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Il multitasking fa sentire gli adolescenti sia in modo più positivo sia in modo più negativo in rapporto al compito principale che stanno cercando di svolgere.

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È quello che sostiene uno studio di recente pubblicazione.

Ma lo studio - che ha esaminato gli effettivi comportamenti multitasking di un gruppo di giovani per due settimane - ha scoperto che solo le emozioni positive che hanno provato dedicandosi contemporaneamente a più attività hanno "lasciato traccia", portandoli in seguito ad affrontare di nuovo i loro impegni in modolità "multitasking".

Ad esempio, lo studio ha messo in luce che quando gli adolescenti associavano e sovrapponevano qualcosa che dovevano fare (come i compiti a casa) con l'uso dei media (come scambiarsi sms con gli amici), dichiaravano che i compiti a casa in questo modo erano più gratificanti, stimolanti o piacevoli.

Ma hanno anche riferito di provare più emozioni negative in rapporto agli stessi compiti a casa, come il trovarli più difficili o stancanti.

Non sorprende particolarmente che il multitasking incentrato sull’uso dei social media crei emozioni sia positive che negative, ha affermato Zheng Wang, coautrice dello studio e docente di comunicazione alla Ohio State University.

"Le persone provano sentimenti contrastanti su molte cose della vita. Inviare messaggi di testo con gli amici mentre si stanno facendo i compiti può rendere gli esercizi scolastici più gratificanti, ma può anche aumentare lo stress di un ragazzo a svolgere tale lavoro intellettuale.

Lo studio ha scoperto, inoltre, che più emozioni positive provavano i partecipanti durante il multitasking, minore era la probabilità che fossero sempre in modalità “multitasking” durante le attività successive. Le emozioni negative, invece, non hanno avuto alcun effetto sulle azioni successive.

La ricerca è stata pubblicata online sulla rivista online Human Communication Research e sarà pubblicata in futuro anche in edizione cartacea.

Lo studio ha coinvolto 71 adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 17 anni che vivono nel Midwest. Tutti i partecipanti hanno riferito le loro attività, sia relative ai media che non, tre volte al giorno per 14 giorni su un dispositivo tablet digitale.

In ogni momento, hanno precisato quale fosse l'attività principale che stavano svolgendo (come i compiti a casa o le faccende domestiche) e se stavano associando a questa, allo stesso tempo, in modalità multitasking, una qualsiasi attività multimediale (come l’inviare sms, giocare ai videogiochi o scorrere i post di facebook).

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Per ogni attività principale, hanno valutato in che misura hanno percepito sette reazioni emotive (tre positive e quattro negative).

I risultati hanno mostrato che gli adolescenti dello studio erano in modalità multitasking, utilizzando i social media, circa il 40 percento delle volte che stavano facendo altre attività.

Inizialmente, sia le emozioni positive che quelle negative sono aumentate quando i partecipanti hanno affermato di essere multitasking. Più a lungo lavoravano a un qualsiasi compito principale, però, contemporaneamente con altre interazioni multitasking, meno sentivano tali emozioni sia negative che positive.

"Dopo un certo periodo di tempo, potrebbe essere necessaria troppa energia mentale per elaborare le informazioni emotive mentre si tenta di completare un compito, quindi l'impatto emotivo del multitasking viene attenuato" ha spiegato la professoressa Wang.

Poiché la ricerca ha stabilito che il multitasking può danneggiare le prestazioni, la domanda è: perché gli adolescenti (e non solo loro) lo fanno?

Il fatto che le emozioni positive che gli adolescenti hanno provato in riferimento al compito principale, durante il multitasking, sia stato collegato a un esercizio minore del multitasking successivamente - ma questo non vale, come detto, per le emozioni negative - è stato per noi un risultato intrigante, ha spiegato la Wang.

"Implica infatti che probabilmente gli adolescenti non stanno cercando di usare il multitasking per gestire i loro sentimenti negativi, il loro fastidio verso il compito principale che devono svolgere - quello che stavano davvero cercando di fare è rendere il compito principale, ad esempio i compiti a casa o le faccende, un po’ più gratificante".

"Questo indica che gli adolescenti potrebbero essere meno propensi a lavorare in modalità multitasking se trovassero gratificanti di per sé i loro compiti. Gli sforzi degli insegnanti per rendere le lezioni più interattive e gli sforzi dei genitori per coinvolgere i ragazzi in attività che offrono opportunità di giocare, esplorare e apprendere dovrebbero aiutare a ridurre il multitasking" ipotizza la studiosa.

Tuttavia resta preoccupante il fatto che i crescenti sentimenti negativi che gli adolescenti hanno provato quando erano “multitasking” non hanno ridotto il loro uso di tale modalità di lavoro.

Le emozioni negative dovrebbero segnalare loro che il multitasking non va bene e che dovrebbero concentrarsi maggiormente sul compito principale per portarlo a termine.

"Dobbiamo scoprire di più sul perché le emozioni negative non stanno diminuendo le modalità di lavoro multitasking" conclude la professoressa Wang.


I materiali della ricerca sono disponibili sul sito della Ohio State University.

Riferimento bibliografico:

Shan Xu, Zheng Wang, Kelsey Woods.
Multitasking and Dual Motivational Systems: A Dynamic Longitudinal Study.
Human Communication Research, 2019.