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Un tema comune che emerge dalle storie e dagli studi degli analisti, riguarda le persone che hanno avuto un’infanzia difficile, in particolare le donne, le quali spesso credono che lasciarsi alle spalle la casa e la famiglia di origine, equivalga a lasciarsi dietro anche il loro passato.

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Spesso questo persone si ritrovano a ricreare nella loro nuova condizione quello che hanno vissuto.

La consapevolezza delle ferite comporta un riconoscimento e una constatazione di solito lenti. Spesso si verificano nelle relazioni intime, quando chi le ha subite si rende conto che la persona con cui ha deciso di vivere si comporta in modi dolorosamente familiari.

Le persone, in particolare le donne, con alle spalle un’infanzia priva di amore, si sentono di solito terribilmente insicure e preoccupate che i loro partner non siano fedeli o sinceri. Si ritrovano a reagire come facevano da bambini - hanno paura di esprimere le proprie opinioni e non si fidano delle proprie percezioni - e si sentono perse e sole come accadeva durante la loro infanzia.

Per scongiurare questa possibile sofferenza, in alternativa possono scegliere di evitare ogni intimità emotiva, preferendo vivere la loro vita in superficie della vita, allontanandosi dai loro sentimenti.

Anche questa per loro è una vecchia abitudine interiore, appresa in giovane età, con genitori narcisisti, aggressivi o molto controllanti.


Perché non si riescono a vedere i pesi che si stanno portando

Riconoscere come l’infanzia abbia dato forma alla propria personalità, è un lento processo di scoperta. Molte figlie sperano ancora che il loro rapporto con le loro madri e con gli altri nella loro famiglia d'origine possa in qualche modo essere cambiato. Questa speranza è alimentata dalla negazione e dalla normalizzazione del modo in cui sono stati trattate.

È anche probabile che abbiano interiorizzato ciò che è stato loro e su di loro e che assumano che i tratti personali loro attribuiti - che siano pigre o non abbastanza brave, troppo sensibili, e così via - siano tratti innati che non possono essere modificati.

Non riescono a vedere che quel bagaglio emotivo che stanno trasportando nelle loro vite adulte è una funzione delle capacità di adattamento disadattivo che hanno imparato crescendo per cavarsela o almeno rimanere a galla.

In tutto questo, non sono d’aiuto le persone vicine in cui confidano se sono solo in grado di dire loro di "andare avanti" o "che il passato è passato" o "la tua infanzia non può essere stata così brutta, visto come sei ora” e così via. Sebbene spesso mosse da uno spirito di aiuto, questo tipo di affermazioni tende a fa chiudere le persone in se stesse e a far sì che distolgano da tutte le difficoltà interiori di cui non si sono liberate.

Come detto, non è possibile modificare il comportamento che non si vede. Quindi il primo passo verso la guarigione è riconoscerlo. Occorre, in altre parole, dare un nome al carico negativo che la maggior parte delle figlie non amate porta in sé.


La difficoltà a gestire le emozioni

Esiste un corpus di ricerche che suggeriscono che l'incapacità di calmarsi in momenti di stress e affrontare i sentimenti negativi è l'eredità più dannosa di uno stile di attaccamento insicuro.

Le persone con uno stile ansioso e preoccupato sono facilmente invase dall'emozione e sono molto volubili, passano dall’essere ansiose al mettersi sulla difensiva o al diventare aggressive in ​​un lampo, perché sono sempre alla ricerca di possibili segni di rifiuto.

Coloro che hanno uno stile evitante, che sia sprezzante o pauroso, si allontanano dai loro sentimenti e, quindi, manifestano veri deficit di intelligenza emotiva.

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Profonda insicurezza su se stessi

I volti delle proprie madri sono i primi specchi in cui si possa intravedere se stessi e, per una figlia non amata, l'immagine risulta distorta e ha poca relazione con la realtà.

Questo fatto può essere sia letterale che simbolico. Una volta che le sia stato detto che è grassa o brutta, una figlia può letteralmente guardarsi allo specchio ed essere incapace di vedersi come è realmente. Mentre, a livello simbolico, si vede non abbastanza buona e, fondamentalmente, non amabile.

Ancora più negativo è il fatto che non si fida delle proprie percezioni, pensieri e sentimenti, fattore che esprime il carico di limitazioni che porta in sé.

Problemi con la fiducia negli altri

Sia che la madre fosse iper-controllante, aggressiva, sprezzante, ipercritica o ricca di caratteristiche narcisistiche, la figlia ha imparato fin da piccola a non rilassarsi mai o sentirsi totalmente al sicuro.

La sua vigilanza può renderla ansiosa o iper-difensiva, tanto da non abbassare mai la guardia. Potrebbe negarsi o addirittura sparire, potrebbe abbandonare bruscamente le relazioni perché la minacciano, ma tutto questo si riduce a non sentirsi a proprio agio con una vera connessione emotiva.

Questo può anche legarsi a un eccesso di autocritica.


L'abitudine all'autocritica

L'autocritica è la posizione predefinita di molte figlie non amate di fronte a una crisi, una battuta d'arresto o un fallimento. Piuttosto che guardare oggettivamente i fattori che hanno causato qualunque cosa sia accaduta, la figlia vede i propri difetti di carattere, che ritiene immodificabili, come l'unica ragione dei suoi problemi, di solito ripetendo le stesse critiche che le sono state rivolte durante l'infanzia come se fossero verità scolpite nella pietra.

Che si tratti della rottura di una relazione o non aver ricevuto una promozione, di non essere stata invitata a una festa o di sentirsi esclusa in qualche modo, la figlia non amata la prende in modo estremamente personale e ha difficoltà a superare questi eventi negativi.

Inutile dire che questo è estremamente auto-limitante e ha conseguenze nel mondo reale. Potrebbe anche essere il motivo per cui così tante figlie non amate alla fine diventano delle “incapaci” croniche.


Vulnerabilità a manipolazioni familiari

Fino a quando non riconoscerà il carico emotivo che porta in sé, è probabile che la figlia non amata cada in vecchi schemi di relazione che includeranno la normalizzazione del comportamento abusivo che le è familiare come la manipolazione, il tergiversare, l’esprimere disprezzo o essere sprezzante, l’insultare.

Inoltre, il suo bisogno la rende aperta ad accettare e scusare comportamenti che rispecchiano quelli di sua madre e degli altri membri della sua famiglia di origine.

È probabile che confonda il controllo con la sicurezza, le critiche estreme come un tentativo di aiuto, e così via. Non è un caso che le figlie di madri che hanno il massimo controllo o tratti narcisistici finiscano spesso, purtroppo, con partner che si comportano allo stesso modo.


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