Io ho paura quando finirà. Non so più come mi dovrò comportare, se posso abbracciarti, se posso sorridere, se posso dare una pacca sulle spalle a Rosaria come facevo prima. Sembra che il tempo abbia cancellato i miei ricordi.
Ho solo immagini di quel che è, e non più di quel che era prima. Ho un ricordo nebbioso, offuscato delle riunioni di lavoro, degli abbracci, delle feste, del guardarci negli occhi senza acuire la vista per cogliere dall’espressività dello sguardo il germe del sorriso nascosto dietro la mascherina. Ci sei, mi riconosci, mi approvi, ti ascolto, ti cerco, mi sfuggi, mi chiudo, mi isolo …. posso uscire ma ho paura.
Ho paura di tornare alla normalità perché non so più quale è la normalità, ho paura di spalancare la porta di casa e sorridere al mondo perché non so più cosa aspettarmi da questo mondo e tremo di terrore di nuovo di fronte all’ignoto. Vedo buio ma vorrei il sole.
Allora forse devo cercare la luce in questa oscurità e la posso trovare soltanto dentro di me. Devo calarmi nei miei ricordi, tirare fuori i miei fari per prepararmi, per cogliere da questo tempo dilatato, sospeso, senza bussole di orientamento le mie colonne portanti.
Tempo di luce allora per rafforzarmi, per gettare le basi per quello che sarò dopo quando tutto sarà finito, quando potrò camminare di nuovo con il ricordo di ciò che ero, di ciò che siamo stati e di chi saremo, quando le memorie verranno trasformate in ricordi che, anche se non cogliamo più nelle loro essenze vitali, ci indicano, ognuno con la propria andatura, dove mettere i piedi per non cadere nell’oblio della rimozione, della negazione di quel che è stato che ci permette sempre di intravedere, anche nelle esperienze più crude, quel che vorremmo essere e che saremo.