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Adolescenza adottiva e devianza
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Riforma errata e che si può correggere. Diamo giustizia a tutti i minori
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Ansia e depressione nei ragazzi: che fare prima di arrivare alle cure psichiatriche
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In Lombardia sono sempre di più gli adolescenti in comunità.
Ma mancano gli educatori con specifiche competenze.
In Lombardia sono quasi 800 i servizi residenziali per minori e circa 3.000 gli ospiti.
Aumenta l'età, 3 su 4 sono adolescenti o preadolescenti e la metà stranieri e diminuiscono i tempi di permanenza. Ai numeri e ai bisogni in crescita non corrisponde però la disponibilità di educatori professionali. Paolo Tartaglione di CNCA: “Chi gestisce comunità è preoccupato della carenza di educatori formati ad hoc. L'università si attrezzi per nuovi percorsi”.
A contraltare parte il prossimo 17 dicembre 2021 alla Bicocca il primo Master Universitario per specializzarsi nel lavoro educativo di comunità.
Milano, 26 ottobre 2021 - L’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza informa che, secondo gli ultimi dati, le comunità socio educative per minorenni in Italia sono 4.076, in netto aumento rispetto agli anni precedenti. In Lombardia il portale minoriweb a marzo 2019 ha rilevato 780 servizi educativi residenziali per minori con quasi 3.000 ospiti. Una netta tendenza che si accompagna ad un aumento dell'età media: i minorenni (e giovani adulti) che vengono collocati nelle comunità sono sempre più grandi (il 62,3% ha tra i 14 e i 17 anni, e l’11,5 tra gli 11 e i 13), e hanno tempi di permanenza in struttura sempre più brevi (nell’81,5% dei casi la permanenza è sotto i 24 mesi). Nel 2016 il numero di ospiti stranieri ha superato quello degli italiani.
A fronte di questo momento di forte trasformazione, le realtà del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA) della Lombardia che gestiscono comunità lamentano la carenza di educatori motivati e preparati per le nuove esigenze degli ospiti. “C'è bisogno di un maggior numero di educatori professionali motivati e preparati, e di una formazione pensata per una utenza molto diversa da quella di 10 o 20 anni fa” -afferma Paolo Tartaglione, Referente “Infanzia, Adolescenza e Famiglie” di CNCA Lombardia-. “Oggi gli Enti gestori di comunità sollevano con preoccupazione il problema della carenza di educatori disponibili a formarsi e a realizzarsi professionalmente in questi contesti”.
Il mondo universitario ha tardato infatti a raccogliere la sfida: da anni le facoltà di Scienze dell’educazione formano prevalentemente educatori che vogliono lavorare nella prima infanzia (0-6) o nelle scuole. Questa carenza è divenuta ancora più evidente nel momento in cui l’approvazione in Finanziaria 2017* di alcuni articoli fortemente voluti dalla Senatrice Vanna Iori hanno assegnato alla sola Classe di Laurea L19 (Scienze della Educazione e della Formazione) la possibilità di formare i futuri educatori, eliminando così la possibilità di incaricare operatori formatisi in altri corsi di Laurea.
Un segnale positivo è però l'imminente partenza del primo Master Universitario dedicato agli educatori che intendono specializzarsi nel lavoro educativo di comunità: “Le buone pratiche del lavoro educativo in comunità minori”, dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca
Qui la pagina del master con il programma e i dettagli della formazione
Tra gli Enti che patrocinano il Master, c'è Agevolando (https://www.agevolando.org/), Associazione costituita da giovani cresciuti fuori famiglia. Così il presidente Federico Zullo: “Lavorando da più di un decennio con i ragazzi e e le ragazze che escono dalle comunità educative e familiari abbiamo ben presente quanto sarebbe per loro più efficace poter disporre di competenze educative sempre più professionali a fronte di bisogni sempre più complessi. Le testimonianze di tanti ragazzi ce lo confermano: occorre preparare gli educatori con percorsi formativi e professionalizzanti più mirati e dedicati”.
Ribadisce Tartaglione:“Le sfide che gli ospiti delle comunità per minorenni pongono agli educatori sono sempre più alte, e meritano di ricevere una risposta all’altezza. Il lavoro educativo residenziale ha un fascino e una potenza senza pari, e ha bisogno che questa sfida sia raccolta da educatori preparati e motivati. Alle Università, e in particolare alle Facoltà di Scienze dell’Educazione, che dal 2017 sono le uniche titolate a formare educatori, chiediamo di ridare centralità alla formazione di professionisti motivati e preparati ad accogliere questa sfida educativa”
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Un adolescente su 7 ha un disturbo mentale: l'allarme lanciato da Unicef
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Roma, 15/10/2021
Prot. 103/U/IST/2021
Alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario DRAGHI
Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Andrea ORLANDO
Ministro della Giustizia Marta CARTABIA
Ministra Pari opportunità e famiglia Elena BONETTI
Commissione giustizia senato e camera
Ai capigruppo parlamentari
Al gruppo interparlamentare minori (tramite on. Lattanzio e on. Siani)
Alla Dott.ssa Carla Garlatti – Autorità Garante Nazionale Infanzia e Adolescenza
Alla Dott.ssa Cristina Maggia – presidente AIMMF Alla dott.ssa Grazia Cesaro – UNCM
Al dott. Gianmario Gazzi - CNOAS
Ai Presidenti dei Tribunali per i Minorenni, Loro Sedi
Alla Conferenza delle Regioni
All’Associazione Nazionale dei Comuni Italia
Riforma del processo civile:
disegno di legge “delega al governo per l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata” - disegno di legge approvato con voto di fiducia dal Senato in data 21 settembre 21
Riteniamo che questa riforma non risponda all’obiettivo di migliorare la giustizia minorile a tutela dell’esigibilità dei diritti dei soggetti di minore età e delle loro famiglie.
Il disegno di legge sopra citato, prevede l’Istituzione del Tribunale unico per le persone, per i minorenni e per le famiglie.
L’istituzione del Tribunale Unico per i minorenni, le persone e le famiglie è senza dubbio obiettivo unanime, invocato da molti: istituzioni, magistrati, servizi sociali, educatori, coordinamenti, associazioni, soggetti singoli che a diverso titolo operano nel superiore interesse dei bambini/e ragazzi/e e le loro famiglie.
Non si tratta dunque di sostenere l’immodificabilità dell’attuale organizzazione del Tribunale per i minorenni stante l’indubbia necessità di ricomporre in un unico Organo l’intera materia afferente alla tutela e protezione del soggetto di minore età e delle famiglie.
La legge delega approvata dal Senato in data 21 settembre u.s., al di là di quanto impropriamente si potrebbe credere, non raggiunge l’obiettivo di riunificare la materia ma di fatto mantiene ancora frammentazione e una forzata separazione tra
- Competenze attribuite all’Organo circondariale (il tribunale Ordinario)
- Competenze attribuite all’organo distrettuale (l’attuale Tribunale per i minorenni)
Senza raggiungere l’obiettivo dell’unificazione: Si tratta quindi di una riproposizione delle “sezioni speciali” presso le sedi dei Tribunali Ordinario e delle Corti d’Appello, proposta già avanzata in passato e mai approvata stante le considerazioni e valutazioni critiche nel merito da più parti avanzate.
Quanto contenuto nella legge delega in merito al sistema ordinamentale della giustizia minorile non è condivisibile, impoverisce l’esercizio stesso delle funzioni della magistratura e non facilita l’accesso per i minorenni e le famiglie proprio perché non è esclusivamente la “vicinanza geografica” (garantita dalla sede circondariale) a costruire prossimità e ascolto nei confronti dei bambini, dei ragazzi, delle persone in situazione di fragilità , vulnerabilità, solitudine, abbandono, precarietà, disagio grave e molto altro.
Questa riforma approvata con tempi celerissimi, in pochi giorni, senza rendere possibile alcuna discussione o confronto con i soggetti, le istituzioni, le funzioni coinvolte non tiene conto che si tratta di materia estremamente delicata e complessa che richiede pluralità di sguardi e di competenza e in tal senso dovevano essere previsti tempi congrui e tavoli di lavoro integrati.
La riforma prevede che in sede circondariale e con giudice monocratico confluiscano tutte le procedure de potestate, quali i provvedimenti di valutazione della responsabilità genitoriale, le limitazioni o le decadenze dalla responsabilità genitoriale, gli allontanamenti, la decisione in merito all’affidamento familiare o all’accoglienza in comunità residenziale, oltre a mantenere la competenza attuale in merito a separazioni, divorzi ecc.
Appare evidente che questa riforma non migliora affatto il sistema sia sotto il profilo dei tempi (che si allungheranno sensibilmente tenuto conto che questa riforma non prevede risorse aggiuntive e è a “invarianza economico-finanziaria”!) né tanto meno sotto il profilo della complessità della decisione da assumere tenuto conto che in sede circondariale viene meno sia la collegialità (il magistrato è da solo a prendere la decisione) sia l’interdisciplinarietà, quale garanzia di ricomposizione di diversi sguardi e competenze necessarie per comprendere e assumere decisioni complesse che incidono sulla vita dei bambini e ragazzi e sulle loro famiglie. In tale contesto si assisterà a un ricorso ampio e generalizzato alle consulenze tecniche d’ufficio (CTU) con conseguenti pericolosi e incongrui allungamenti dei tempi delle decisioni nel superiore interesse del minorenne e della sua famiglia.
La collegialità e l’interdisciplinarietà – patrimonio di competenza dei tribunali per i minorenni – viene così dispersa senza alcuna ragione impoverendo nei fatti i processi di valutazione e di scelta del superiore interesse del minorenne e della sua famiglia.
Ci preme sottolineare che i procedimenti di cui stiamo parlando non possono essere pensati esclusivamente con la regola del contraddittorio tipica delle battaglie legali. Si è chiamati a decidere il futuro di minorenni in situazioni gravi, vulnerabili, maltrattati.. che vanno protetti e tutelati e solo la collegialità e l’interdisciplinarietà possono essere garanzia per l’assunzione delle decisioni nel loro superiore interesse.
Inoltre, siamo molto preoccupati da quanto prevede la legge delega circa l’ascolto del minore, funzione riservata al solo giudice e non delegabile.
Sappiamo quanto importante, delicata sia questa funzione. Sappiamo quante attenzioni vanno poste rispetto ai tempi dell’ascolto, ai luoghi dell’ascolto, al linguaggio; tutto questo sembra non garantito dall’organizzazione monocratica della funzione. Stiamo chiedendo al giudice monocratico di essere esperto in materia di ascolto (che non è un interrogatorio). Ci pare un impoverimento inammissibile e poco rispettoso del diritto all’ascolto competente del bambino e del ragazzo (pensiamo ad esempio ai bambini molto piccoli, ai bambini fortemente traumatizzati, che hanno tempi di comunicazione a volte lunghi…ascoltare questi bambini richiede competenza non solo giuridica).
Alla sede distrettuale (l’attuale sede del tribunale per i minorenni) viene attribuita la funzione penale e le procedure di verifica/dichiarazione dello stato di abbandono e quindi della apertura e dichiarazione dell’adottabilità. In tale contesto permane la collegialità (due giudici togati due giudici onorari) ma anche in questo caso - e per l’assunzione di decisioni così importanti – i Giudici Onorari non avranno diritto di voto nell’organo collegiale assumendo esclusivamente la funzione di esperti.
La sopracitata frammentarietà e separatezza tra sezione circondariale e distrettuale, è acuita ulteriormente dal trasferimento di competenza tra sezione circondariale e distrettuale nei casi in cui i provvedimenti si modificano afferendo a sezioni diverse. Solo a titolo esemplificativo e non esaustivo, laddove un provvedimento di apertura di adottabilità (competenza sezione distrettuale) si chiude ma permane un provvedimento di limitazione della responsabilità genitoriale il procedimento passa dalla sezione distrettuale (collegiale) alla sezione circondariale (monocratico) e viceversa.
E’ evidente che in tali contesti (peraltro non così rari) viene meno la presunta unitarietà del Tribunale unico e le persone (le famiglie, i bambini e i ragazzi) saranno “rimbalzate” da un organo all’altro con cambi di riferimenti e costretti – molte volte – a ricominciare da capo. Non è certo un miglioramento delle procedure, non ci pare rispettoso delle persone e comporta un’inevitabile allungamento dei tempi stante il già ricordato obbligo di “invarianza economica”.
Peraltro siamo convinti - condividendo quanto affermato dall’AIMMF - che “nessun organo giudiziario dedicato ai minori e alle loro famiglie può funzionare senza un parallelo rinforzo delle strutture del welfare esteso ad ogni parte d’Italia con una potente iniezione dimezzi e risorse ad un comparto che negli anni è stato sempre più depauperato, trascurato, aggredito e al contrario costituisce la struttura portante e ineliminabile di ogni serio intervento di supporto e sostegno alle famiglie fragili”.
Non riteniamo che quanto contenuto nella legge delega raggiunga l’obiettivo dichiarato di miglioramento del sistema di protezione e tutela di tutti i bambini e ragazzi presenti a qualunque titolo sul territorio italiano.
Pertanto chiediamo
- Che venga stralciata dalla legge delega la parte relativa alla giustizia minorile
- Che venga allo scopo istituito un tavolo di confronto interdisciplinare e interistituzionale rappresentativo di tutti i soggetti pubblici e privati competenti e attivi nell’ambito e nelle azioni di tutela e protezione dei minori per qualsiasi atto venga assunto anche a seguito e in attuazione della presente legge delega, ivi compresi i decreti delegati
Documento sottoscritto da SOS Villaggi dei Bambini, CNCM, CNCA, Agevolando, CISMAI.
Firme
CNCA - Presidente Nazionale Riccardo De Facci
CNCA - Responsabile Area Accoglienza relazioni familiari, diritto al futuro bambini, adolescenti, giovani - Liviana Marelli
CNCM - Coordinamento nazionale comunità per minori - Gianni Fulvi
CISMAI – Coordinamento italiano servizi contro il maltrattamento all’Infanzia - Giovanni Visci
SOS - Villaggi dei Bambini - Direttore Roberta Capella
Associazione Agevolando - Federico Zullo
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Quasi alla fine del 2021 dobbiamo ancora fare i conti con il burnout genitoriale (eccome)
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Minori stranieri non accompagnati: dai tutori la spinta all'integrazione
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Allarme per la salute mentale di bambini e adolescenti
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