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La musica è un’arte di immediata fruizione per i più giovani, nella fase adolescenziale si costruiscono riferimenti musicali che varranno per tutta la vita, i quali svolgono anche una funzione decisiva per il ricordo e il consolidamento delle esperienze. La plasmabilità delle emozioni per effetto della musica la rende un efficace strumento di intervento contro il malessere e la sofferenza psicologica.

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Un nuovo studio conferma infatti l’importanza della musica non solo per la costruzione di una profonda memoria personale ma anche a livello preventivo e terapeutico per la depressione e le conseguenze dei traumi.

Gli psicologi hanno utilizzato la musica per influenzare le emozioni dei partecipanti e hanno scoperto che la dinamica delle loro emozioni ha trasformato esperienze altrimenti neutre in eventi memorabili e positivi.

La tensione dinamica tra l’integrazione dei ricordi e la loro separazione aiuta a formare ricordi distinti, consentendo alle persone di comprendere e trovare significato nelle loro esperienze e di conservare le informazioni acquisite. Questi risultati potrebbero rappresentare anche una possibilità terapeutica nell’aiutare i giovani con disturbo da stress post-traumatico e depressione.

Il tempo scorre in un flusso continuo, eppure i nostri ricordi sono divisi in episodi separati, che diventano tutti parte della nostra narrativa personale. Il modo in cui le emozioni plasmano questo processo di formazione della memoria è un mistero che la scienza ha iniziato a svelare solo di recente. L’ultimo apporto arriva dagli psicologi dell’UCLA, che hanno scoperto che le emozioni fluttuanti suscitate dalla musica aiutano a formare ricordi separati e durevoli.

Lo studio, pubblicato su Nature Communications, ha utilizzato la musica per influenzare le emozioni dei volontari che eseguivano semplici compiti su un computer. I ricercatori hanno scoperto che la dinamica delle emozioni delle persone ha fortemente ridefinito e fatto memorizzare esperienze che altrimenti si sarebbero perse.

"I cambiamenti nelle emozioni evocate dalla musica hanno creato confini tra gli episodi che hanno reso più facile per le persone ricordare ciò che avevano visto e quando lo avevano visto, ha detto l'autore principale Mason McClay, un dottorando in psicologia alla UCLA. "Pensiamo che questa scoperta abbia un grande valore come possibile terapia contro lo stress post-traumatico e la depressione".

Con il passare del tempo, le persone hanno bisogno di raggruppare le informazioni, poiché c’è troppo da ricordare (e non tutto è utile). Due processi sembrano essere coinvolti nel trasformare le esperienze in ricordi nel tempo: il primo integra i nostri ricordi, comprimendoli e collegandoli in episodi individualizzati; l'altro espande e separa ciascun ricordo man mano che l'esperienza retrocede nel passato.

C'è una costante tensione oppositiva tra l'integrazione dei ricordi e la loro separazione, ed è questo tira e molla che aiuta a formare ricordi distinti. Questo processo flessibile aiuta a comprendere e trovare significato nelle proprie esperienze, oltre che a conservare le informazioni.

"È come mettere oggetti in scatole per conservarli a lungo termine. Quando abbiamo bisogno di recuperare un'informazione, apriamo la scatola che la contiene. Ciò che questa ricerca mostra è che le emozioni sembrano essere una scatola efficace per fare questo tipo di organizzazione e per rendere i ricordi più accessibili."

Un effetto simile può aiutare a spiegare perché certe opere musicali sono così efficace nel creare ricordi vividi e duraturi: sono quelle suddivise in capitoli significativi che possono essere aperti e chiusi per rivivere esperienze altamente emotive.

I ricercatori hanno assunto compositori per creare musica appositamente progettata per suscitare sentimenti gioiosi, ansiosi, tristi o di calma di varia intensità. I partecipanti allo studio hanno ascoltato la musica mentre immaginavano una narrazione che accompagnasse una serie di immagini neutre sullo schermo di un computer, come una fetta di anguria, un portafoglio o un pallone da calcio. Hanno anche usato il mouse del computer per tenere traccia dei cambiamenti momento per momento nei loro sentimenti su un nuovo strumento sviluppato per monitorare le reazioni emotive alla musica.

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Quindi, dopo aver eseguito un compito destinato a distrarli, ai partecipanti venivano mostrate nuovamente coppie di immagini in ordine casuale. Per ogni coppia, è stato chiesto loro quale immagine avessero visto per prima, quindi quanto lontano nel tempo sentivano di aver visto i due oggetti. Coppie di oggetti che i partecipanti avevano visto immediatamente prima e dopo un cambiamento di stato emotivo – sia di alta, bassa o media intensità – sono stati ricordati come accaduti più distanti nel tempo rispetto alle immagini che non provocavano un cambiamento emotivo.

I partecipanti avevano anche una memoria peggiore per l’ordine degli elementi che abbracciavano i cambiamenti emotivi rispetto agli elementi che avevano visto mentre si trovavano in uno stato emotivo più stabile. Questi effetti suggeriscono che un cambiamento nelle emozioni derivante dall’ascolto della musica stava allontanando nuovi ricordi.

"Questo ci dice che momenti intensi di cambiamento emotivo e suspense, come le frasi musicali di Bohemian Rhapsody dei Queen, potrebbero essere ricordati come durati più a lungo di esperienze meno emotive di simile durata" spiegano i ricercatori. "I musicisti e i compositori che intrecciano eventi emotivi per raccontare una storia possono impregnare i nostri ricordi con una ricca struttura temporale e un senso del tempo più lungo".

Anche la direzione del cambiamento emotivo è risultata importante. L'integrazione della memoria è risultata migliore – ovvero, i ricordi di elementi sequenziali sembravano più vicini insieme nel tempo e i partecipanti erano più bravi a ricordare il loro ordine – quando lo spostamento era verso emozioni più positive. D’altra parte, uno spostamento verso emozioni più negative (da più calme a più tristi, per esempio) tendeva a separare ed espandere la distanza mentale tra i nuovi ricordi.

I partecipanti sono stati intervistati anche il giorno successivo per valutare la loro memoria a lungo termine e hanno mostrato una memoria migliore per gli oggetti e i momenti in cui le loro emozioni cambiavano, soprattutto se stavano vivendo intense emozioni positive. Ciò suggerisce che sentirsi più positivi ed energici può fondere insieme diversi elementi di un’esperienza nella memoria.

Gli studiosi hanno sottolineato l'utilità della musica come tecnica di intervento.

"La maggior parte delle terapie per i disturbi basate sulla musica si basano sul fatto che l'ascolto della musica può aiutare i pazienti a rilassarsi o provare piacere, il che riduce i sintomi emotivi negativi. I benefici dell'ascolto della musica in questi casi sono quindi secondari e indiretti. Qui, stiamo suggerendo un possibile meccanismo attraverso il quale la musica emotivamente dinamica potrebbe essere in grado di trattare direttamente i problemi di memoria che caratterizzano tali disturbi”.

Questi risultati potrebbero aiutare le persone a reintegrare i ricordi che hanno causato il disturbo da stress post-traumatico.

"Se i ricordi traumatici non vengono archiviati correttamente, il loro contenuto si riverserà fuori quando la porta dell'armadio si aprirà, spesso senza preavviso. Questo è il motivo per cui eventi ordinari, come i fuochi d'artificio, possono innescare flashback di esperienze traumatiche, come sopravvivere a un bombardamento o a uno sparo.

Pensiamo di poter sfruttare le emozioni positive, possibilmente usando la musica, per aiutare le persone, soprattutto i giovani, con disturbo da stress post-traumatico a mettere quel ricordo originale in una scatola e a reintegrarlo, in modo che le emozioni negative non si riversino nella loro vita di tutti i giorni."

È possibile altresì pensare a un utilizzo di tali programmi per affrontare in modo semplice ma efficace le tendenze depressive e ansiose che riguardano in particolare, in questa fase, adolescenti e giovani adulti.


Riferimento bibliografico

Jason McClay, Matthew E. Sachs, David Clewett.
Dynamic emotional states shape the episodic structure of memory.
Nature Communications, 2023.

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