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20 novembre, Torino. Con la Risoluzione 836 (IX) del 14 dicembre 1954, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite raccomandò a tutti i Paesi di istituire la Giornata Universale del Bambino, da osservare come giorno di fratellanza e comprensione tra i bambini in tutto il mondo. In questa giornata vi fu anche l’emanazione della Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo e, nello stesso giorno nel 1989, si adottò la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia.

L’Ordine Assistenti sociali del Piemonte riflette sulla celebrazione della giornata universale del Bambino e celebra l’anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza con due finalità: dire stop ad abuso, abbandono, sfruttamento e violenza nei confronti dei minori d’età e sollecitare tutti, ancora una volta, a riconoscere i bambini come individui capaci di autodeterminarsi.

«Il diritto alla vita, alla salute, all’istruzione e al gioco, - afferma Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti sociali del Piemonte) - così come il diritto alla famiglia, alla protezione dalla violenza, alla non discriminazione e all’ascolto della loro opinione, sono alcuni degli enunciati espressi dalla convenzione che tuttavia rischiano, ancora oggi, di essere mera teoria. Persistono situazioni e contesti dove i bambini non sono “visti”: si pensi ai minori che assistono ai conflitti tra genitori durante le transizioni separative, ai bambini stranieri ai quali, sebbene nati sul nostro territorio nazionale e cresciuti come cittadini italiani, vengono negati diritti, o ancora ai bambini vittime di maltrattamenti ed abusi. Si pensi inoltre all'insicurezza, all'indifferenza, al clima di intolleranza e di violenza sociale del quale sono spesso spettatori, quando non vittime».

I dati del Rapporto Caritas Italiana 2018 su povertà e politiche di contrasto evidenziano la particolarità di questi anni di post crisi riguardante la questione giovanile: da circa un lustro la povertà tende ad aumentare al diminuire dell’età, decretando i minori e i giovani come le categorie più svantaggiate (nel 2007 il trend era esattamente l’opposto). Tra gli individui in povertà assoluta i minorenni sono 1 milione 208mila (il 12,1% del totale) e i giovani nella fascia 18-34 anni 1 milione 112mila (il 10,4%): oggi quasi un povero su due è minore o giovane.

«Le disuguaglianze - precisa Giovanna Bramante, consigliera dell’Ordine regionale e assistente sociale presso il Comune di Torino - si trasmettono di generazione in generazione in un circolo vizioso che ha notevoli conseguenze economiche, politiche e sociali. La povertà educativa, ad esempio, rimane un fenomeno principalmente ereditario, ancora presente nel nostro Paese».

ll rapporto della CRC (Convention on the Rights of the Child) segnala che il 14,7% dei 18-24enni italiani ha raggiunto soltanto la licenza media e che tra i 14-15enni si registrano i tassi più alti di non ammissione alle classi successive e di interruzione del percorso di studi. Elevata anche l’assenza di tempo pieno: il 68,87% delle scuole primarie ne è privo.

«Questi - dichiara Rosina - sono numeri allarmanti. L’Ordine Assistenti sociali piemontese è costantemente impegnato sul tema dei diritti dei bambini e delle bambine con la sua assidua partecipazione ai tavoli istituzionali regionali e la collaborazione con il Garante dell’infanzia e adolescenza. Lo scopo primario è quello di creare nuove sinergie e nuovi processi di diffusione della cultura dei diritti. Servono investimenti e azioni mirate perché ogni bambino ed ogni bambina abbiano una possibilità nella vita e nessuno venga lasciato indietro».


Rosina conclude: «Non possiamo infine non evidenziare che la Costituzione, che è anche un patto tra i cittadini, individua come dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli. Riteniamo che per non lasciare indietro i nostri bambini e le nostre bambine, il futuro del nostro Paese, i genitori debbano essere sostenuti, soprattutto laddove in difficoltà nel fronteggiare i compiti parentali, ed aiutati a migliorare le loro competenze. Gli assistenti sociali, in quest’ottica, sono promotori dei diritti dei bambini ma anche delle loro famiglie d’origine, considerate le protagoniste dei processi d’aiuto nei quali si lavora per la consapevolezza, la scelta responsabile, il miglioramento della condizione di vita di tutti i componenti del nucleo.  A ciascuno di noi, come cittadini, l'impegno di non voltare lo sguardo e di pensare - responsabilmente - a quanto possiamo fare individualmente prima ancora che collettivamente per ridurre il clima di violenza, anche mediatica, nel quale crescono troppi bambini».  

Carmela, Francesca Longobardi - Consigliere delegato alla Comunicazione esterna e ai Rapporti con i mass-media / tel.: 333.4896751

 Oas Piemonte