percezione di errore e fallimento. Perché le cose per qualche motivo a volte andranno male, non importa quanto si cerchi di essere perfetti.

I genitori di oggi sono stati sentono molta più pressione esterna per essere protettivi.

Perché l'auto-perdono può essere così difficile

È importante, in generale, capire le ragioni per cui si fanno le cose, e l'incapacità di perdonarsi non fa eccezione.

Punire se stessi può essere un modo per correggere un comportamento, ma può fare sentire in colpa e vergognarsi di sé, portando a fare cose ancora peggiori perché ci si sente una persona senza valore.

La rabbia è uno scudo. Sotto ci sono sentimenti diversi, come dolore, senso di tradimento o di impotenza. È una difesa e crea una sorta di callo emotivo, impedisce di evolvere.

Il perdono di sé richiede invece vulnerabilità. Molti uomini hanno difficoltà ad esprimere le proprie emozioni e a concedersi di essere vulnerabili.

La vulnerabilità è importante nel perdono, perché si deve essere capaci e disposti a riconoscere il proprio dolore. Questa difficoltà si manifesta attraverso l'irritazione, il ritrarsi dalla famiglia e dagli amici, in un atteggiamento disinvolto e, per alcuni, persino nell'abuso di sostanze.

È probabile, dal punto di vista della psicologia, che le persone che hanno una tendenza più alta alla rabbia abbiano anche problemi con il perdono. Questa tendenza più alta distrugge più relazioni e reagisce in modo eccessivo agli errori. In ogni caso, i sentimenti negativi associati al non perdonare influenzano la vita in tanti modi sottilmente dannosi.

Quando non ci si riesce a perdonare, si stanno rivedendo e vedendo le cose attraverso un filtro di rabbia, fallimento o disagio per il passato. Si è quindi meno aperti a vedere cosa sta realmente accadendo nel presente. Questo potrebbe rendere le nuove relazioni molto problematiche o portare a una minore disponibilità verso i propri figli.

In parole povere, l'incapacità di perdonare se stessi protegge dalla vulnerabilità e il perdono è la rivendicazione di quella vulnerabilità. Sebbene gli elementi che lo compongono esso possano essere spiegati semplicemente, il perdono è complesso e difficile da imparare.

Perdonare, spiegano alcuni psicologi che si occupano di genitorialità, non significa perdonare una "cosa". Non è un atto unico, ma più uno stato dell'essere e un processo continuo. Per perdonare, occorre consentire alla propria capacità di pace di fare da guida. Quando si è in pace, non si hanno nemici, quando si è agitato, sì.

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Imparare a perdonarsi

Cambiare atteggiamento verso se stessi per diventare vulnerabili e consentire così l'auto-perdono non può avvenire dall'oggi al domani. Piuttosto che essere drastici su qualcosa che è avvenuto, è molto meglio lavorare su presupposti più positivi, dicendosi di aver fatto del proprio meglio in una certa situazione e cercando le “attenuanti” di contesto che hanno portato a un errore o a un fallimento.

È anche utile capire cosa si ottiene dal non perdonare se stessi, considerare in che modo questo atteggiamento stia aiutando.

Occorre analizzare anzitutto la propria motivazione: cosa tiene fermi alla scelta di non perdonare? Perché è sempre una scelta, anche se non lo si ammette.

Raggiungere questo livello di coscienza potrebbe richiedere un duro lavoro su sentimenti che risalgono alla propria educazione. Ad esempio, si può avere un atteggiamento prevaricatore con un figlio perché a propria volta lo si è subito da piccoli. Occorre allentare senso di colpa e vergogna, pensando all’ambiente in cui si è cresciuti, all’interno del quale quel comportamento era “usuale”.

Ora che si ha un figlio, fare certe cose non è in linea con i propri valori e con quello che si vorrebbe fare. Invece di odiare te stesso per aver ripetuto lo schema, in altre parole, occorre lavorare per cambiarlo.

I ricercatori che studiano questo, fanno una distinzione tra il perdono ‘decisionale’ e ‘disposizionale’.

Inizia con una scelta, dicendosi: "Non voglio tornare a comportarmi così" indipendentemente dal fatto che la questione sia il sentirsi distanti, abusanti, inadeguati o altro. Altrimenti i costi del risentimento, dell'amarezza e dell'infelicità diventerebbero troppo alti.

Il perdono deve essere sia decisione che disposizione d’animo. Non è solo una cosa di un momento, è una scelta, o una pratica, la combinazione di una decisione e di un comportamento continuo.

Essenziale per il vero perdono è la maturità emotiva, che porta ad accettare un po' di dolore.

Il processo del perdono è simile a quello del dolore, o di una perdita o di un grande impegno. È come una sorta di meditazione: il proprio cuore ha bisogno di aprirsi all'esperienza del dolore, che consente di pensare a quello che si sente e a quello che è accaduto, riuscendo a non sfuggirvi, fino a quando non abbia perso di forza emotiva.

Occorre, anzitutto, imparare l'autoregolazione, governando il proprio sistema nervoso. Significa imparare a calmarsi, a parlar con se stessi. I modi sono tanti e diversi tra loro. Alcune persone potrebbero trovare la calma andando a correre o facendo yoga.

Poco alla volta questa nuova disposizione sostituirà l’abitudine a criticare. Per alcuni, un punto di partenza che a volte è più facile è semplicemente smettere di lamentarsi così tanto o di criticare. Semplicemente starsene zitti, anche con se stessi, quando viene l’istinto di farlo.

L'auto-perdono può essere un lungo viaggio, dicono gli psicologi. Ma sicuramente ne vale la pena. Perché, come genitori, è importante insegnare ai propri figli che aspettarsi la perfezione da se stessi e dagli altri è una via sicura per l'auto-tormento, perché non lascia spazio al perdono.

Se si vogliono crescere figli in grado di gestire la delusione, senza ignorarla, è molto meglio mostrare compassione e onestà riguardo ai propri difetti e avere la capacità di sopportare parte del dolore che ne deriva. Ammettere di avere sbagliato e scusarsi, con sé e con gli altri.


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