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"Andrà tutto bene" si diceva nei primi tempi della pandemia. I ragazzi hanno subito questa crisi che dura ormai da quasi due anni con interruzioni dell'apprendimento, separazioni prolungate da familiari e amici, arrivando a una sofferenza mentale così estrema che l'American Academy of Pediatrics l'ha definita un'emergenza nazionale.

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Non c'è da meravigliarsi se anche i genitori, o chi si occupa dei giovani, sono stressati. Chi si occupa di consulenza alle famiglie è ben consapevole che i genitori desiderano essere rassicurati per poter essere rassicuranti.

Rassicurare i propri figli in questo momento non è un compito da poco, soprattutto perché il benessere di genitori e figli è indissolubilmente intrecciato. Ma i genitori non sono impotenti. Gli esperti di psicologia della famiglia indicano alcuni modi in cui possono aiutare se stessi e i loro ragazzi a ritornare a sentirsi bene.

Rivalutare le situazioni

L'obiettivo è sviluppare la capacità di un giovane di tollerare il disagio e sapere che, anche se non si può controllare tutto ciò che accade, si può tuttavia fare qualcosa perché questo avvenga in gran parte della propria vita.

I genitori, consigliano alcuni psicologi, possono parlare della crescita personale del loro figlio e dire, ad esempio, di essere contenti che abbia trovato modalità nuove per restare in contatto con i suoi amici. Un ragazzo potrebbe non avere la meta-consapevolezza per riflettere sulle cose in quel modo, ma si può aiutarlo a sviluppare un concetto di sé come di una persona capace di gestire gli eventi.

Un altro suggerimento è di proporre la frase iniziale: "So di poter fare cose difficili, perché . . . ", chiedendo poi di completarla. Comfort e crescita sono quasi sempre incompatibili, ma in più modi si può completare quella frase e , di conseguenza, ci si può sentire più sicuri delle proprie capacità di far fronte efficacemente ai fattori di stress.

Quando si vedono gli eventi come minacciosi o dannosi, ci si sente meno capaci di controllo, ma quando si sente che i propri sforzi contano, è più probabile che si perseveri nell’affrontare le difficoltà.

Una ricerca fatta con bambini piccoli che hanno subito traumi ha scoperto che quelli che avevano vissuto gravi avversità non se la sono cavata altrettanto bene in età adulta quanto i bambini che avevano avuto vite "più regolari", ma ci sono state anche eccezioni. Una tra tutte, i giovani che avevano vissuto in più famiglie affidatarie, che erano poi riusciti a ottenere borse di studio per le migliori università.

“Se si vogliono spiegare i diversi esiti nelle persone, uno dei fattori rilevanti è il modo in cui le persone stanno interpretando le loro esperienze" hanno sottolineato i ricercatori.

Rivalutare può essere utile ma bisogna evitare un ottimismo forzato, in particolare se un ragazzo si trova in un momento di forte mancanza di fiducia e speranza. Una positività a tutto raggio lo farà infatti solo sentire più isolato.

Non esiste un modo "giusto" di sentirsi

Alcuni psicologi indicano che stiamo appena iniziando a passare attraverso il “processo del lutto" e il ritorno a una parvenza di normalità può far sentire in modo più pesante quanto si è perso. Un ragazzo che torna a scuola dopo un anno con la didattica a distanza può provare di colpo il dolore di rendersi davvero conto, di quanto ha perso.

Molti ragazzi si sentono disorientati. Sono cresciuti cronologicamente e fisicamente, ma non hanno avuto quelle esperienze che segnano il passare del tempo. Si trovano ad essere diventati più grandi senza essersene resi conto.

Occorre, è il consiglio, essere molto attenti ai sentimenti che si provano e a quello che li causa, perché questo è il percorso per trovare strategie di fronteggiamento utili.

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Dare e ricevere aiuto

Invece di stare a preoccuparsi da soli, bisogna restare in contatto con quelle persone che hanno un maggiore impatto positivo nella nostra vita. Possono essere adulti che si sono incontrati a scuola o in un’attività extra-scolastica, persone che si riconoscono subito come mentori.

È più facile, inoltre, trovare il coraggio di chiedere aiuto se si è stati d’aiuto per gli altri, perché in questo modo si capisce quanto sia gratificante dare. Cosa fornisce la forza di entrare in contatto con qualcuno per chiedergli aiuto? Un punto di partenza è quello di sentire come se non ci fosse pietà dall'altra parte.

Riconoscere e ridurre lo stress

Altri esperti di psicologia e educazione affermano che solo quando i genitori si renderanno conto che lo stress sta colpendo i loro figli con esiti disastrosi, vedranno la necessità di prendere fiato e aiutarli ad affrontare la situazione.

Tuttavia, per quanto fondamentale sia la gestione dello stress per produrre buoni risultati per i ragazzi, questa capacità si colloca spesso al fondo delle competenze che i genitori possiedono. Chi, infatti, sta insegnando ai genitori come dire ai figli che tutto andrà bene con calma e sicurezza di sé?

È più facile rimanere calmi se si è in grado di separare le cose grandi dalle piccole cose. Molti genitori pensano che tutto sia importante. Sono l’ansia e la reattività dei genitori che possono avere un significativo impatto negativo sui giovani.

Non riuscire ad avere la sufficienza in matematica è un esempio di qualcosa che fa parte delle "piccole cose". Non dovrebbe portare al timore che questa difficoltà comprometta l’intero percorso scolastico.

Un genitore non dovrebbe entrare in pensieri catastrofici e immaginare che il proprio ragazzo non saprà cavarsela nella vita, con la consapevolezza che tutti hanno problemi e considerando come potrebbe supportare al meglio i bisogni del suo ragazzo. Sperimentando e provando nuove modalità fino a quando non si scopra quello che funziona meglio.

Stabilire pause dalle preoccupazioni

Si possono riconoscere e si può parlare delle cose brutte che accadono nel mondo e, allo stesso tempo, dare ai propri figli una pausa necessaria dal pensare alle cose brutte per tutto il tempo.

I genitori possono creare momenti di divertimento a casa ogni giorno. Condividere i propri alti e bassi durante la cena. Accendere la musica mentre si rigoverna la tavola insieme. Guardare uno spettacolo televisivo o un film divertente. Lasciare i telefoni a casa e uscire per una passeggiata o un giro in bicicletta. Iniziare a riempire una bacheca o un diario della gratitudine.

Essere un “tamponatore”, non uno che sistema le cose

I genitori non possono eliminare la sofferenza del proprio ragazzo ma possono "tamponarla".

Quando i ragazzi crescono, i genitori devono confidare nel fatto i figli possano prendersi cura di se stessi abbastanza bene e che gli altri si prendano cura di loro.

I genitori che cercano di proteggere i loro figli da ogni possibile minaccia sono più stressati e i ragazzi che percepiscono i loro genitori come più stressati, hanno meno probabilità di rivolgersi a loro per parlare dei loro problemi. È un circolo vizioso che non giova a nessuno.

È bene invece concentrarsi sull'essere un genitore coerente, premuroso e sincero e circondarsi di persone che possono a loro volta sostenerci. Tutto quello di cui i ragazzi hanno bisogno per prosperare è un adulto che creda in loro, li ami incondizionatamente e che dia esempio di modalità sane per affrontare le avversità.

Questo significa, concludono gli psicologi, che condividono le loro fatiche, preoccupazioni e incertezze con i figli, entro limiti ragionevoli. Essere onesti con loro senza scaricare su di loro tutta la profondità delle proprie ansie.

La verità, in conclusione, è che genitori e figli continueranno a dover affrontare l'incertezza e che nessuno può promettere che andrà tutto bene. Al contrario, meglio dichiarare che la situazione è difficile ma che insieme ce la si può fare.


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