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Spesso si parla dell’umor nero degli adolescenti, di vissuti di ansia e mancanza di fiducia nel futuro, soprattutto in questo periodo storico. Esiste tuttavia un’altra categoria di ragazzi che, all’opposto, tende a semplificare e a rendere il futuro troppo roseo, cadendo in una “trappola” contraria a quella della depressione ma altrettanto insidiosa per lo sviluppo della loro personalità.

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Tutti, di tanto in tanto, si abbandonano al pensiero illusorio e velleitario, fanno sogni ad occhi aperti e si creano aspettative irrealistiche. Ma quando, nella vita di un giovane, è più probabile che questo accada e quando potrebbe effettivamente essere dannoso?

Un nuovo studio, condotto dall'Università di Amsterdam (UvA), dimostra in modo inequivocabile che maggiore è l'insicurezza e l'ansia di una situazione, più probabile è che le persone diventino eccessivamente ottimistiche - fino al punto in cui questo può impedire loro di adottare comportamenti e di eseguire azioni essenziali. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista American Economic Review.

"Le persone non sono puri cercatori di verità - molte credenze vengono influenzate dalle emozioni e guidate da ciò che è piacevole o confortante. Come la credenza in un aldilà o l'ottimismo riguardo agli esiti della salute," afferma Joël van der Weele, professore di Psicologia Economica presso l'UvA.

Questo eccesso di ottimismo guidato dalle emozioni e prodotto dal timore di un futuro difficile, sembra agire con particolare forza nei più giovani, almeno in alcuni di loro.

 Lavorando insieme al professore di Neuroeconomia Jan Engelmann e a un gruppo internazionale di studiosi, Van der Weele ha cercato di capire se le persone diventano eccessivamente ottimistiche di fronte a possibili difficoltà.

"Finora gli studi non hanno fornito prove chiare riguardo al pensiero illusorio e guidato dal desiderio, molti di essi non ne confermano nemmeno l'idea" spiega Engelmann. "Ma queste ricerche si sono concentrate principalmente su risultati positivi, come ad esempio una vincita alla lotteria. Abbiamo invece esaminato come gli esiti positivi e negativi influenzino le credenze distorte."

Scegliere l'esito più piacevole

Comprendere l'autoinganno e le sue cause è difficile in situazioni reali. Lo studio ha coinvolto una serie di esperimenti con oltre 1.700 partecipanti, condotti in laboratorio e online.

Ai partecipanti sono stati brevemente mostrati vari schemi e rappresentazioni, come insiemi di strisce orientate in modo diverso o punti colorati, ed è stato chiesto loro quale tipo di schema vedessero.

Alcuni di questi modelli erano associati a un esito negativo per indurre ansia, come una lieve e non pericolosa scossa elettrica (in laboratorio) o una perdita di denaro (online).

"Volevamo vedere se le persone commettono più errori nel riconoscere modelli associati a un esito negativo, pensando che fosse in realtà uno schema innocuo. Questo sarebbe un segnale di pensiero illusorio e desiderante".

Lo studio ha costantemente scoperto che i partecipanti erano meno propensi a identificare correttamente gli schemi associati a una scossa o a una perdita.

"I partecipanti tendevano a vedere uno schema che corrispondeva a ciò che era più desiderabile" osserva Engelmann. "Ricerche precedenti hanno esaminato il pensiero desiderante legato a esiti positivi e hanno trovato risultati contrastanti, molti studi poi non hanno riscontrato un effetto. La nostra ricerca dimostra molto chiaramente che l'emozione negativa dell'ansia come possibile conseguenza di un risultato porta al pensiero desiderante".

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Rendere le persone più realistiche

I ricercatori hanno anche testato interventi progettati per rendere le persone più realistiche. Il primo consisteva nel rendere gli schemi più facili da riconoscere.

"Ridurre l'incertezza ha effettivamente ridotto il pensiero desiderante" dice Van der Weele. Il secondo intervento consisteva nell'offrire guadagni potenziali più alti per il riconoscimento corretto dello schema.

Questo intervento ha avuto poco effetto, tranne quando i partecipanti potevano raccogliere più prove sullo schema preciso che veniva loro mostrato. "Quando le persone avevano più tempo per raccogliere prove e venivano ricompensate meglio per una risposta corretta, diventavano più realistiche" spiega Engelmann.

Infine, negli esperimenti in cui gli esiti negativi sono stati sostituiti da esiti positivi, i partecipanti non hanno mostrato pensiero desiderante. Secondo gli autori, ciò dimostra che ridurre le emozioni negative può ridurre l'eccessivo ottimismo.

Il pensiero desiderante nel "mondo reale"

Gli autori riconoscono che il pensiero desiderante può essere utile perché aiuta a gestire i sentimenti negativi e a gestire l'incertezza.

"Il pensiero desiderante è importante per gli esseri umani nel far fronte all'ansia per possibili eventi futuri".

Per i ricercatori la preoccupazione è connessa alle situazioni in cui troppo ottimismo impedisce di ottenere le informazioni di cui hanno bisogno o di agire in modo che sarebbe a loro vantaggio.

"Le persone possono diventare troppo speranzose quando le cose sono incerte. Osserviamo che ciò accade con il cambiamento climatico, quando i mercati finanziari fluttuano, e persino in situazioni di salute personale quando le persone evitano l'aiuto medico perché pensano che tutto andrà bene. Abbiamo bisogno di sapere di più su quando il pensiero desiderante aiuta e quando fa male".

Considerazione che vale in particolare per i più giovani, da un punto di vista educativo, in quanto pessimismo e visioni edulcorate devono trovare un equilibrio per evitare loro di perdere il senso della realtà, portandoli a far leva al massimo sulle loro effettive potenzialità, per raggiungere gli obiettivi che si sono prefissi.

 

Riferimento bibliografico

Jan B. Engelmann, Maël Lebreton, Nahuel A. Salem-Garcia, et alii.
Anticipatory Anxiety and Wishful Thinking.
American Economic Review, 2024.

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