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Axèle (interpretata da Jenna Thiam) è una giovane fotografa scapigliata e tormentata che, come la giovane scrittrice in crisi di ispirazione Camille (interpretata da Clotilde Hesme), vuole ottenere a tutti i costi una borsa di studio per trascorrere un anno di studio/lavoro in “residency” nella prestigiosa sede romana dell’Accademia di Francia: Villa Medici. 

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La splendida villa si trova accanto a Trinità dei Monti, in cima al Pincio con una vista che domina sulla città. Nell’antichità, Villa Medici fu sede degli Horti Luculliani dove venne uccisa Messalina; nel XVI Secolo fu di proprietà del Cardinale Ferdinando de’ Medici fino all’epoca napoleonica, durante la quale divenne dal 1666 (proprio 350 anni fa) la sede dell’Accademia di Francia.

Axèle e Camille si incontrano all’audizione, e subito si capisce come l’indomabile destino è uno degli ingredienti dell’opera.

Entrambe ottengono la borsa di studio, ma giocando carte false più o meno consapevolmente: Axèle minaccia il presidente della commissione d’esame di suicidarsi in caso non venisse presa, e il famoso scrittore marito di Camille (interpretato da Tcheky Karyo) mette una “buona parola” per quest’ultima.

I destini delle due ragazze si intrecciano durante il soggiorno nella Villa Medici, dove dimorano per un anno insieme ad altri giovani artisti. Axèle è schiva e sfuggente con tutti, ma cade nelle grinfie del donnaiolo Pierre, altro artista che trascorre l’anno formativo a Villa Medici, con moglie e figlio.

La villa nasconde tante storie, di amori segreti, di omicidi ma soprattutto di fantasmi, che pian piano prendono forma, si manifestano e attraggono Axèle, tra cui Messalina (interpretata dalla figlia della regista) e il Cardinale Ferdinando de’ Medici (interpretato da Filippo Timi).

Camille a sua volta è attratta da Axèle e dalla sua incontenibile forza creativa, e viene trascinata nel vortice dell’inquietudine di Axèle. In questo gioco del sogno-realtà, anche le statue del giardino sotto lo sguardo incuriosito di Axèle, sembra che di notte prendano vita e si fondino tra loro in effusioni amorose.

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Interessante il ruolo svolto dalle rispettive professioni delle due ragazze: Camille usa le parole ma è in crisi e non sa chi è, perfino il saggio scritto per essere accettata a Villa Medici è stato copiano da uno scritto altrui.

Axèle usa le immagini e fotografa il corpo, spesso il proprio in forme e posizioni quasi fantasmatiche ma senza il volto, tranne che una foto in cui al proprio volto è sostituito il volto di Camille riflessa in uno specchio. L’intreccio tra i due personaggi che si fanno da specchio, le loro identità, la parola e l’immagine, il reale e l’immaginario, è costante. Come è costante la ricerca, chi della propria identità e chi della propria immagine.

Axèle e Camille sono interpretate da giovani attrici già conosciute dal pubblico italiano, in quanto protagoniste del telefilm francese di successo “Les revenants”.

Caroline Deruas è stata regista di alcuni cortometraggi passati a Locarno e Cannes, e co-sceneggiatrice degli ultimi tre film di Philippe Garrel. Al Festival del Film Locarno 2016, dove ha presentato questo suo primo lungometraggio fuori concorso, racconta di aver vissuto quattro anni fa nella Villa Medici “un’avventura amorosa con questo luogo”, e di aver così coronato una promessa che si era fatta.

Ammette di aver lavorato sul doppio piano sogno e realtà, lasciando delle vere e proprie “tracce fisiche dei sogni”. Ma anche soggetto e oggetto si confondono, visto che l’opera è il risultato sia di un anno vissuto dalla regista a Villa Medici, sia di un racconto di fiction della stessa regista.

 

Recensione pubblicata dal sito del Tribunale per i Minorenni di Milano,
che ospita le recensioni di Joseph Moyersoen


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