Chiudete la bocca, chiudete gli occhi, pensate alla vostra mamma e pronunciate la parola MAMMA. Ripetiamolo adesso con un piccolo sforzo in più. Concentriamoci sull’apertura e la chiusura della bocca e diamo enfasi alla parola nella sua suddivisione: MA-M-MA.
MA la bocca si apre, per chiudersi con forza nella M prima M di mezzo, e riaprirsi con enfasi nel MA finale. Nella parola di vita per eccellenza, nel pronunciarla per la prima volta, nel ricordarla, nel riprodurla, c’è l’essenza del circolo vitale, del flusso della vita scandito in modo distinto da una sequenza chiave: Apertura-Chiusura-Apertura.
Le mamme non chiudono mai, le mamme attendono, accolgono, conservano e se rivediamo la chiusura della bocca nell’attesa delle mamme capiamo quanto in questa parola, la prima detta dal bambino, sia racchiusa in modo incredibilmente semplice il ruolo vitale delle mamme.
Apertura-Attesa-Apertura.
Il corpo lo sappiamo si fa da sempre testimone di vissuti esperienziali interni e la bocca che si apre, si chiude, per poi riaprirsi nel pronunciare la parola MA-M-MA si fa depositaria del carico vitale della donna che nell’accoglienza, nell’attesa, nell’apertura, nell’essere riconosciuta, chiamata e richiamata si rinnova ogni volta nel processo di trasformazione costante che è alla base della vita stessa. Bocca che si apre per nutrirsi e si chiude per assimilare, per poi riaprirsi di nuovo.
Corpo agente di un suono quello vitale che da vita e custodisce la vita, che struttura la vita sul binario della vita stessa, in una sequenza interminabile di richieste e attese che scandiscono a loro volta ciclo vitale delle trasformazioni da bambina a donna, da donna a madre, da madre a nonna di nuovo madre dei figli e nel contempo bambina dei genitori. È come se la bocca, nel pronunciare la parola MA-M-MA si facesse carico di testimoniare il filo conduttore dell’essere mamma, costruito sull’ascolto attento delle richieste del bambino, nel sentire la sua voce interna, nel riconoscerla esterna, nell’attenderla, nel vederla chiusa, a volte sigillata in adolescenza, per poi riaccoglierla con un tono di voce nuovo.
Non c’è mai chiusura totale nell’essere madre, cambia l’attesa de MA di richiamo che può assumere varie forme passando dal mà non scocciare, dal mà aiutami, dal mà ho sbagliato, dal mà dove sei, dal mà capiscimi, dal mà stai zitta, dal mà ti ho deluso, dal mà grazie. Quel grazie mà che arriverà sempre se rimaniamo in attesa e in ascolto.
Cambia il ritmo e l’enfasi del suono della parola MA-M-MA dall’infanzia, all’adolescenza, alla maturità, alla vecchiaia, prima più acuto, poi sommesso, dopo ben strutturato e in ultimo flebile nelle varie tappe del ciclo vitale come a voler segnare un tempo di vita che prende genesi ed è racchiuso nella parola stessa. Presenza-incontro-attesa e rinnovo sono le note musicali che vengono sedimentate nello spartito di vita dei figli, che rimarranno indelebili nella memoria e che saranno sempre rinnovate nel momento in cui chiameremo la nostra mamma, al telefono, a voce, nei ricordi e nel ricordo del ritmo della vita che abbiamo ascoltato per la prima volta nel grembo materno.
Quel bum-bum del cuore preludio di presenza-attesa materna.
La vita insegna sempre.
Buona festa della mamma, a tutte le mamme, alle mamme future, alle mamme che sono nei nostri ricordi e alle nonne che sono state grandi mamme!